02 febbraio, 2013

Essere è niente, essere è farsi: COME TU MI VUOI in prima alla Sala Umberto di Roma. Di Mario Di Calo



Roma, Sala Umberto. Dal 29 gennaio 2013


Come nella versione di Armando Pugliese del 2000, che ambientava il dramma di Luigi Pirandello su di un grande set fotografico, in virtù della clamorosa scoperta del fotografo/rivelatore Boffi, anche Francesco Zecca, regista dell’attuale edizione in scena in prima nazionale al Teatro Sala Umberto di Roma da martedì 29 gennaio, prodotto da Pietro Mezzasoma, ambienta la storia dapprima in un cabaret berlinese con tanto di luci del varietà a fare da parentesi a quanto accade e si dipana sulla scena, a Berlino, in casa dello scrittore Carlo Salter e poi in Veneto nella villa ricostruita da Bruno Pieri, in una sorta di teatro nel teatro consono all’Ignota, ovvero Elma, ovvero Cia, quando decide finalmente di “interpretare” il ruolo a lei richiesto da più parti, tutto questo nella suggestiva e funzionale scena di Francesco Ghisu.
In COME TU MI VUOI Pirandello, osservatore della sua filosofia sull’identità, va oltre la semplice incertezza percepita da noi, pubblico o lettori delle sue opere, e ne approfondisce l’indeterminatezza dell’identità che ognuno di noi sembra cercare e trovare in se stesso. E qui entra in gioco la memoria, non come strumento di impostura, ma proprio come ricerca della propria identità: “Essere è niente, essere è farsi”, per l’appunto come spesso viene ripetuto nella bella versione di Masolino D’Amico, che asciuga tutti i passaggi verbosi dello scrittore agrigentino, accentuando il plot sugli “interessi” legati al riconoscimento e, dai tre atti originari, lo trasforma in un unico grande blocco della durata di un ora e quaranta circa e, con la complicità del regista in luogo del famoso inizio della commedia, realizza un prologo musicale (musiche originali di Paolo Daniele) dove la protagonista Lucrezia Lante Della Rovere si rivela anche una ottima cantante con un numero in voga durante la Repubblica di Weimar, accompagnata dai sui quattro boys, sotto l’occhio innamorato e vigile di Mop (Francesca Farcomeni). Si entra subito nel vivo della vicenda e un bravo e asciutto Simone Colombari, nei panni dello scrittore fallito, si pone subito in netto contrasto con le velleità della sua divetta/amante; l’arrivo di Boffi (Raffaello Lombardi) sconvolgerà il sia pur sconclusionato menage. Lucrezia Lante Della Rovere, che abbiamo visto nel recente “John Gabriel Borkman” di Piero Maccarinelli, si trova decisamente più a suo agio nei panni de L’Ignota e gioca volentieri a farsi credere ciò che non è, entra ed esce con disinvoltura e bravura dal personaggio che le si richiede di interpretare per poi uscirne definitivamente con grande dignità e stile vestita alla maniera di Greta Garbo - che per altro ne interpretò una versione cinematografica nel 1932. Bellissimo il momento in cui si spoglia letteralmente da Elma e, come un automa, si lascia condurre con un grande colpo di teatro attraverso la pantomima del ricordo del matrimonio in quella che sarà la sua nuova famiglia: un momento decisamente magico e spettacolare, dove la ritroviamo nel famoso quadro dove è raffigurata quella di cui crediamo lei possa riprenderne l’identità. Bravi e divertenti i momenti in cui si alternano cavallerescamente i due caratteri Crescenza Guarnieri (la Zia Lena) e Arcangelo Iannace (lo Zio Salesio), che sono i numi/testimoni oculari memori dell’effettiva rassomiglianza. E il Bruno Pieri del vigoroso e vibrante Andrea Gherpelli, giovane e bello quanto basta, dà maggiore peso e sostanza alla scelta della presunta Cia, che, forse per un attimo perduta nelle sue braccia, ritrova il suo orgoglio di donna. “Cia l’hai cercata male”, forse sarebbe pure stata disposta a farsi colei che si credeva, ma il rispetto di sé non le permetterà di proseguire oltre con la finzione, ritornerà da dove è venuta, al suo mondo di luci e varietà.
La regia di Francesco Zecca è convincente e segue fino in fondo e con complicità la filosofia pirandelliana dirigendo con sapienza l’intricato destino dei personaggi spesso raddoppiando, triplicando i significati per mescolarne le carte; la cornice di cui sopra è riproposta a loop, e la sedia vuota con cui viene condotta in scena la vera Cia, una vecchia paziente che Salter riesce a scovare a Vienna complice un amico suo psichiatra di Vienna (Freud?), ne è la controprova che ha centrato ottimamente il gioco pirandelliano delle parti, e i personaggi che rimarranno a reiterare la favola di sempre sono sei!

Mario Di Calo


dal 29 gennaio 2013
Pietro Mezzasoma
presenta
COME TU MI VUOI
di Luigi Pirandello
libero adattamento di Masolino D'Amico
Lucrezia Lante della Rovere
con
Crescenza Guarnieri
Simone Colombari
Raffaello Lombardi
Arcangelo Iannace
Andrea Gherpelli
Francesca Farcomeni
scene FRANCESCO GHISU
musicheoriginali PAOLO DANIELE
costumi ANNA PAOLA BRANCIA D'APRICENA
luci VALERIO PERONI
coreografie DANIELA AYALA
vocal coach LISA ANGELILLO
regia Francesco Zecca

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