18 agosto, 2015

VIAGGIO ATTRAVERSO L'IMPOSSIBILE - sogni di cinema, a cura di Francesco Vignaroli. Puntata numero 35, "Ginger e Fred"


ITALIA / FRANCIA / RFT  1985   122’  COLORE

REGIA: FEDERICO FELLINI

INTERPRETI: GIULIETTA MASINA, MARCELLO MASTROIANNI, FRANCO FABRIZI

VERSIONE DVD: SI’, edizione DALL’ANGELO PICTURES



“NON SI ESCE VIVI DAGLI ANNI ‘80” (titolo di una canzone degli Afterhours)

MAI PIU’ SENZA TELEVISIONE!” (Franco Fabrizi, dal film)

“A 60 MILIONI DI ITALIANI IO STASERA DICO TUTTO” (Fred)  “MA…COSA DICI?” (Ginger)  “PE-CO-RO-NI!” (Fred)



Famosi negli anni ’40 come ballerini di tip tap e imitatori della coppia Fred Astaire/Ginger Rogers, Amelia (Masina) e Pippo (Mastroianni), ormai attempati, si riuniscono a Roma per un’inattesa rentrée, ospiti del programma televisivo “Ed ecco a voi…”. La trasmissione non è altro che una sgangherata sfilata di casi umani per tutti i gusti: un pretino che ha rinunciato al sacerdozio per amore, una donna che ha lasciato il marito e i figli per un alieno, una casalinga in piena crisi di astinenza dopo aver trascorso un mese senza TV, un transessuale con desideri di maternità, un imprenditore vittima di un sequestro da record per durata della detenzione e prezzo pagato per il riscatto, un criminale con velleità artistiche, un onorevole che digiuna da quarantacinque giorni per protestare contro la caccia… E poi, ancora: imitatori, freaks, miracolati dalla chirurgia plastica e persino una prodigiosa mucca con diciotto mammelle! Immersi in un tale circo, nonostante i ripensamenti e le difficoltà, Ginger e Fred riescono comunque a portare a termine il loro numero e a ricevere l’ultimo applauso della carriera, prima di separarsi di nuovo.

