19 novembre, 2012

“Io e te”. Quando il film supera il libro



Cortona, Cinema Signorelli. Domenica 11 novembre 2012

Con ‘Io e te’, ultima opera del pluripremiato Bernardo Bertolucci, assistiamo a due eventi particolarmente significativi: il ritorno alla regia del grande autore emiliano, da un lato, e finalmente una trasposizione filmica di un romanzo degna (anzi, a parere di chi scrive, persino superiore al testo di partenza), dall’altro. In effetti Bertolucci non girava un film completamente in italiano da oltre trent’anni (La tragedia di un uomo ridicolo). E non poteva farlo in modo migliore: una pellicola convincente, perfettamente conchiusa e dalle molteplici letture. Forte dell’esperienza maturata in operazioni simili (ad es. la straordinaria versione del Conformista di Moravia con Jean-Louis Trintignant, Gastone Moschin, Dominique Sanda e Stefania Sandrelli), il regista ha collaborato con lo stesso Niccolò Ammaniti, autore dell’omonimo libro di partenza, per preparare una sceneggiatura asciutta e capace di migliorare le lacune del pur fortunato racconto lungo del 2003 (espungendo in toto il finale, per esempio). Operazione non facile, dato il carattere claustrofobico della vicenda – tutta ambientata in una cantina, con poche uscite dal microcosmo in cui Lorenzo Cuni decide di chiudersi –, ma che Bertolucci riesce a realizzare senza troppi intoppi, anche grazie alle doti degli attori, particolarmente convincenti (un plauso al giovanissimo Jacopo Olmo Antinori e alla sempre brava Sonia Bergamasco), e di una fotografia curata e mai soffocante. Ci si muove nel classico tema del Bildungsfilm, o ‘pellicola di formazione’, in cui si spiega la crescita personale del personaggio protagonista, a seconda degli eventi che ne modificano l’orientamento. Lorenzo, alla fine della pellicola, ha trovato un senso alla propria esistenza, superando quella fobia sociale che proprio nella cantina poteva raggiungere il suo acme. L’abilità del regista lo porta persino a nobilitare la curiosa versione italiana di “Space Oddity” di David Bowie, tradotta con parole improbabili da Mogol a suo tempo: incredibilmente “Ragazzo Solo, Ragazza Sola”, è quanto di più coerente si potesse trovare con la narrazione.

Alessandro Ferri


3 commenti:

  1. beh , come sempre in bertolucci, la protagonista è la cinepresa (Roberto)

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  2. ..di Ammaniti mi piace il grottesco, l'impudenza delle sue storie, ma lontanissimo da Bertolucci... infatti il film sembrava un paradosso... invece è profondissimo grazie al grande regista e grazie alla Olivia di Tea... graffiante dal cuore tenero, bellissima, fragile ed irresistibile.(Dario)

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  3. Esatto, quando un film supera un libro??quasi mai, però Bernardo supera tutto sempre. Un genio. Lorenzo

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