24 novembre, 2015

EPPUR MI SON SCORDATO DI ME. C’è ancora spazio per un canto libero? Di Paolo Leone


Roma, Teatro Cometa Off (Via Luca della Robbia 47 – Testaccio). Fino al 29 novembre 2015

Foto Alessandro Rencricca
Antonio ha subito una seria operazione. Ha perso un pezzo di cervello, sta in un letto di ospedale, circondato da amici e parenti. Quella perdita è il varco, la porta spaziotemporale che lo catapulta, giocoforza, nella memoria che gli rimane. Quella riguardante la sua giovinezza, gli anni settanta, le canzoni di Battisti, tanto amate, colonna sonora della sua vita. Il suo personalissimo mondo passato, il momento dei desideri e dei sogni che diviene il suo hic et nunc e si scontra, drammaticamente, con quello attuale. Arido, cattivo, cinico, fatto di piccole furberie truffaldine, culto dell’immagine e tecnologia ormai padrona. Non si riconosce in quello che tutti gli indicano come la normalità, la sua routine fino al momento prima di entrare in camera operatoria. Lui ricorda altro da sé e di sé. Immagini, suoni, sensazioni, disordinati e continui flashback lo proiettano indietro nel tempo, prima di diventare quel che sembra diventato, al tempo in cui anche i gabbiani sembravano normali e stavano solo al mare.
 

Foto Gabriele Gelsi
Quando i suoi ardori giovanili si dividevano tra l’impegno politico (un must), le ragazze e la Roma e tutto sembrava da conquistare, tutto profumava di speranza. Come in un acquario, ora osserva la triste realtà aldilà del vetro, incomprensibile, irriconoscibile. Ha ritrovato il ragazzo che era ma non riconosce più nessuno, nemmeno la moglie che non somiglia più a quella Francesca di cui si innamorò, nemmeno fisicamente, ora cavia da chirurgia estetica. E da questo limbo in cui si ritrova, Antonio parte alla ricerca del suo idolo giovanile, quel Lucio Battisti da Poggio Bustone. E di un senso che travalichi lo squallore che ha tradito i suoi sogni di ragazzo.

Foto Alessandro Rencricca
Il connubio artistico tra Paolo Triestino e Gianni Clementi, anche stavolta, ha partorito qualcosa di più di un brillante monologo. La capacità e l’esperienza di grande attore, quale è il primo, ha permesso di far emergere il dolore di una generazione. Eppur mi son scordato di me è un grido di doloroso allarme che, seppur tra risate più o meno fragorose, e accompagnato dalle meravigliose musiche di Lucio Battisti, lascia trapelare il profondo senso drammatico del testo di Clementi. Un lavoro di grande difficoltà, una costruzione drammaturgica complessa,  sviluppata sul palco giocando sul filo dei centimetri di calibratissimi movimenti scenici e con una regia attenta, che si giova di un disegno luci efficacissimo. Triestino, da vero mattatore, riesce a divertire e commuovere. Tenero e ironico nel ricordo, spietato nel mettere a fuoco l’insensatezza di un certo vivere odierno. Poesia, senso di smarrimento, presa di coscienza di essere diventati ciò che mai avremmo sognato di divenire. Inadeguatezza, una grande sensazione di vuoto. Tutti (non solo i protagonisti della storia a cui, da solo, l’attore dà voce), tutti sull’orlo del precipizio di un oblìo anestetizzante. Un monologo emozionante, apprezzabile in pieno, forse, da chi proviene dal periodo storico trattato e questo potrebbe essere un limite. Tutto da verificare. In scena al Teatro Cometa off fino al 29 novembre.

Paolo Leone


Eppur mi son scordato di me, di Gianni Clementi – interpretato e diretto da Paolo Triestino.

Impianto scenico Max Quaranta; Consulenza musicale Michele Ranieri; Luci Giuseppe Magagnini; Regia di Paolo Triestino. Aiuto regia: Ariele Vincenti e Annalisa Borrelli. Elaborazioni video Fabiana Dantinelli. Foto locandina Gabriele Gelsi. Grafica Marco Animobono. Organizzazione Alessandra Cotogno. Produzione Fiore&Germano. Ufficio Stampa: Maya Amenduni.

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