15 luglio, 2013

VIAGGIO ATTRAVERSO L'IMPOSSIBILE - sogni di cinema, a cura di Francesco Vignaroli. Recensione 13: LA PRESA DEL POTERE DA PARTE DI LUIGI XIV


LA PRESA DEL POTERE DA PARTE DI LUIGI XIV   FRANCIA 1966  90'  COLORE
(la prise du pouvoir par louis XIV)

REGIA: ROBERTO ROSSELLINI

INTERPRETI: JEAN-MARIE PATTE, RAYMOND JOURDAN, GULIO CESARE SILVAGNI, DOMINIQUE VINCENT, KATHARINA RENN

EDIZIONE DVD: SI', distribuito da FELTRINELLI

1661: la morte del cardinale Mazarino, reggente del regno di Francia e figura-chiave nella repressione del movimento insurrezionale della Fronda, porta al trono il poco più che ventenne Luigi XIV (Patte), futuro Re Sole. Con l'aiuto del fedele Colbert, Luigi mette in atto una serie di provvedimenti per assicurarsi un regno forte e duraturo, cambiando le sorti del Paese: accentra su di sé ogni potere; si sbarazza dell'intrigante sovrintendente Fouquet; esclude la madre, Anna d'Austria, e il fratello dal Consiglio della Corona; separa la borghesia parlamentare dalla nobiltà, relegando quest'ultima ad un ruolo di pura rappresentanza; fa costruire la reggia di Versailles come simbolo imperituro della propria magnificenza; incentiva la produzione industriale e la realizzazione di infrastrutture; attua una politica estera nel segno di un forte espansionismo, sottraendo all'Olanda l'egemonia sui traffici marittimi.

L'ultimo acuto di Rossellini e il miglior frutto della svolta "didattica" e televisiva che ha caratterizzato la parte finale della sua carriera. Commissionato dalla TV di stato francese ma da noi regolarmente distribuito nelle sale, il flim è un magistrale saggio di cinema storico, perfetto nel coniugare istanze didascaliche ed esigenze narrative, piglio cronachistico e digressioni aneddotiche: queste ultime, apparentemente spurie rispetto al contesto semi-documentaristico del film, sono in realtà funzionali, tanto quanto le sequenze "storiche" (e forse più di esse) alla rappresentazione dei meccanismi del potere, che Rossellini esplora in tutte le sue sfaccettature, dagli aspetti economici e politici (le conversazioni di Luigi con Mazarino e Colbert) a quelli legati agli immutabili rituali di corte e alla monotona quotidianità della vita privata del re, che fa tutt'uno con la sua attività pubblica poiché "IL PRIVATO E' POLITICO". E' questo lo spunto rosselliniano più interessante del film, la riflessione intellettuale più profonda: rendendoci partecipi delle insindacabili liturgie che scandiscono la vita intima del monarca (il risveglio, la vestizione, i pasti, la caccia...), Rossellini ci mostra quanto esse siano determinanti nel consentire al potere di autolegittimarsi e quindi di autoconservarsi, come il giovane sovrano dimostra di sapere perfettamente; è proprio in virtù di tale consapevolezza che Luigi cura maniacalmente il proprio look -facendo tendenza, come diremmo noi oggi-, proponendosi come modello estetico di riferimento per i nobili, e si immerge con grande entusiasmo nel progetto Versailles: la superiorità del re e la sua indispensabilità per il popolo ("BISOGNA CHE OGNI SUDDITO DIPENDA UNICAMENTE DAL RE, COME IN NATURA TUTTO DIPENDE DAL SOLE") debbono emergere tanto dalla dimensione pubblica quanto da quella privata, unite idealmente per assicurare un posto nella storia e una promessa d'eternità ad un uomo dall'ambizione smisurata. L'attività politica, nella visione "totale" di Luigi, non può essere disgiunta dall'immagine personale del re, poiché il corpo del re è il corpo dello Stato e la salute del re rispecchia quella della Francia...l'immagine come veicolo di consenso, ovvero: il culto della personalità (ancora oggi prepotentemente praticato, specie nel nostro paese) in anticipo di 300 anni sulle dittature del '900!!! Ad ogni risveglio, ad ogni bagno, ad ogni pranzo o battuta di caccia la presenza di decine di sguardi ossequiosi che pregano con il re, lo osservano mentre mangia, cavalca, gioca e perfino mentre espleta le proprie funzioni fisiologiche, consente a Luigi di verificare il proprio prestigio presso la corte e, tramite essa, presso il popolo. Ogni quotidiano rito privato (ma fatalmente pubblico, trattandosi del re) equivale quindi ad un sondaggio sulla tenuta della monarchia, di cui lo stesso Luigi si serve abilmente per avere costantemente il "polso della situazione". Oltre a ciò, per mantenere il consenso, bisogna garantire al popolo panem et circenses, e distrarre i nobili da pericolosi progetti eversivi facendo leva sulle loro debolezze e aspirazioni, quali il perenne desiderio di agio e la volontà di uniformarsi allo stile di vita di un re che si pone volutamente come modello desiderabile ma irraggiungibile... del resto, l'ambizione manifesta di Luigi è quella di eguagliare lo splendore del sole, progetto che il re mostrato da Rossellini persegue con sistematica razionalità, tanto da non far sembrare esagerato affermare che il film sia un breve saggio di fenomenologia del potere.





Esprimendo le convinzioni artistiche e personali maturate negli ultimi anni di vita (il film come strumento di divulgazione culturale -principalmente storica- ; la televisione quale mezzo di comunicazione privilegiato -il media del futuro- per veicolare il sapere; un cinema del mostrare e non del dimostrare), Rossellini attua una sorta di recupero del neorealismo degli esordi e, ottimizzando al massimo un budget non esorbitante, sceglie la via di una rappresentazione teatrale, raccolta, quasi cameristica, rifuggendo da ogni tentazione agiografica, per tratteggiare, con chiarezza ed incisività esemplari, una figura complessa e di capitale importanza per la storia moderna dell'Europa quale quella di Luigi XIV. Il rigore, l'obiettività, la concisione e la densità delle tematiche storiche proposte fanno de "LA PRESA DEL POTERE DA PARTE DI LUIGI XIV" l'esempio migliore del cinema didattico teorizzato dal regista, una vera e propria lezione di storia impartita col cinema (utilissima per le scuole, oltre che per chi volesse saperne di più sul Re Sole), ma anche un saggio su come fare storia attraverso il cinema.

L'edizione DVD, pubblicata da FELTRINELLI nella collana "LE NUVOLE", propone il film insieme ad un libro dedicato all'argomento.


Francesco Vignaroli 

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