“Ed ecco a voi…” gli anni ’80! Sono tempi duri per i sognatori: il consumismo, l’arrivismo, l’individualismo, l’egemonia culturale della televisione (commerciale)… tempi così aridi e prosaici, da mettere in crisi perfino uno dei più grandi sognatori di tutti i tempi, che qui esprime tutto il proprio disorientamento nei confronti di una realtà che fa sempre più fatica a comprendere. Fellini mette alla berlina gli “anni da bere” con uno sguardo grottesco, sarcastico, iperbolico, a tratti forse perfino affettuoso e rassegnato, dietro al quale fanno però capolino l’orrore e il disgusto. Come ben esprime la Roma da incubo rappresentata nel film: un non-luogo grigio e asettico, ovunque cumuli di spazzatura fumante e volgari cartelloni pubblicitari, lamenti di sirene a squarciare l’aria e paranoidi fasci di luce a scrutare la notte… Una visione apocalittica, che sembra invece lasciare indifferenti i personaggi di Ginger e Fred, evidentemente assuefatti e insensibili a un tale spettacolo. L’unico a mostrare un barlume di coscienza e, almeno a parole, a tentare una ribellione è il disincantato Pippo/Fred che, insieme alla compagna Amelia/Ginger, si configura come un elemento spurio, una presenza anacronistica (“SIAMO DEI FANTASMI CHE VENGONO DAL BUIO, E NEL BUIO SE NE VANNO”, dice a Ginger), un relitto di un passato che non “è” più; pur se con un atteggiamento un po’ passivo, anche Amelia è frastornata e spaesata dal caotico e rumoroso mondo che la circonda: la sua inadeguatezza ai tempi è palese. Gli anni ’80 messi in scena nel film, in fondo, rappresentano soltanto una versione iperbolica, spinta al parossismo, di quelli reali, e questa rappresentazione non manca di profetiche anticipazioni circa la futura e(in)voluzione della società (e Fellini si è perso quasi tutti i ’90 e il nuovo millennio: come li avrebbe raccontati?!?!). In quest’ottica, cosa se non la televisione, impietoso specchio dell’umanità, può restituirci il ritratto più veritiero di “come eravamo”? Sono gli anni in cui le reti private si affermano prepotentemente, con una strategia editoriale contro-culturale che parla alla pancia della gente, assecondandone i desideri meno “nobili”, compresa l’accanita ricerca di una manciata di minuti di notorietà (“…E POI QUESTO MITO DELLA TELEVISIONE CHE CI AFFASCINA TUTTI”, risponde Ginger a una giornalista che le ha chiesto per quale motivo ha deciso di partecipare al programma). E allora, via con i primi programmi spazzatura, che non si pongono limiti quanto a costante ricerca di sensazionalismo, patetismo, volgarità, spettacolarizzazione del dolore, esaltazione dei fenomeni da baraccone… Il tutto appellandosi all’ignoranza e alla faciloneria dei telespettatori medi, andando ben oltre l’aggettivo “nazional/popolare” che tanto offese Pippo Baudo. “Ed ecco a voi….” sembra ben riassumere queste “virtù” televisive, ricordando fin troppo da vicino certe puntate del Maurizio Costanzo Show, e anticipando molti programmi che sarebbero nati in seguito (anche sulle reti pubbliche).  A perfetto suggello di tutto ciò, come elemento essenziale della TV commerciale, l’onnipresenza dei “consigli per gli acquisti” (alcuni dei quali davvero geniali), che imperversano per tutto il film. Gli spot pubblicitari costituiscono l’apoteosi del nuovo corso culturale: slogan cretini e allusioni sessuali in quantità industriale, anche se si tratta di reclamizzare una marca di pastasciutta. Finisce per farne le spese pure il povero Dante Alighieri, anch’egli sacrificato sull’altare della reclame –cosa che poi, peraltro, sarebbe accaduta veramente: ricordate la Divina Commedia scritta sulla miracolosa carta igienica chilometrica “Foxy”? In quest’oceano colorato e sguaiato che è la nuova televisione, emerge timidamente una piccola isoletta di sobrietà, quiete, garbo: l’esibizione della coppia d’altri tempi, che solo per un attimo interrompe il frenetico e chiassoso divenire del presente. Parafrasando Bertolucci, l”ultimo tip tap a Roma” crea una piccola magia, e spegne le luci (letteralmente!) su tutto ciò che accade intorno, proprio come il valzer appassionato che Gonnella (Paolo Villaggio) balla con la duchessa, ammutolendo i discotecari, ne La voce della luna (1990), l’ultimo film di Fellini, nel quale il Maestro prosegue il discorso di Ginger e Fred in maniera forse ancor più radicale, girando di fatto un seguito ideale di quest’ultimo. E dire che Fred, approfittando dell’improvviso blackout generale nello studio, stava per convincere Ginger a rinunciare all’esibizione e a scappare via, omaggiando il publico con “l’italico gesto dell’ombrello” (Mereghetti), proprio come Alberto Sordi, più di trent’anni prima, aveva fatto ne I vitelloni. Ma, per accorgersi di quanto i tempi siano cambiati, e di quanto diverso sia il valore dello stesso gesto effettuato da due personaggi tra loro così lontani, è sufficiente considerare i rispettivi destinatari dell’invito a “quel paese”: dai “LAVORATORI” si è passati ai “TELEDIPENDENTI”…
Fine del numero, fine della magia: soltanto una piccola interruzione, già dimenticata da tutti. E nel finale, dopo che Ginger e Fred si sono separati, la cinepresa lascia l’ultima parola…a chi? Alla televisione, ovvio! Ed è di nuovo un accavallarsi di sinto-musica e slogan per convincere i cittadini…oops! Volevo dire i consumatori, a comprare quella marca di pasta piuttosto che un'altra…

Qualche annotazione sui dettagli tecnici e artistici di Ginger e Fred, che a mio parere giustificano l’inserimento del film, poco noto presso il grande pubblico, tra i “Fellini” maggiori.
Innanzitutto, va detto che il Maestro, nonostante lo squallore del contesto che lo ha ispirato, mantiene inalterata anche in Ginger e Fred la sua proverbiale, sfrenata visionarietà: miracolosamente, la fantasia rimane al potere! Basti vedere i costumi dei vari personaggi che si aggirano per gli studi televisivi, oppure le oniriche coreografie che fanno da contorno al programma “Ed ecco a voi….”, un tripudio di colori e invenzioni in puro stile felliniano! Un altro tipico elemento che ritroviamo nel film, probabilmente in dosi maggiori rispetto ad altre opere del regista, è la presenza di scene caotiche e concitate dove più personaggi si agitano e parlano contemporaneamente, provocando nello spettatore un effetto ansiogeno e straniante, che in questo caso esprime alla perfezione la confusione e la rumorosità di quei tempi.
Vale ampiamente il prezzo del biglietto anche l’interpretazione dei due protagonisti, una coppia Mastroianni-Masina in perfetto affiatamento. In particolare, a spiccare è il grande Marcello, l’attore preferito da Fellini, qui autore di una delle sue interpretazioni più memorabili di sempre: sornione, ironico, commovente.
Molto belle le musiche di Nicola Piovani, che in Ginger e Fred recitano un ruolo a dir poco fondamentale; il giovane (all’epoca) compositore non fa rimpiangere il Maestro Nino Rota, storico collaboratore di Fellini fino alla fine degli anni ’70.
Partecipa al film, non accreditata, una giovane e riconoscibilissima Moana Pozzi, protagonista di alcuni dei finti spot pubblicitari (come quello dell’”Olivoil”).


Francesco Vignaroli

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