Al
di là, della morte o no, l’esistenza o meno, Dio è uno stato d’animo d’ogni
singolo uomo – in ogni cuore sereno e felice o angosciato e doloroso troviamo
l’esistenza o no di Dio: l’idea di sé e l’idea dell’abbandono e la speranza di
chi trova qualcuno che ci dia una mano nei momenti di fragilità.
Fin dall’origine
della sua esistenza l’umanità si è sempre costruita il pensiero o l’ideologia
dell’esistenza di un Divino creatore; infatti, se noi andiamo a ricercare, in
modo particolare nelle dottrine filosofiche, troviamo che fin dall’antichità
l’uomo aveva delle credenze su gli Dei creatori o generatori dell’universo e
dell’uomo, ad esempio il filosofo Platone a tale proposito parlava
dell’esistenza di un Demiurgo (cioè una figura divina di cui senza nulla avrebbe
avuto origine o sarebbe nato), Plotino
invece credeva o meglio parlava dell’esistenza dell’Uno… Insomma per l’essere
umano e per ogni pensatore di tutti i tempi o secolo non sono mai mancati la
riflessione sulla o meno esistenza di Dio o di un creatore divino. Riflessioni
o pensieri su cui tra l’altro possiamo dire sono nate tradizioni o addirittura
riti religiosi e valori etici morali. In ogni modo, in questo (articolo o
saggio), si vuole affrontare il rapporto che un singolo uomo ha con Dio - inclusi
in questa riflessione anche coloro che non credono, perché in realtà anche
costoro hanno un rapporto con una esistenza divina. Infatti il non credere è
giustificato dal fattore che nessun uomo ha mai visto Dio, non abbiamo mai
avuto un rapporto reciproco con egli (ma chissà se questa è la verità) e siamo
cresciti conoscendolo attraverso la narrazione di altri, che tra l’altro sono
figli d’altri narratori. Dio o il padre divino è un essere nominato da un
qualsiasi individuo; non vi è un solo uomo che non ha mai nominato Dio; magari
non lo ha mai chiamato con tale nome, lo ha fatto attribuendogli altro nome, ma
lo ha comunque nominato, anche gli atei hanno fatto questo e lo fanno. Infatti,
prima di essere atei sono esseri umani in carne e ossa, e come ogni singolo
essere umano si saranno sicuramente domandati a chi dovevano attribuire la loro
esistenza e l’esistenza delle cose.
Ogni singolo uomo è
libero e proprio attraverso la libertà può trovare la sua risposta. Ogni essere
umano si crea l’idea delle domande che si pone, attraverso le idee si dà delle
risposte. Così lo fa colui che crede in Dio, così lo fa chi non ci crede nella
sua esistenza, ma che però, se gli domandiamo chi ci ha creato, egli
risponderà: la Natura. A questo punto, se siamo stati creati e generati da
quest’ultima, che tra l’altro se ne sta in silenzio, non sarebbe comunque una
madre divina? O meglio, in chi è ateo, non esiste sempre e in ogni caso
un’esistenza divina a cui attribuire l’origine d’ogni cosa? – Comunque sia la
verità, non c’è forse sempre un’idea di un divino? Sono domande di una
riflessione molto complessa, in una situazione, tra l’altro, dove molte volte
troviamo dei nostri simili, che, nonostante si dicano atei, il più delle volte
li sentiamo anche bestemmiare; e allora, se non esiste un padre divino, che
senso ha mi chiedo bestemmiare? A quest’ultima domanda, ma anche ad ogni
qualsiasi domanda su tale argomento, si può trovare solo una risposta: che
l’esistenza, e no, di Dio rientra nello stato d’animo dell’umanità; più specificamente
nello stato d’animo di un singolo uomo.
In base al momento di vita che noi viviamo noi abbiamo, generiamo l’idea
della non o dell’esistenza di Dio; quando tutto gira bene Dio esiste mentre
quanto tutto girà male Dio è morto.
