17 febbraio, 2013

“Viva la libertà”, vita di un politico. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film diretto da Roberto Andò è tratto dal suo romanzo Il trono vuoto, premio Campiello.
Enrico Oliveri, interpretato da Tony Servillo, è il segretario del principale governo d’opposizione. Gli ultimi sondaggi elettorali lo valutano vinto, per cui, soffrendo anche di una forte depressione, decide di allontanarsi temporaneamente e senza preavviso, dal suo paese, da sua moglie e dal suo ruolo politico. Si trasferisce a Parigi, dove ad accoglierlo c’è Danielle, sua vecchia fiamma. Intanto in Italia il fedele segretario, Andrea Bottini (interpretato da Valerio Mastandrea), e la moglie Anna cercano disperatamente una soluzione per colmare questo vuoto. La forte crisi politica fa sì che la gente si senta smarrita, confusa, e un leader, soprattutto in queste circostanze, è fondamentale. Anna ha un’idea geniale: chiamare Giovanni Ernani, fratello gemello di Enrico.




Appena dimesso da una clinica psichiatrica, scrittore, filosofo e poeta, Giovanni sembra essere l’uomo giusto al momento giusto, adeguato per compiere questo incarico complesso. Schietto, sincero, senza freni nè malizie, porta avanti la sua idea politica di cittadino comune, senza poter e voler indossare l’abito dell’uomo potente. Credibile, probabilmente proprio perché onesto e leale, fa rialzare improvvisamente le stime ed è capace di sopraffare la controparte. Durante una conferenza stampa Giovanni utilizza un termine, forse dimenticato da tutti gli altri: passione. Non soldi, arricchimento, dominio, possesso, falsità, ma è la passione a condizionare il governo di un paese e, aggiunge, l’unica alleanza possibile è con la coscienza delle persone: non ci sono amici in politica.
Contemporaneamente Enrico sta ricostruendo se stesso: affronta il suo passato, accetta il suo presente e ricompone i pezzi di un puzzle che sembrava ormai impossibile da ripristinare. La risposta è sempre dentro di noi, su questo Giovanni non sbagliava affatto. La libertà di scegliersi e conoscersi/riconoscersi, come quella di poter affondare i piedi nei granelli di sabbia, è un dono prezioso e necessario; ma per ottenerla bisogna avere coraggio e dimenticarsi della paura.
Toni Servillo, come nel Divo, vede affidatogli un ruolo complesso, contestualizzando il film: di questi tempi, dove smarrimento e costernazione sono all’ordine del giorno, come può un politico risultare attendibile?
                                                                                                                                                                                                                                                       Francesca Saveria Cimmino

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