10 dicembre, 2012

“John Gabriel Borkman”. Ibsen nostro contemporaneo.


 Mestre, Teatro Toniolo. Sabato 8 dicembre 2012

Al Teatro Toniolo di Mestre, in un cartellone costellato di presenze dei migliori mattatori della scena italiana, abbiamo visto “John Gabriel Borkman”, penultimo dramma del norvegese Henrik Ibsen, nella bellissima traduzione di Claudio Magris, con la regia di Piero Maccarinelli, che ha affidato i ruoli dei tre protagonisti a Lucrezia Lante della Rovere, Manuela Mandracchia e ad uno strepitoso Massimo Popolizio.
Le fortune e l'equilibrio della famiglia dei Borkman sono improvvisamente decadute dopo l'arresto di John Gabriel, il quale però ha usato la sua posizione di direttore di banca per speculare illegalmente con i soldi i suoi investitori e di ciò se ne rende colpevole. L'azione prende piede otto anni dopo il rilascio, appunto, di John, quando lui stesso, sua moglie e sua sorella gemella Ella Rentheim, si contendono il futuro del giovane Erhart Borkman.
Il regista Maccarinelli ha innanzitutto abbassato l'età dei protagonisti affidando i ruoli alla suddetta ditta per rendere la storia più credibile ma soprattutto più umana; lo spazio neutro nero abitato da sedie severe e spartane - la scena è di Carlo De Marino - ammantato di luce lunare (suggestive le luci di Umile Vainieri) caratterizza il cambio di scena solo coll'alternarsi di due enormi lampadari fin de siècle, il resto è solo parola, racconto, tensione drammatica, interpretazione degli attori e solo al quarto atto, con un bellissimo cambio di scena, la luce invade lo spazio scenico con quel che vuole sembrare una radura nordica: tante betulle ghiacciate a simbolizzare l'aridità dei personaggi concentrati solo sul proprio egoismo e meschinità, una parabola umana di agghiacciante contemporaneità.
Ci sembra un’ottima idea quella di avvicinare a noi questa storia eterna fatta di sopraffazione e prepotenza, e Lucrezia Lante della Rovere, nel suo “Io invece sento sempre freddo”, rende la sua Gunhild di glaciale inaccostabilità, mentre quella che è stata la vera madre e la vera moglie di Borkman, Ella Rentheim, interpretata da Manuela Mandracchia, ha toni più umani e più tragici nel riconquistare quello che otto anni addietro le fu tolto. Il protagonista della serata è Massimo Popolizio, già stato Peer Gynt per Luca Ronconi, ci trasmette un personaggio a tutto tondo, simpaticamente goffo, si ride spesso delle sue battute, leggermente ricurvo è sempre presente a se stesso in un percorso tutto in salita come un vero “lupo malato chiuso in gabbia”.
Bravissimo anche Mauro Avogadro nel disegnare il personaggio di Vilhelm Foldal, impiegato di stato, padre di Frida; con lui anche Alex Cendron, il giovane e tormentato Erhart Borkman; inoltre anche Ilaria Genatiempo e Camilla Diana.

Mario Di Calo.

John Gabriel Borkman
di Henrik Ibsen
traduzione Claudio Magris
adattamento Piero Maccarinelli
regia Piero Maccarinelli
con Massimo Popolizio, Lucrezia Lante della Rovere, Manuela Mandracchia
e con Mauro Avogadro, Alex Cendron, Ilaria Genatiempo, Camilla Diana
scene Carlo De Marino
costumi Gianluca Sbicca
luci Umile Vainieri
musiche Antonio Di Pofi
una produzione Artisti Riuniti
in collaborazione con Teatro Eliseo

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