24 dicembre, 2012

"Un’esperienza indimenticabile", racconto di Daria D.




Le Baiser de l'hôtel de ville, Robert Doisneau
Angelina era la tipica dumb blonde, ingenua, bella, si fidava di tutto e di tutti, soprattutto degli uomini che, pur non avendo nemmeno loro un quoziente d’intelligenza elevato, la lasciavano regolarmente dopo qualche mese perché ce n’era sempre una più cretina ad aspettarli.
Lei ci soffriva tanto, perché era una romantica, ma poi passava al prossimo senza tanti rimpianti.
Non aveva mai visto Roma, così, dopo l’ennesima storia d’amore, così lei vedeva tutte le sue storie, aveva deciso di regalarsi una “vacanza romana”. Ammise a se stessa che il famoso film l’aveva influenzata e sperava proprio di incontrare nella città eterna l’amore ETERNO.
Prima di partire aveva fatto un corso d’italiano full immersion, in tutti i sensi, perché c’era andata a letto con il bell’insegnante italo- americano. Ma senza innamorarsi, questa volta, perché aveva in mente altri progetti: a Roma la aspettava il suo principe azzurro. Se lo sentiva proprio.
Aveva prenotato un albergo nelle vicinanze  di Piazza di Spagna e del famoso Caffè Greco, il bar degli artisti e dell’ottimo cappuccino.
Non stava più nella pelle per assaggiarlo e così la mattina dopo il suo arrivo, si fece largo tra la folla che aveva avuto la sua stessa, e diciamo pure poco originale idea e ci andò all’ora di punta, ma poi scoprì che a Roma è sempre l’ora di punta quando si tratta di caffè.
Le persone le sembrarono immediatamente simpatiche e cordiali, anche il rumore era simpatico, e lo sbattere delle tazzine sul tavolo era simpatico, i camerieri che gridavano a voce alta, i bambini che piangevano erano simpatici, la porta che si apriva in continuazione lasciando entrare l’aria freddina di marzo, l’omino che ti voleva vendere a tutti i costi una rosa, anche se eri una scema single era simpatico, c’era perfino un cane di quelli che all’improvviso sbucano dalla borsa abbaiando come dei veri cani… Tutto era così italiano e simpatico! Definitely friendly.

Sarebbe stata un’esperienza indimenticabile, da far invidia ad Audrey Hepburn.

Era ora di sfoderare il suo italiano.
La folla era accalcata davanti al balcone e timidamente cercò di farsi largo per arrivarci anche lei. Una donna, di quelle rifatte da capo a piedi, le diede una spinta e disse che era arrivata prima.
“ No veramente c’ero prima io…”
 Siccome era molto educata, la lasciò passare, la bitch
Mentre aspettava cercava di farsi notare dal cameriere, agitando la mano e usando un tono di voce un po’ meno sussurrato.
“Scusi, cameriere! Posso ordinare un cappuccino?”.
Sembrava che non l’avessero sentita, in effetti era un po’ timida e non le piaceva alzare il tono della voce, non era educato.
 O forse la ignorava proprio, preferendo prestare  attenzione alle tette della rifatta che sembrava un travestito brasiliano.
Ci riprovò
“Cameriere! Cameriere! Un cappuccino, please!!!”
Però era tutto così friendly e italiano! Poteva sopportare tutto pur di essere a Roma.
 E magari sul più bello sarebbe entrato un tipo alla Gregory Peck che le avrebbe detto, con una voce da attore dell’ Accademia:
“Ma non ci siamo già visti da qualche parte io e lei?”.
No, non c’era niente del genere  nel bar, solo  uomini arrapati che non facevano che guardare le donne, quelle degli altri, s’intende.
Ci voleva pure la donna incinta da lasciare passare, e aveva già tre marmocchi a carico.
Mentre era stretta tra la folla di assetati, sentì una mano posarsi sul suo bel culo che in  effetti aveva sempre attirato gli sguardi maschili. Gli sguardi…non la mano morta… Si girò incuriosita e vide un uomo anziano che sbavava come un lupo.
Ma lei era molto educata e non volle mandarlo a quel paese. In fondo era straniera e doveva adattarsi alle usanze locali.  Per consolarsi pensò che sicuramente era stata palpata da un discendente, molto patetico,  di Rodolfo Valentino

“Scusi cameriere, vorrei un  CAPPUCCINO! NO! Non un ESPRESSO! Mi agita troppo. SI! Esatto, un CAPPUCCINO.  E’ mezz’ora che aspetto…si capisco che c’e’ tanta gente…aspetto qui. I won’t move!
Ce l’aveva fatta. Aveva ordinato il tanto sospirato  CAPPUCCINO!
Aspettando si rese conto di quanto fossero estroversi gli italiani. Si davano pacche sulla schiena, facevano commenti a voce alta sulle donne “Aò vedi che bbona quella… ‘an vedi che tette…”.
 Che simpatici tutti quegli attempati  latin lovers!

Il cappuccino non arrivava ancora. A un certo punto qualcuno cercò di infilarle la mano nella borsetta, ma lei gli diede un calcio negli stinchi e lui si allontanò, nominando il nome di cento Santi, con la Madonna e pure il Cristo in croce.
Va bene che siete simpatici e che io sono straniera, però c’e’ un limite a tutto.

Finalmente arrivò il  cameriere portandole un…ESPRESSO.

“Le avevo chiesto un CAPPUCCINO! L’ESPRESSO mi agita…Senta. sarò anche una bionda cretina, ma c’è un limite a tutto. E poi scusi, assomiglio forse a Pamela Anderson? Sì, siamo entrambe americane, però sono sicura che la Pamela  l’italiano non lo parla. Lei usa la lingua per altre cose… Io invece so pronunciare correttamente ESPRESSO e CAPPUCCINO. Lei invece crede che non li sappia nemmeno riconoscere. Mi scusi se al mio paesino… mi hanno insegnato a fare la fila e a rispettarla. E’ quello che sto facendo da mezz’ora. Però la gente mi passa davanti e lei li serve prima di me…Tanto io sono una scema americana…ma anche una scema americana può perdere la pazienza aspettando un CAPPUCCINO che non arriva, e il mio culo, scusi il mio francese, è stufo di essere pizzicato, i miei piedi pestati e questo insopportabile chiasso è degno di uno stadio di calcio. E si figuri, IO ODIO IL CALCIO! Allora, o lei mi porta un CAPPUCCINO entro 30 secondi o le faccio vedere cosa sa fare un’americana cretina con questa…”.

Infilò la mano nella borsetta e tirò fuori una pistola che le aveva regalato un suo ex-amante che lavorava nella LAPD.  Poi lui l’aveva lasciata perché lei inavvertitamente gli aveva sparato in un piede.

Puntandogliela addosso gli disse:
“Mi hai capito bene? Mother f...ora muovi il culo e portami un CAPPUCCINO. Non voglio  un ESPRESSO perché mi renderebbe ancora più nervosa. E se sono troppo nervosa potrei anche premere il grilletto su quella testa di c… che ti ritrovi”.
Accidenti se lo parlava bene l’Italiano! Il cameriere a tempo di record le fece un cappuccino da favola e la folla si dileguò all’istante, lasciandola sola a godersi quell’indimenticabile Caffè Greco.
 Forse era il caso, al ritorno, di rintracciare l’insegnante e dargli una prova della sua lingua…

Che esperienza indimenticabile questa vacanza! Ed era solo all’inizio.

Daria D.

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