01 aprile, 2013

“Dio è morto”, tra Filosofia e Francesco Guccini. Di Giuseppe Sanfilippo



Al di là, della morte o no, l’esistenza o meno, Dio è uno stato d’animo d’ogni singolo uomo – in ogni cuore sereno e felice o angosciato e doloroso troviamo l’esistenza o no di Dio: l’idea di sé e l’idea dell’abbandono e la speranza di chi trova qualcuno che ci dia una mano nei momenti di fragilità. 



Fin dall’origine della sua esistenza l’umanità si è sempre costruita il pensiero o l’ideologia dell’esistenza di un Divino creatore; infatti, se noi andiamo a ricercare, in modo particolare nelle dottrine filosofiche, troviamo che fin dall’antichità l’uomo aveva delle credenze su gli Dei creatori o generatori dell’universo e dell’uomo, ad esempio il filosofo Platone a tale proposito parlava dell’esistenza di un Demiurgo (cioè una figura divina di cui senza nulla avrebbe avuto origine o sarebbe nato),  Plotino invece credeva o meglio parlava dell’esistenza dell’Uno… Insomma per l’essere umano e per ogni pensatore di tutti i tempi o secolo non sono mai mancati la riflessione sulla o meno esistenza di Dio o di un creatore divino. Riflessioni o pensieri su cui tra l’altro possiamo dire sono nate tradizioni o addirittura riti religiosi e valori etici morali. In ogni modo, in questo (articolo o saggio), si vuole affrontare il rapporto che un singolo uomo ha con Dio - inclusi in questa riflessione anche coloro che non credono, perché in realtà anche costoro hanno un rapporto con una esistenza divina. Infatti il non credere è giustificato dal fattore che nessun uomo ha mai visto Dio, non abbiamo mai avuto un rapporto reciproco con egli (ma chissà se questa è la verità) e siamo cresciti conoscendolo attraverso la narrazione di altri, che tra l’altro sono figli d’altri narratori. Dio o il padre divino è un essere nominato da un qualsiasi individuo; non vi è un solo uomo che non ha mai nominato Dio; magari non lo ha mai chiamato con tale nome, lo ha fatto attribuendogli altro nome, ma lo ha comunque nominato, anche gli atei hanno fatto questo e lo fanno. Infatti, prima di essere atei sono esseri umani in carne e ossa, e come ogni singolo essere umano si saranno sicuramente domandati a chi dovevano attribuire la loro esistenza e l’esistenza delle cose.
Ogni singolo uomo è libero e proprio attraverso la libertà può trovare la sua risposta. Ogni essere umano si crea l’idea delle domande che si pone, attraverso le idee si dà delle risposte. Così lo fa colui che crede in Dio, così lo fa chi non ci crede nella sua esistenza, ma che però, se gli domandiamo chi ci ha creato, egli risponderà: la Natura. A questo punto, se siamo stati creati e generati da quest’ultima, che tra l’altro se ne sta in silenzio, non sarebbe comunque una madre divina? O meglio, in chi è ateo, non esiste sempre e in ogni caso un’esistenza divina a cui attribuire l’origine d’ogni cosa? – Comunque sia la verità, non c’è forse sempre un’idea di un divino? Sono domande di una riflessione molto complessa, in una situazione, tra l’altro, dove molte volte troviamo dei nostri simili, che, nonostante si dicano atei, il più delle volte li sentiamo anche bestemmiare; e allora, se non esiste un padre divino, che senso ha mi chiedo bestemmiare? A quest’ultima domanda, ma anche ad ogni qualsiasi domanda su tale argomento, si può trovare solo una risposta: che l’esistenza, e no, di Dio rientra nello stato d’animo dell’umanità; più specificamente nello stato d’animo di un singolo uomo.  In base al momento di vita che noi viviamo noi abbiamo, generiamo l’idea della non o dell’esistenza di Dio; quando tutto gira bene Dio esiste mentre quanto tutto girà male Dio è morto.