In ogni momento, in
base al momento vivente, abbiamo una qualche idea. Come sosteneva il filosofo
H. Cohen: noi abbiamo l’idea di Dio. Noi creiamo l’idea di Dio. In quest’atto
noi, facciamo riferimento 1) Alla logica o la teoria del puro conoscere: una
conoscenza che si basa anche su uno stato d’animo al mio avviso: la logica
frutto dell’idea; 2) Etica o teoria del puro volere; il volere si pratica
attraverso l'idea, senza la quale si avrebbe solo desiderio. In tale
situazione, l’umanità costruisce un’idea, poiché desidera e ha bisogno di
conoscere, di avere un perché, come nel caso dell’esistenza di Dio sapere da
chi ha origine o da chi è stato generato. Infine 3) Estetica o teoria del puro
sentimento. In tale caso, l’uomo è un essere capace di fare della sua esistenza
o della sua idea un’estetica, attraverso il puro sentimento, ovvero la sua
capacità di amare; è l’amore che fa la bellezza, e la bellezza che fa l’amore.
Per l’esistenza o meno di Dio l’uomo fa di quest’ultimo un presunto essere
uguale o simile ad egli; l’uomo che ha consapevolezza di amare, di avere tale
competenza fa di Dio o meglio crea l’idea di questo di un essere grande, il più
buono, un grande Padre. Si può affermare che l’uomo lo concepisce un po’ come
fa un singolo figlio nei confronti del proprio genitore (sia che si tratti del
padre e sia che si tratti della madre); per un singolo figlio i propri genitori
sono le persone più meravigliose del mondo, unici; ebbene anche Dio è unico al
mondo; per un singolo figlio i genitori sono speciali, più della sua stessa
persona o di altri. Del resto c’è un solo figlio (o figlia), che afferma
d’essere migliore di suo padre o di sua madre?
Quale figlio, quale
persona ha osato dire questo? - potremo rispondere nessuno! e possiamo
aggiungere anche che tutto ha origine grazie alla capacità e intellettualità
dell’umanità d’amare; ciò fa parte del vero, ma nel vero, a volte c’è anche il
falso.
Nel vero c’è il falso
perché, quando si ha un difficile rapporto con uno dei genitori, quel figlio o
figlia ama il genitore ugualmente, ma tra egli c’è un distacco affettivo (a
volte si arriva anche ad interrompere il rapporto genitori/figli); in questo
caso, non s’interrompe l’amore, l’affetto fa parte della natura dell’umanità,
dentro ad essa non esiste un solo uomo capace di non amare, nemmeno Giuda non è
capace di amare, ma anche egli è capace di amare; nell’uomo, in qualsiasi uomo
esiste solamente l’amore. Tra due persone esiste solamente un distacco, una
ostilità quando a uno dei due manca qualcosa, più specificamente quando manca
l’affetto che si vorrebbe avere, oppure quando manca quello che si pensa che
possa portare felicità; perché nell’umanità c’è anche questo, l’idea di ciò che
ci fa felici. La vita o l’esistenza umana è fatta di molteplici idee.
Come afferma lo
stesso filosofo Cohen “l’uomo si crea la realtà attraverso la logica” (o
ragionevolezza), un giudizio di pensiero che tende ad unificare, nel senso di
raggruppare le idee che possono dare o fornire un riconoscimento, e un senso.
In quest’itinerario entra in gioco il volere conoscere, che si manifesta
proprio attraverso l’idea; senza di questa si avrebbe solamente il desiderio di
conoscere. L’idea, o meglio, le idee dipendono però dallo stato d’animo della
persona.
A proposito
dell’esistenza o no di Dio, Francesco Guccini, autore della canzone “Dio è
morto” del 1965, descrive in questa, molto bene, proprio che l’esistenza di Dio
è uno stato d’animo dell’uomo. Infatti il testo di questa canzone dice: “Ho
visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a
niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che
non trovano nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son
bagnate, dentro alle stanze da pastiglie
trasformate, lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città, essere contro
ad ingoiare la nostra stanca civiltà e
un dio che è morto, ai bordi delle strade dio è morto, nelle auto prese a rate
dio è morto, nei miti dell' estate dio è morto...”
