21 gennaio, 2016

“GLI AMORI DI MODI’”: AMEDEO MODIGLIANI VERSO IL FUTURO (1920-2020). Di Francesco Vignaroli


Arezzo, Galleria Comunale di arte contemporanea. Fino al 21 febbraio 2016

“QUANDO CONOSCERO’ LA TUA ANIMA DIPINGERO’ I TUOI OCCHI” (Amedeo Modigliani)

Nel 2020 cadrà il centesimo anniversario della morte del grande pittore e scultore italo-francese Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920). In vista di questa importante ricorrenza, l’Istituto Amedeo Modigliani di Roma sta organizzando un cammino di avvicinamento ricco di iniziative culturali, economiche e sociali per celebrare il Maestro e divulgarne la storia e le opere in tutto il mondo, attraverso mostre d’arte ma non solo: sono stati e saranno coinvolti anche altri ambiti artistici, come la musica, il cinema e il teatro (cito la pièce Modigliani e le sue donne, scritta e diretta da Angelo Longoni, che sarà a Perugia dal 5 al 7 febbraio prossimi), per un percorso multidisciplinare e multisensoriale nel segno di Modigliani. Il progetto più ambizioso e importante di questa “missione” dell’Istituto Modigliani è rappresentato senz’altro dall’allestimento, nel 2020, di una grande esposizione generale (con date e luoghi da definire) delle 322 opere, cioè l’opera omnia, a tutt’oggi attribuite al Maestro. Come realizzare l’obiettivo, tenuto conto che i dipinti di Modigliani sono sparsi ai quattro angoli del globo (Europa, USA, Brasile; Cina…), e che molti di essi appartengono a collezionisti privati a dir poco riluttanti anche solo a mostrarli in loco? Qui sta il colpo di genio: ricorrendo alla tecnologia! L’Istituto Modigliani, che detiene i diritti delle opere -tutte- dell’artista, ne ha autorizzato la riproduzione in alta definizione su speciali pannelli costituiti da un materiale simile alla vecchia pellicola fotografica; ogni copia rispetta il formato esatto dell’originale.
Come sono state ottenute queste copie dei dipinti? In estrema sintesi, ogni opera è stata fotografata e poi ritoccata digitalmente per eliminare eventuali imperfezioni. Successivamente, a partire dal modello fotografico, alcuni pittori professionisti hanno realizzato sui pannelli copie identiche dei dipinti fotografati, rispettandone puntigliosamente ogni dettaglio (colori e sfumature compresi). In più, i pannelli sono dotati di una speciale retroilluminazione a LED che permette al visitatore di ammirare l’opera in tutto lo splendore dei colori e delle sfumature originari, cioè così come dovevano apparire prima che le inevitabili ingiurie del tempo facessero il loro corso.
Insomma: potremmo quasi affermare di trovarci di fronte a una visione diretta di “cartoline” dal passato, cioè quadri dipinti cent’anni fa che sembrano appena usciti dalla mano del pittore. La tecnologia a LED garantisce un tipo d’illuminazione incomparabilmente più efficace rispetto ai canonici fari e faretti esterni, che non di rado risultano insufficienti a evidenziare adeguatamente i quadri fin nei minimi particolari (come ho avuto modo di constatare di persona in alcune circostanze). 

Un’iniziativa, quindi, rivoluzionaria e pionieristica che, nella cosiddetta era digitale, potrebbe rappresentare il futuro della fruizione delle opere d’arte, cambiando per sempre il rapporto tra le opere stesse e il pubblico (un esperimento analogo è stato fatto anche con i quadri di Caravaggio), abbattendo ostacoli di tipo geografico (la distanza), logistico (il trasporto delle opere) ed economico (i costi delle assicurazioni e del trasporto). Inoltre, come detto poco sopra, questo sistema permette al pubblico di poter ammirare opere altrimenti inaccessibili perché appartenenti a collezioni private. Che dire di più? Personalmente, condivido in pieno l’iniziativa, sia per quanto riguarda l’esito artistico che le motivazioni su cui è basata.