In ogni momento, in base al momento vivente, abbiamo una qualche idea. Come sosteneva il filosofo H. Cohen: noi abbiamo l’idea di Dio. Noi creiamo l’idea di Dio. In quest’atto noi, facciamo riferimento 1) Alla logica o la teoria del puro conoscere: una conoscenza che si basa anche su uno stato d’animo al mio avviso: la logica frutto dell’idea; 2) Etica o teoria del puro volere; il volere si pratica attraverso l'idea, senza la quale si avrebbe solo desiderio. In tale situazione, l’umanità costruisce un’idea, poiché desidera e ha bisogno di conoscere, di avere un perché, come nel caso dell’esistenza di Dio sapere da chi ha origine o da chi è stato generato. Infine 3) Estetica o teoria del puro sentimento. In tale caso, l’uomo è un essere capace di fare della sua esistenza o della sua idea un’estetica, attraverso il puro sentimento, ovvero la sua capacità di amare; è l’amore che fa la bellezza, e la bellezza che fa l’amore. Per l’esistenza o meno di Dio l’uomo fa di quest’ultimo un presunto essere uguale o simile ad egli; l’uomo che ha consapevolezza di amare, di avere tale competenza fa di Dio o meglio crea l’idea di questo di un essere grande, il più buono, un grande Padre. Si può affermare che l’uomo lo concepisce un po’ come fa un singolo figlio nei confronti del proprio genitore (sia che si tratti del padre e sia che si tratti della madre); per un singolo figlio i propri genitori sono le persone più meravigliose del mondo, unici; ebbene anche Dio è unico al mondo; per un singolo figlio i genitori sono speciali, più della sua stessa persona o di altri. Del resto c’è un solo figlio (o figlia), che afferma d’essere migliore di suo padre o di sua madre?
Quale figlio, quale persona ha osato dire questo? - potremo rispondere nessuno! e possiamo aggiungere anche che tutto ha origine grazie alla capacità e intellettualità dell’umanità d’amare; ciò fa parte del vero, ma nel vero, a volte c’è anche il falso.
Nel vero c’è il falso perché, quando si ha un difficile rapporto con uno dei genitori, quel figlio o figlia ama il genitore ugualmente, ma tra egli c’è un distacco affettivo (a volte si arriva anche ad interrompere il rapporto genitori/figli); in questo caso, non s’interrompe l’amore, l’affetto fa parte della natura dell’umanità, dentro ad essa non esiste un solo uomo capace di non amare, nemmeno Giuda non è capace di amare, ma anche egli è capace di amare; nell’uomo, in qualsiasi uomo esiste solamente l’amore. Tra due persone esiste solamente un distacco, una ostilità quando a uno dei due manca qualcosa, più specificamente quando manca l’affetto che si vorrebbe avere, oppure quando manca quello che si pensa che possa portare felicità; perché nell’umanità c’è anche questo, l’idea di ciò che ci fa felici. La vita o l’esistenza umana è fatta di molteplici idee. 
Come afferma lo stesso filosofo Cohen “l’uomo si crea la realtà attraverso la logica” (o ragionevolezza), un giudizio di pensiero che tende ad unificare, nel senso di raggruppare le idee che possono dare o fornire un riconoscimento, e un senso. In quest’itinerario entra in gioco il volere conoscere, che si manifesta proprio attraverso l’idea; senza di questa si avrebbe solamente il desiderio di conoscere. L’idea, o meglio, le idee dipendono però dallo stato d’animo della persona.
A proposito dell’esistenza o no di Dio, Francesco Guccini, autore della canzone “Dio è morto” del 1965, descrive in questa, molto bene, proprio che l’esistenza di Dio è uno stato d’animo dell’uomo. Infatti il testo di questa canzone dice: “Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,  dentro alle stanze da pastiglie trasformate, lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città, essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà  e un dio che è morto, ai bordi delle strade dio è morto, nelle auto prese a rate dio è morto, nei miti dell' estate dio è morto...”