Francesco Guccini in
è un cantautore nato nel 1940, quindi un’epoca che attraversa la seconda guerra
mondale. È molto plausibile (leggendo o ascoltando il testo della canzone) che
l’autore descriva quel periodo storico basandosi sul racconto che gli è stato
dato di quegli anni; probabilmente allo stesso tempo vi è anche nel testo una
riflessione di quel momento storico. La sensazione che quel momento storico gli
dava; vi è una riflessione e anche un autore che prova una certa sensibilità
quindi, che manifesta un grande cuore, perché le sue parole sono rivolte alle
persone che vanno via, verso le strade che non portano a nulla, ovvero fa
riferimento alle partenze in guerra; noi sappiamo molto bene che quando i
soldati partono in guerra, vanno verso il nulla, il niente, verso una possibile
morte.
L’autore addirittura
fa riferimento al mondo che hanno già, come dire, si va verso qualcosa di
folle, senza guardare quello che si ha: la bellezza dell’esistenza. Inoltre
Guccini fa riferimento anche alle auto acquistate a rate: come se egli
annunciasse che esse sono la distruzione dell’uomo, come se rappresentassero un
distacco verso e nei confronti di Dio. Oppure chissà un distacco dall’amore,
poiché egli afferma che Dio è morto nei miti dell’estate. Quest’ultima, a mio
avviso, raffigura una stagione bella per la vita umana, cioè la stagione
dell’amore. In quest’itinerario, tragico, Dio è morto, c’è un uomo in queste
parole che vedendo o sentendo la tragedia e l’orrore della guerra, si domanda
dove è Dio? Perché non fa nulla o non ha fatto nulla? E allora, l’unica risposta
che rimane è proprio il fatto che Dio è morto.
C’è un autore, dal
mio punto di vista, che osserva o pensa che l’arrivo dell’auto conduca a un
uomo che si distacca dal mito di Dio, che si distacca dalla ricchezza più
grande che possiede l’uomo, ovvero: l’amore. O magari, semplicemente egli fa
riferimento alla guerra tecnologica.
E poi il testo
continua dicendo: “Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han
mascherato con la fede, nei miti eterni della patria o dell' eroe - perchè è venuto ormai il momento di negare
- tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che
è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'
ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto - e un dio che è
morto, nei campi di sterminio dio è morto, coi miti della razza dio è morto -
con gli odi di partito dio è morto...”. Guccini continua il suo discorso
narrando che per l’uomo Dio non crede in ciò che ha mascherato con l’idea che
solo seguendo Dio si fugge via, dalla possibilità o timore che dopo la morte
finisca all’inferno. Si narra un uomo che ha creato l’esistenza di un Dio solo
attraverso i miti; un uomo che si è fermato e si è convinto che non ha mai
visto Dio. Questo perciò non esiste, è morto, come dire che egli ci ha creato,
ma poi è morto.
Esiste solamente una
politica orientata al successo; Dio non cerca il successo, ma solamente l’amore
dell’uomo, ma quest’ultimo abbandonando Dio pensa al successo, credendo
probabilmente che quest’ultimo sia migliore, il giusto. Si abbandonano le
abitudini, nel senso che l’uomo non va più le domeniche nelle chiese per
ascoltare le messe. Dio è morto, nei campi di concentramento o di sterminio:
che sono un orrore umano, e perché Dio li ha permessi? Se Dio ci fosse stato
probabilmente sarebbe intervenuto, ma non lo ho fatto, di conseguenza egli non
c’è, è morto. È uno stato d’animo di tristezza pensare a tutte quelle persone
che sono state eliminate dai nazisti.
