07 novembre, 2015

Filippo Rubino. Un attore e regista che si è fatto da solo e che porta Sepùlveda in Italia. Intervista di Stefano Duranti Poccetti


Ciao Filippo, puoi raccontarmi un po’ la tua formazione d’attore?

Ciao a tutti! Io ho capito di voler fare l'attore da adolescente, e a 18 anni ho iniziato a frequentare un corso di recitazione cine-televisiva a Torino. Durante quei due anni ho fatto le mie prime esperienze, di fronte alla telecamera. Nel frattempo ho iniziato anche l'università: Dams Multimediale. A 19 anni il primo incontro con quello che è diventato il mio maestro, Michael Margotta, insegnante americano membro dell'Actor's Studio. Intorno ai 22 anni mi sono trasferito a Roma. Ho cercato di entrare al Centro Sperimentale di Cinema, ma è più difficile che vincere 3 lotterie di fila. Ho visitato quindi un po' di scuole per cercare di capire cosa fare, ma alla fine ho deciso di iniziare un vero percorso con Michael frequentando il suo Actor's Center a Roma. Ho studiato con lui per circa 3 anni, durante i quali ho potuto conoscere meglio il teatro, che fino ad allora avevo un po' snobbato a favore del cinema, e soprattutto il mondo dei metodi recitativi, che ho poi approfondito negli anni a seguire, anche all'università.

So che ti sei sentito sempre ostacolato nel tuo percorso, cosa è accaduto di preciso?

Mi sento davvero così, ma una parte di responsabilità spetta a me. O meglio, al fatto di non avere avuto da ragazzino uno straccio di guida in questa avventura. Ero sprovveduto, nel vero senso della parola. Questa è una carriera in cui è fondamentale avere delle conoscenze, un network di persone da utilizzare a seconda delle necessità del momento. Ed è per questo che è importante frequentare una scuola: avrai sempre degli ex compagni di corso e degli ex insegnanti cui rivolgerti, o con cui avviare delle collaborazioni. Questa cosa l'ho scoperta tardi, quando avevo già terminato il mio percorso in solitaria. Persone ne avevo conosciute, ma senza instaurare rapporti concreti. Negli ultimi tempi, a Roma, mi sono dato da fare nel propormi, nel cercare dei contatti con realtà teatrali, ma ho trovato solo porte chiuse. Non dei rifiuti dopo avermi visto o sentito parlare, bensì una chiusura totale a priori.  Il mercato era saturo, questo è vero, e la cosa si rifletteva anche sulle agenzie.  Allora decisi di tornare nella mia Torino e ricominciare, ma era ormai giunta la “grande crisi”, che ha amplificato in maniera esponenziale le difficoltà di questo ambito, mutando la situazione da “molto difficile” a “catastrofica”. Oggi una compagnia teatrale media è composta si e no da 4 persone, i più “anziani” del gruppo in genere. E ogni proposta dall'esterno rimane inascoltata perché “prima dobbiamo riuscire a campare noi”. Dal 2011 ad oggi si nota un impoverimento del mondo teatrale, ed anche cinematografico, di cui soffriremo per molto tempo, temo. Oggigiorno non ha più nemmeno senso proporsi a delle compagnie: per quanto consolidate, la risposta sarà sempre la stessa. In special modo se non hai nemmeno frequentato una scuola dal nome altisonante!

Infatti arrivi a un punto in cui decidi di fare tutto da solo. Decidi di mettere in scena “Diario di un killer sentimentale" di Luìs Sepùlveda. Contatti l’autore stesso, che a tua sorpresa ti dà piena disponibilità.

Sì, è stata una bella sorpresa. La sua agenzia mi ha concesso pieni diritti di utilizzo con un accordo davvero vantaggioso. Interessante notare come le cose cambino drasticamente non appena varchi i confini di Stato. In Italia se possono devono spennarti e succhiarti fino all'ultima goccia di sangue, anche se sei uno degli “ultimi”. È da tempo che penso infatti di andarmene anche io, ma prima volevo almeno un'occasione per mostrare cosa so fare, non si sa mai. Questa occasione non vuole saperne di arrivare dall'esterno, quindi me la sono creata da solo. Vedremo come andranno le cose: da parte mia spero di non dover diventare l'ennesimo emigrante.

Di questo spettacolo curi veramente tutto, dal lato artistico a quello più pratico…