Francesco Guccini in è un cantautore nato nel 1940, quindi un’epoca che attraversa la seconda guerra mondale. È molto plausibile (leggendo o ascoltando il testo della canzone) che l’autore descriva quel periodo storico basandosi sul racconto che gli è stato dato di quegli anni; probabilmente allo stesso tempo vi è anche nel testo una riflessione di quel momento storico. La sensazione che quel momento storico gli dava; vi è una riflessione e anche un autore che prova una certa sensibilità quindi, che manifesta un grande cuore, perché le sue parole sono rivolte alle persone che vanno via, verso le strade che non portano a nulla, ovvero fa riferimento alle partenze in guerra; noi sappiamo molto bene che quando i soldati partono in guerra, vanno verso il nulla, il niente, verso una possibile morte. 
L’autore addirittura fa riferimento al mondo che hanno già, come dire, si va verso qualcosa di folle, senza guardare quello che si ha: la bellezza dell’esistenza. Inoltre Guccini fa riferimento anche alle auto acquistate a rate: come se egli annunciasse che esse sono la distruzione dell’uomo, come se rappresentassero un distacco verso e nei confronti di Dio. Oppure chissà un distacco dall’amore, poiché egli afferma che Dio è morto nei miti dell’estate. Quest’ultima, a mio avviso, raffigura una stagione bella per la vita umana, cioè la stagione dell’amore. In quest’itinerario, tragico, Dio è morto, c’è un uomo in queste parole che vedendo o sentendo la tragedia e l’orrore della guerra, si domanda dove è Dio? Perché non fa nulla o non ha fatto nulla? E allora, l’unica risposta che rimane è proprio il fatto che Dio è morto.
C’è un autore, dal mio punto di vista, che osserva o pensa che l’arrivo dell’auto conduca a un uomo che si distacca dal mito di Dio, che si distacca dalla ricchezza più grande che possiede l’uomo, ovvero: l’amore. O magari, semplicemente egli fa riferimento alla guerra tecnologica.  
E poi il testo continua dicendo: “Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede, nei miti eterni della patria o dell' eroe  - perchè è venuto ormai il momento di negare - tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto - e un dio che è morto, nei campi di sterminio dio è morto, coi miti della razza dio è morto - con gli odi di partito dio è morto...”. Guccini continua il suo discorso narrando che per l’uomo Dio non crede in ciò che ha mascherato con l’idea che solo seguendo Dio si fugge via, dalla possibilità o timore che dopo la morte finisca all’inferno. Si narra un uomo che ha creato l’esistenza di un Dio solo attraverso i miti; un uomo che si è fermato e si è convinto che non ha mai visto Dio. Questo perciò non esiste, è morto, come dire che egli ci ha creato, ma poi è morto.
Esiste solamente una politica orientata al successo; Dio non cerca il successo, ma solamente l’amore dell’uomo, ma quest’ultimo abbandonando Dio pensa al successo, credendo probabilmente che quest’ultimo sia migliore, il giusto. Si abbandonano le abitudini, nel senso che l’uomo non va più le domeniche nelle chiese per ascoltare le messe. Dio è morto, nei campi di concentramento o di sterminio: che sono un orrore umano, e perché Dio li ha permessi? Se Dio ci fosse stato probabilmente sarebbe intervenuto, ma non lo ho fatto, di conseguenza egli non c’è, è morto. È uno stato d’animo di tristezza pensare a tutte quelle persone che sono state eliminate dai nazisti. 