“Ma penso - che
questa mia generazione è preparata - a un mondo nuovo e a una speranza appena
nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perchè noi
tutti ormai sappiamo - che se dio muore è per tre giorni e poi risorge, in ciò che noi crediamo dio è risorto, in ciò
che noi vogliamo dio è risorto, nel
mondo che faremo dio è risorto...”. L’autore chiude il suo testo con queste
parole, che raffigurano la fine della guerra, dello sterminio, la nuova visione
della società (la fine del Fascismo e del Nazismo e la nascita della
Repubblica), i sogni di questa, quel sogno che ha portato al benessere,
l’incontro dell’uomo con l’uomo con il desiderio di pace, di sincerità, di
rispetto, di giustizia condivisa da tutti; l’uomo che aspira alla costruzione
del bello, a un mondo migliore, l’uomo che ritorna ad amare la vita e suoi
simili e quindi l’uomo che ritorna all’idea di sé come Dio, che ama i suoi
figli e il suo prossimo, che aspira a dare un mondo migliore alle generazioni
che verranno; questo è l’uomo dopo la guerra, un uomo felice, un uomo che si è
salvato dalla possibile morte; l’uomo scappato da questa: qui Dio c’è, lo ha
aiutato; è un uomo che probabilmente si pone la domanda di com’è riuscito a
superare quello che aveva appena passato; c’è un uomo che nonostante tutto ama
la vita. L’uomo che attraverso l’amore ha l’idea di Dio come sé (proprio
essere), e così costruisce attraverso l’Idea la sua etica e quindi può
stabilire una modalità di come comportarsi di fronte al mondo e nella sua
esistenza, e inoltre può creare un’unità tra gli uomini; se non ci fosse stata
l’idea di Dio, non sarebbero nate le Democrazie. L’uguaglianza tra gli uomini,
infatti, è sopraggiunta grazie e solo attraverso l’idea di Dio che l’uomo debba
creare un equilibrio nella sua esistenza, trovando in questa la sua felicità.
Ma l’esistenza di Dio rimane comunque uno stato d’animo dell’uomo, quando ci
troviamo davanti a delle angosce egli non esiste ed è morto, ma dopo davanti
alle gioie egli è risolto, non ci ha mai abbandonato. Al di là di quando l’uomo
trova l’esistenza di Dio, o meno, c’è da dire che l’idea del suo essere e della
sua presenza si ha anche nei momenti di preoccupazione e di paura; nei momenti
in cui vorremmo avere qualcuno accanto che ci conforti. A tale proposito la
cantante Fiorella Mannoia, che tra l’altro qualche hanno fa ha ripreso la
canzone di Guccini e ha anche interpretato un altro testo dal titolo “Se veramente Dio esisti”, scritto per
l’artista dagli Avion Travel, che recita: “ Signore Mio, Dacci un santo o un
artista – Padreterno che vinca la morte
oltre la fatica e la sorte allungare la vista oltre le porte per vedere
la luna e pure Marte… Signore mio, dacci un parere per quando ci vogliamo
interrogare in tempo di pace e di sogno – che ci faccia star bene per continuare,
in tempo di guerra, magari a campare… Se
veramente Dio esisti, se sei quello dei giorni tristi oppure quello degli inni
alla Gioia, fa che sia la vita nostra,
una vita senza la noia.. […]”.
In questo testo si fa
sempre riferimento all’idea di Dio, chiedendo a Lui di aiutarci per essere
forti nella fatica, per vincere la morte, per allontanare il dolore di una
perdita o la tendenza di togliersi la vita (pensando al periodo che viviamo
oggi), “Mandaci qualcuno”, afferma il testo “se veramente esisti aiutaci a
guardare al di là della tristezza, in ogni momento, tu che fai la vita nostra,
che decidi di noi, tu che sei padrone dei giorni tristi e di quelli gioiosi,
aiutaci, se veramente esisti, dio”. Di conseguenza l’esistenza o no di Dio è
anche il bisogno la speranza di avere qualcuno accanto che ci aiuti a fare dei
giorni tristi dei momenti belli; una richiesta in momenti di tristezza è
fragilità. Ma, al di là di ogni riflessione e interpretazione, Dio esiste
veramente? Sarà vero che l’esistenza di Dio o meno è uno stato d’animo; sarà,
ancora, vero che l’esistenza di Dio è la ricerca di un aiuto in momenti
fragili, ma, sulla realtà della sua esistenza, sostengo che ognuno di noi deve
cercare Dio nei propri cuori e viverlo liberamente, senza vincoli o barriere;
senza nessun pensiero di dover fare certe cose per essere graziati o trovare la
possibilità di un posto in paradiso.
Giuseppe Sanfilippo
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