Eh sì, purtroppo. Sarebbe stato bello avere una folta schiera di collaboratori addetti ai vari settori della produzione teatrale, ma le finanze limitate mi hanno costretto al fai-da-te quasi totale. Ho iniziato curandone l'adattamento teatrale, poi ho reclutato gli interpreti del cast ed altri collaboratori. Ci tengo a precisare che ho sempre pagato tutti, ad eccezione di un paio di persone che si sono offerte di aiutarmi in amicizia. Ho coinvolto anche due giovanissimi illustratori, appena usciti dall'Accademia, e ho fatto il possibile per pagare anche loro. Riguardo la regia il discorso è un po' diverso: come attore per me sarebbe stato un grandissimo sollievo avere una direzione, essere un esecutore con responsabilità limitate e quindi concentrarmi solo sulla mia parte. Ma oltre al fatto che non posso permettermi di pagare un'altra persona di volta in volta, ho pensato che forse con un regista avrei avuto delle divergenze di vedute, perché io sin dall'inizio ho una visione molto chiara dello spettacolo e del mio personaggio, che potrebbe non coincidere con quella di un eventuale regista. Avendo studiato regia all'università e avendo visto moltissimi spettacoli, ho pensato che di certo come regista non farò più danni di quanto non si veda in giro. Cercherò di limitarli! Anche in altri settori ho dovuto darmi da fare: ho curato tutto il montaggio audio, i contatti con i teatri e le PR in generale, e tutta la promozione, compresa la grafica di locandina e volantini!

Perché hai scelto questo testo? Quando andrà in scena? Hai già qualche data?

Andrà in scena venerdì 13 novembre, al Teatro Cardinal Massaia di Torino. Purtroppo è la sola data che ho, al momento. Piazzare lo spettacolo è stata un'altra odissea, come se non fosse già abbastanza. Molti sono stati i rifiuti, anche qui del tutto aprioristici (e dettati dal fatto che io sono un sig. Nessuno), ed alcuni ritardi nella produzione mi hanno fatto perdere questa stagione. Fortunatamente al Teatro Cardinal Massaia si sono ricordati di me e abbiamo concordato una serata in cartellone, ad inizio stagione. Subito dopo il debutto mi darò da fare per trovare altre date: spero di portarlo un po' in giro per il Piemonte e magari a Milano ed altre grandi città.
Sul motivo della scelta c'è molto da tenere in considerazione. Il romanzo d'origine lo conosco da tempo e ho sempre desiderato interpretare questo personaggio. Credo sia importante, per mettersi in gioco, farlo con qualcosa che ti piace davvero. Il fatto che il suo autore sia famoso a livello internazionale, un vero best-seller, è senz'altro un punto a favore che cerco di utilizzare. Ho pensato poi che il suo genere Noir, quasi Pulp, fosse molto interessante da proporre a teatro: senza dubbio non si vede tutti i giorni ed ho cercato di renderlo il più attuale possibile, contaminandolo un po' con il linguaggio del moderno cinema digitale e del fumetto.
Infine, un motivo puramente pratico: essendo un monologo ho avuto modo di prepararlo con calma, a seconda delle mie possibilità e necessità, senza avere l'ansia delle disponibilità limitate di altri attori o di un regista. Questo perché mi è capitato di dover interrompere tutto per mancanza di fondi, quindi ho dovuto lavorare per alcuni periodi, per poter finanziare il resto della produzione. Tuttavia, il motivo principale della scelta del testo è semplicemente perché... è figo! E può piacere a tutti.

Cosa consigli a coloro che hanno scelto un percorso come il tuo? La tua esperienza dimostra che con la determinatezza si può ottenere tutto.

Beh, ancora non so quale sarà l'esito di tutta l'operazione, quindi non so dire se davvero “si può ottenere tutto”. Ma senza dubbio puoi dare a te stesso una possibilità, laddove nessuno vuole offrirtela. Io sono sempre stato il tipo che se l'autobus non passa, piuttosto che aspettare speranzoso se la fa a piedi. Se proprio dovessi dare un consiglio, sarebbe di NON intraprendere un percorso così da soli! Cercate più che potete di avviare delle collaborazioni, perché il carico di lavoro è davvero ingente, insostenibile per una sola persona. Se per forza di cose vi ritrovate a doverlo fare vi direi di tenere duro, non fatevi fermare da nulla, neanche dalla mancanza di soldi, non esitate a chiedere aiuto (pratico) perché c'è molta più gente disposta a dare una mano di quanta si possa immaginare. E studiate bene tutte le possibilità che si possono sfruttare da enti come i Comuni, le circoscrizioni, la provincia... ecc. Ed anche i bandi e concorsi vari. Ma la cosa più importante resta cercare collaboratori: in mancanza di “liquidi” parlategli con sincerità e con passione. Fateli innamorare del progetto. 

Hai già altri progetti a parte questo di cui abbiamo parlato?

Ci penso molto e sto valutando possibilità, ma la risposta al momento è no, purtroppo. Dipenderà molto da come andrà questo. Anzitutto vorrei portarlo in tournée il più possibile, e poi si vedrà.

Infine, cosa ti proponi? Continuare a lavorare in solitario o ti auspichi di creare un gruppo di lavoro stabile?

Penso sia chiaro ormai come lavorare completamente da soli ad una produzione teatrale sia una cosa insostenibile e deteriorante. Spero proprio di non doverlo più fare. Anche perché non è pensabile continuare a fare monologhi per sempre! Spero che vedendo come lavoro qualcuno si faccia avanti per creare qualcosa insieme. Il teatro è un'attività di gruppo per sua natura: farlo da solo è stata per me una forzatura necessaria.

Curata da Stefano Duranti Poccetti

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