L’allestimento aretino “Gli amori di Modì”, promosso dall’Associazione Culturale Editebro (in collaborazione con Comune di Arezzo e Istituto Amedeo Modigliani) e curato dal prof. Romano Boriosi, costituisce una gustosa e interessantissima anticipazione di quel che si potrà vedere tra quattro anni; si tratta, dopo il felice esordio a Napoli del maggio 2015, della seconda uscita pubblica delle opere di Modigliani in questa inedita e futuristica veste. Come ben indica il titolo, la mostra presenta al pubblico una selezione di opere –una quarantina di riproduzioni- appartenenti al periodo parigino (quello più importante e prolifico per l’autore, ossia gli anni ’10 del novecento) e riguardanti il tema principale dell’opera di Modigliani: le donne. Oltre a vari ritratti, in particolare dell’amata moglie Jeanne Hébuterne (1898-1920) e dell’ex fidanzata Beatrice Hastings (riguardo quest’ultima, cito almeno quello in stile picassiano del 1916), si possono ammirare alcuni nudi femminili, senza dimenticare il celebre Autoritratto. Lo stile essenziale dell’artista e la linea allungata e fluente del suo tratto – celebri le sue donne dai caratteristici lineamenti e colli affusolati- sono riconducibili all’antica tradizione italiana (il trecento senese in particolare), ma ricordano anche le maschere africane e dimostrano quindi l’enorme interesse di Modigliani per l’arte nera. L’influenza africana è evidente anche nelle sculture, in particolare nelle “cariatidi”, cioè teste di donna ispirate alle tipiche strutture architettoniche (colonne) dalle sembianze femminili utilizzate a sostegno di templi e monumenti nell’arte greca, ma anche in quella egizia. Per quanto riguarda l’opera del Modigliani scultore, la mostra propone alcune riproduzioni autorizzate realizzate nel 2003 sul modello, ovviamente, dei lavori originali.
Tornando alla pittura, Modigliani è stato definito “pittore dell’anima”. Questo perché nelle sue opere non si preoccupa di riprodurre fedelmente la realtà (mimesi), bensì di esprimere, attraverso uno stile semplice ed essenziale, lo stato d’animo e il carattere dei soggetti ritratti (espressività). Per questo Modigliani si concentra sui volti e dedica meno attenzione allo sfondo circostante, che spesso rimane indefinito. Sempre per questo motivo la critica ha paragonato la sua opera, nell’ambito dei generi letterari, alla poesia anziché alla narrativa: come la poesia, l’arte di Modigliani esprime emozioni, stati d’animo, sentimenti. Per quanto riguarda il motivo per cui a  volte i volti del Maestro hanno gli occhi “vuoti”, cioè senza pupille…vedere la citazione in apertura.

Ad arricchire ulteriormente un’offerta culturale già interessante, la mostra vanta alcuni disegni preparatori originali, oltre ad alcune litografie del 1983 che riproducono alcuni celebri dipinti di Modigliani; in più, varie fotografie del Maestro e note biografiche molto utili per comprendere il contesto in cui Modigliani ha creato le sue opere, cioè quella Parigi di inizio ‘900 capitale culturale d’Europa e sede delle principali avanguardie artistiche che hanno influenzato in maniera decisiva l’arte del “secolo breve”. Se ancora non bastasse, aggiungo che all’interno dell’area espositiva sono stati allestiti un laboratorio didattico per i più giovani (con relativo concorso per il lavoro migliore) dove imparare a disegnare nello stile di Modigliani, oltre a una sala audiovisivi dove poter ascoltare canzoni dedicate all’artista da vari musicisti (tra cui Patti Smith) e vedere spezzoni di documentari e film dedicati al Maestro.
Vista la positiva risposta del pubblico, la mostra, il cui termine era inizialmente previsto per il 31 gennaio, chiuderà il 21 febbraio.

Francesco Vignaroli


Un ringraziamento particolare a Carmine Mura

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