“Ma penso - che questa mia generazione è preparata - a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perchè noi tutti ormai sappiamo - che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,  in ciò che noi crediamo dio è risorto, in ciò che noi vogliamo dio è risorto,  nel mondo che faremo dio è risorto...”. L’autore chiude il suo testo con queste parole, che raffigurano la fine della guerra, dello sterminio, la nuova visione della società (la fine del Fascismo e del Nazismo e la nascita della Repubblica), i sogni di questa, quel sogno che ha portato al benessere, l’incontro dell’uomo con l’uomo con il desiderio di pace, di sincerità, di rispetto, di giustizia condivisa da tutti; l’uomo che aspira alla costruzione del bello, a un mondo migliore, l’uomo che ritorna ad amare la vita e suoi simili e quindi l’uomo che ritorna all’idea di sé come Dio, che ama i suoi figli e il suo prossimo, che aspira a dare un mondo migliore alle generazioni che verranno; questo è l’uomo dopo la guerra, un uomo felice, un uomo che si è salvato dalla possibile morte; l’uomo scappato da questa: qui Dio c’è, lo ha aiutato; è un uomo che probabilmente si pone la domanda di com’è riuscito a superare quello che aveva appena passato; c’è un uomo che nonostante tutto ama la vita. L’uomo che attraverso l’amore ha l’idea di Dio come sé (proprio essere), e così costruisce attraverso l’Idea la sua etica e quindi può stabilire una modalità di come comportarsi di fronte al mondo e nella sua esistenza, e inoltre può creare un’unità tra gli uomini; se non ci fosse stata l’idea di Dio, non sarebbero nate le Democrazie. L’uguaglianza tra gli uomini, infatti, è sopraggiunta grazie e solo attraverso l’idea di Dio che l’uomo debba creare un equilibrio nella sua esistenza, trovando in questa la sua felicità. Ma l’esistenza di Dio rimane comunque uno stato d’animo dell’uomo, quando ci troviamo davanti a delle angosce egli non esiste ed è morto, ma dopo davanti alle gioie egli è risolto, non ci ha mai abbandonato. Al di là di quando l’uomo trova l’esistenza di Dio, o meno, c’è da dire che l’idea del suo essere e della sua presenza si ha anche nei momenti di preoccupazione e di paura; nei momenti in cui vorremmo avere qualcuno accanto che ci conforti. A tale proposito la cantante Fiorella Mannoia, che tra l’altro qualche hanno fa ha ripreso la canzone di Guccini e ha anche interpretato un altro testo dal titolo  “Se veramente Dio esisti”, scritto per l’artista dagli Avion Travel, che recita: “ Signore Mio, Dacci un santo o un artista – Padreterno che vinca la morte  oltre la fatica e la sorte allungare la vista oltre le porte per vedere la luna e pure Marte… Signore mio, dacci un parere per quando ci vogliamo interrogare in tempo di pace e di sogno – che ci faccia star bene per continuare, in tempo di guerra, magari a campare…  Se veramente Dio esisti, se sei quello dei giorni tristi oppure quello degli inni alla Gioia,  fa che sia la vita nostra, una vita senza la noia.. […]”.
In questo testo si fa sempre riferimento all’idea di Dio, chiedendo a Lui di aiutarci per essere forti nella fatica, per vincere la morte, per allontanare il dolore di una perdita o la tendenza di togliersi la vita (pensando al periodo che viviamo oggi), “Mandaci qualcuno”, afferma il testo “se veramente esisti aiutaci a guardare al di là della tristezza, in ogni momento, tu che fai la vita nostra, che decidi di noi, tu che sei padrone dei giorni tristi e di quelli gioiosi, aiutaci, se veramente esisti, dio”. Di conseguenza l’esistenza o no di Dio è anche il bisogno la speranza di avere qualcuno accanto che ci aiuti a fare dei giorni tristi dei momenti belli; una richiesta in momenti di tristezza è fragilità. Ma, al di là di ogni riflessione e interpretazione, Dio esiste veramente? Sarà vero che l’esistenza di Dio o meno è uno stato d’animo; sarà, ancora, vero che l’esistenza di Dio è la ricerca di un aiuto in momenti fragili, ma, sulla realtà della sua esistenza, sostengo che ognuno di noi deve cercare Dio nei propri cuori e viverlo liberamente, senza vincoli o barriere; senza nessun pensiero di dover fare certe cose per essere graziati o trovare la possibilità di un posto in paradiso.

Giuseppe Sanfilippo

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