17 settembre, 2013

"Che strano chiamarsi Federico-Scola racconta Fellini": ecco il suo personale “Amarcord”. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film del noto regista Ettore Scola, presentato alla 70^ Mostra dell’Arte cinematografica di Venezia e prodotto da Raicinema, Palomar, Cubovision con Istituto Luce - Cinecittà e Bim , è un tuffo nel passato. L’autore, legato da una sincera e profonda amicizia a Federico Fellini, dedica al Maestro una biografia in occasione del ventennale della sua morte. Tra gli interpreti citiamo Maurizio De Santis nel ruolo di Fellini anziano, Tommaso Lazotti in quello di Fellini giovane, Giacomo Lazotti in quello di Ettore Scola giovane e Ernesto D'Argenio nelle vesti di Marcello Mastroianni.




Un viaggio di novanta minuti nei set ricostruiti nello storico Teatro 5 di Cinecittà, dove Fellini ha girato quasi tutti i suoi film e Scola ha realizzato “La Famiglia” e “Il viaggio di Capitan Fracassa”. Che strano chiamarsi Federico- Scola racconta Fellini-, è un ex-cursus delle tappe principali nella vita del Maestro. Il principio del film, mostra il grande Federico a diciannove anni, quando inizia a collaborare con il giornale satirico "Marc'Aurelio"; è il 1939. Nel 1948 anche Scola si presenterà presso la medesima redazione. Si ripercorre la sua vita professionale, la sua riservatezza, quanto il triangolo dell’amicizia: Fellini, Scola, Mastroianni. Il prodotto filmico, scritto a sei mani, ovvero dal regista con il supporto delle figlie Paola e Silvia e narrato dall’espressivo attore napoletano Vittorio Viviani, è sia un omaggio al Maestro, sia un archivio pregno di notizie e documenti importanti per ricostruire o conoscere dettagli poco noti, sia un’opera esteticamente impeccabile che lascia dentro lo spettatore un senso di nostalgia quanto di allegria; rivendendo o ricordando un’epoca florida e brillante della nostra filmografia italiana. Nel film la fotografia, curata da Luciano Tovoli, le musiche di Andrea Guerra (anche curatore delle musiche del film L’Arbitro, presentato anch’esso a Venezia 2013) e il montaggio di Raimondo Cruciani, sono un assoluto successo che ben sposa, soprattutto nel finale, il flusso di immagini estratte da alcune scene di famosissimi capolavori: Il Casanova, La Dolce Vita, La strada e tanti altri ancora. L’astante non può non provare un senso di tristezza e contemporaneamente di fierezza, così come non si può non ringraziare Scola per averci regalato, ancora una volta un emozione e il suo, personale, “Amarcord”.


Francesca Saveria Cimmino 

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