28 aprile, 2013

“Chávez - L'Ultimo Comandante”: il miglior amico di Cuba. Di Francesca Saveria Cimmino



<Si rispetta solo chi rispetta se stesso>. È questa una delle prime battute dell'atteso film-documentario di Oliver Stone, presentato con successo alla 66^Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Il prodotto filmico ritrae il profilo di Hugo Chávez, presidente venezuelano dal 1998 al 2013, anno in cui nel mese di marzo ha lasciato, all’età di cinquantotto anni, il Suo popolo e i Suoi quattro figli Rosa Virginia, Maria Gabriela, Hugo Rafael e Rosine, a causa di un tumore.
L’erede di Hugo Chávez, Nicolas Maduro, ha vinto le elezioni presidenziali in Venezuela con il 50,6 % lo scorso 14 aprile.
Chávez nacque a Sabaneta, nello stato di Barinas. Figlio di una famiglia dalle scarse risorse economiche, dunque impossibilitata ad accudirlo, fu affidato a sua nonna paterna Rosa Inés. Si arruolò nell’esercito e nel 1975 si laureò in Ingegneria Militare, con specializzazione in comunicazioni. Successivamente conseguì la laurea in storia moderna, approfondendo con un lavoro di tesi il pensiero di Simón Bolívar; suo guru per l’attività politica anche in seguito.
In primis, della sua guida sposò l’idea della cosiddetta “Gran Colombia”: sostenendo e richiedendo, quindi, la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente quelli sudamericani (Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia).




Chávez fondò il Movimento Quinta Repubblica dopo aver organizzato, nel 1992, un fallito colpo di stato contro l'allora presidente Carlos Andrés Pérez, che causò circa 14 morti e 53 feriti e a seguito del quale, fu arrestato e imprigionato. Scarcerato nel 1994 grazie a un’amnistia, l’ex militante venezuelano dovette abbandonare le Forze Armate. Fu eletto presidente nel 1998, nel 2000, nel 2006 e nel 2012.
È stato promotore del concetto di socialismo patriottico e democratico: integrazione dell'America Latina e anti-imperialismo. Ha lanciato le Missioni Bolivariane, i cui obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali; ma soprattutto, ha caldeggiato per un sistema che avesse come priorità il “pueblo” e non le macchine. In spagnolo la parola “pueblo” significa popolo.
Nel pensiero di Chávez, invece, ci si riferisce ad una sub-classe sociale: la più misera sezione della massa, costituita per lo più da ex immigrati clandestini cileni, colombiani e boliviani. Sono proprio quelli che V. Hugo ha soprannominato Les Misérables che l’ex presidente Chávez aveva più a cuore; probabilmente anche perché, viste le sue origini, sapeva esattamente cosa significasse essere un nullatenente.
<Tutto ciò che viene dall’America, dall’Europa, dal Giappone va bene, tutto quello che viene da noi è inutile.>. Quasi sembrano essere state queste le ultime parole prima di lavorare e impegnarsi affinché il Suo Paese potesse camminare a testa alta e affinché gli abitanti della sua Terra libera potessero essere trattati come tutti gli altri. I diseredati hanno riottenuto dignità e diritti: se nel 1998 quasi nessun venezuelano conosceva la Costituzione, oggi tutti ne possiedono almeno una copia. Non a caso in ogni anno di governo Chávez un milione e 406 mila abitanti hanno imparato a leggere e scrivere; tre milioni sono stati inseriti nell'educazione primaria, secondaria, universitaria e circa il 70% riceve, per la prima volta nella storia del Venezuela, assistenza medica come medicinali gratuiti. <Fede, ottimismo, speranza. La prova concreta che possiamo cambiare il corso della Storia; è possibile oggi.> e sono queste affermazioni che come una eco rimbombano nella testa di chi, come lui, ha creduto realmente di poter fare qualcosa, di poter vincere la scommessa.
Nonostante ciò Chávez è e sarà ricordato dai suoi più acerrimi nemici come “il tiranno”. Egli è stato un fervente critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. Iniziò ad operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'Organización de Países Exportadores de Petróleo; l'acronimo inglese è OPEC). L'integrazione finalizzata allo sviluppo socioeconomico tra i vari Stati del Sud America è stata da sempre la cifra della politica estera che ha messo i bastoni tra le ruote all’America e alle multinazionali, poiché la loro egemonia subì un calo; così come, lo scambio tra Cuba e Venezuela di petrolio in cambio di medici che riuscissero a migliorare la condizione di salute venezuelana è stata letta negativamente ed è stato un pretesto per screditare Chávez, nuovamente.
Lo scontro diretto all’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) voluta dagli USA, viene svolto da Chávez dando vita all’Alternativa denominata ALBA (Alternativa Bolivariana para América Latina y el Caribe), costruita dal basso: da agricoltori, operai, studenti, i poeti, gli indigeni, dunque dalle radici e non dalla elite.
Con l’elezione del presidente Obama, tuttavia, era sembrato che “L’ultimo Comandante” fosse più tollerante e predisposto, avendo egli stesso dichiarato di voler ritrovare nel neo-premier il nuovo Roosvelt. Il tempo, tuttavia, non ci ha consentito di poter conoscere tutti i risvolti di una storia affascinante e complessa come quella di Hugo Chávez, il quale ha lasciato la Sua Terra utilizzando queste parole probabilmente pensando proprio al suo ultimo saluto: <Io muoio come uno solo ma tornerò come milioni di persone>.

Francesca Saveria Cimmino

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