Ciao
Filippo, puoi raccontarmi un po’ la tua formazione d’attore?

Mi sento davvero
così, ma una parte di responsabilità spetta a me. O meglio, al fatto di non
avere avuto da ragazzino uno straccio di guida in questa avventura. Ero
sprovveduto, nel vero senso della parola. Questa è una carriera in cui è
fondamentale avere delle conoscenze, un network di persone da utilizzare a
seconda delle necessità del momento. Ed è per questo che è importante
frequentare una scuola: avrai sempre degli ex compagni di corso e degli ex
insegnanti cui rivolgerti, o con cui avviare delle collaborazioni. Questa cosa
l'ho scoperta tardi, quando avevo già terminato il mio percorso in solitaria.
Persone ne avevo conosciute, ma senza instaurare rapporti concreti. Negli
ultimi tempi, a Roma, mi sono dato da fare nel propormi, nel cercare dei
contatti con realtà teatrali, ma ho trovato solo porte chiuse. Non dei rifiuti
dopo avermi visto o sentito parlare, bensì una chiusura totale a priori. Il mercato era saturo, questo è vero, e la
cosa si rifletteva anche sulle agenzie.
Allora decisi di tornare nella mia Torino e ricominciare, ma era ormai
giunta la “grande crisi”, che ha amplificato in maniera esponenziale le
difficoltà di questo ambito, mutando la situazione da “molto difficile” a
“catastrofica”. Oggi una compagnia teatrale media è composta si e no da 4
persone, i più “anziani” del gruppo in genere. E ogni proposta dall'esterno rimane
inascoltata perché “prima dobbiamo riuscire a campare noi”. Dal 2011 ad oggi si
nota un impoverimento del mondo teatrale, ed anche cinematografico, di cui
soffriremo per molto tempo, temo. Oggigiorno non ha più nemmeno senso proporsi
a delle compagnie: per quanto consolidate, la risposta sarà sempre la stessa.
In special modo se non hai nemmeno frequentato una scuola dal nome altisonante!
Infatti
arrivi a un punto in cui decidi di fare tutto da solo. Decidi di mettere in
scena “Diario di un killer sentimentale" di Luìs Sepùlveda. Contatti
l’autore stesso, che a tua sorpresa ti dà piena disponibilità.
Sì, è stata una bella
sorpresa. La sua agenzia mi ha concesso pieni diritti di utilizzo con un
accordo davvero vantaggioso. Interessante notare come le cose cambino
drasticamente non appena varchi i confini di Stato. In Italia se possono devono
spennarti e succhiarti fino all'ultima goccia di sangue, anche se sei uno degli
“ultimi”. È da tempo che penso infatti di andarmene anche io, ma prima volevo
almeno un'occasione per mostrare cosa so fare, non si sa mai. Questa occasione
non vuole saperne di arrivare dall'esterno, quindi me la sono creata da solo.
Vedremo come andranno le cose: da parte mia spero di non dover diventare
l'ennesimo emigrante.
Di
questo spettacolo curi veramente tutto, dal lato artistico a quello più
pratico…

Perché
hai scelto questo testo? Quando andrà in scena? Hai già qualche data?
Andrà in scena
venerdì 13 novembre, al Teatro Cardinal Massaia di Torino. Purtroppo è la sola
data che ho, al momento. Piazzare lo spettacolo è stata un'altra odissea, come
se non fosse già abbastanza. Molti sono stati i rifiuti, anche qui del tutto
aprioristici (e dettati dal fatto che io sono un sig. Nessuno), ed alcuni
ritardi nella produzione mi hanno fatto perdere questa stagione. Fortunatamente
al Teatro Cardinal Massaia si sono ricordati di me e abbiamo concordato una
serata in cartellone, ad inizio stagione. Subito dopo il debutto mi darò da
fare per trovare altre date: spero di portarlo un po' in giro per il Piemonte e
magari a Milano ed altre grandi città.
Sul motivo della
scelta c'è molto da tenere in considerazione. Il romanzo d'origine lo conosco
da tempo e ho sempre desiderato interpretare questo personaggio. Credo sia
importante, per mettersi in gioco, farlo con qualcosa che ti piace davvero. Il
fatto che il suo autore sia famoso a livello internazionale, un vero
best-seller, è senz'altro un punto a favore che cerco di utilizzare. Ho pensato
poi che il suo genere Noir, quasi Pulp, fosse molto interessante da proporre a
teatro: senza dubbio non si vede tutti i giorni ed ho cercato di renderlo il
più attuale possibile, contaminandolo un po' con il linguaggio del moderno
cinema digitale e del fumetto.
Infine, un motivo
puramente pratico: essendo un monologo ho avuto modo di prepararlo con calma, a
seconda delle mie possibilità e necessità, senza avere l'ansia delle
disponibilità limitate di altri attori o di un regista. Questo perché mi è
capitato di dover interrompere tutto per mancanza di fondi, quindi ho dovuto
lavorare per alcuni periodi, per poter finanziare il resto della produzione.
Tuttavia, il motivo principale della scelta del testo è semplicemente perché...
è figo! E può piacere a tutti.
Cosa
consigli a coloro che hanno scelto un percorso come il tuo? La tua esperienza
dimostra che con la determinatezza si può ottenere tutto.

Hai
già altri progetti a parte questo di cui abbiamo parlato?
Ci penso molto e sto
valutando possibilità, ma la risposta al momento è no, purtroppo. Dipenderà
molto da come andrà questo. Anzitutto vorrei portarlo in tournée il più
possibile, e poi si vedrà.
Infine,
cosa ti proponi? Continuare a lavorare in solitario o ti auspichi di creare un
gruppo di lavoro stabile?
Penso sia chiaro
ormai come lavorare completamente da soli ad una produzione teatrale sia una
cosa insostenibile e deteriorante. Spero proprio di non doverlo più fare. Anche
perché non è pensabile continuare a fare monologhi per sempre! Spero che
vedendo come lavoro qualcuno si faccia avanti per creare qualcosa insieme. Il
teatro è un'attività di gruppo per sua natura: farlo da solo è stata per me una
forzatura necessaria.
Curata
da Stefano Duranti Poccetti
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