12 luglio, 2015

MEDEA di Jean Anouilh. Il ritorno in teatro di Barbara De Rossi convince. Di Paolo Leone


Teatro Romano di Ostia Antica. Giovedì 9 luglio 2015

Francesco Branchetti, regista, non ama le imprese facili. Glielo dissi due anni fa, sottolineando la sua lucida “pazzia”, quando portò coraggiosamente in scena Girotondo di Schnitzler, nuotando contro la corrente di un semplice disimpegno. Ogni suo lavoro ha l’impronta di un teatro, come lui stesso ama definire, “d’arte”. Il mito di Medea, rappresentato in tutte le forme, arriva nella splendida cornice del Teatro Romano di Ostia Antica, in prima nazionale, e lo fa con un doppio salto carpiato: il testo di Anouilh (nella traduzione di Giulio Cesare Castello), drammaturgo francese del '900, raramente portato in scena, se non da Anna Magnani ma di cui non vi è traccia filmata, e il grande ritorno in palcoscenico di Barbara De Rossi, a cui non poteva essere affidato un personaggio più complicato.
L’autore transalpino  indugiò sulle profondità introspettive, umanissime, dei personaggi che, per poter essere  rese al meglio, necessitano di interpretazioni all’altezza. Una Medea, quella di Barbara De Rossi, di impressionante potenza espressiva. Dolorosa, inquietante, combattuta, nella solitudine disperata in terra straniera, cupa come il suo vestito nero (ennesima gemma preziosa della costumista Clara Surro). Non si capacita, Medea, dell’abbandono, figlio di ragion di Stato e del peso di una totalità  non più sopportabile dal suo Giasone, le crolla il mondo che ha costruito insieme a lui (Carlo Caprioli, bravo ma privo di quel phisique du role che ci si aspetterebbe). Un mondo insanguinato, spietato, che ora le se ritorce contro. Arriverà, nel delirio della vendetta, all’atto più aberrante, l’infanticidio, un orrore di cui quasi se ne percepiscono le radici, che affondano nei miti secolari e quindi in un inconscio collettivo sconosciuto ai più. Territori inesplorati quelli di Medea-De Rossi, il lato oscuro di quel Sole di cui è figlia, amore e morte stretti in un’unica tragedia, forze misteriose e riti magici. Un “mondo nero” che pure Giasone aveva amato e sfruttato. 

L’odio, “grande onda benefica” cavalcata ieri come oggi, si riversa sulle gradinate del teatro e non se ne distingue la data. Quel mondo di passioni estreme ed eterne, che siano amore o potere, solitudine o lotta per farsi accettare, rapporti interpersonali, culture diverse, si materializza sì attraverso gli attori in scena, ma è ben vivo e presente tra gli spettatori, come coscienza innominabile ma viva. Pilastri di una memoria antica eppure attualissima. Un testo dalle infinite sfumature, ravvisabili in ogni personaggio in scena, da Creonte (Lorenzo Costa) figura del potere attento esclusivamente agli equilibri politici, alla Nutrice (Tatiana Winteler), prezioso controcanto della “sua” Medea, al messaggero (Fabio Fiori), latore e spettatore di cose più grandi di lui. Il doppio salto carpiato di Branchetti è andato a buon fine e siamo lieti di aver assistito ad una grande interpretazione di Barbara De Rossi, sulla scena (e con quale personaggio!) dopo tanti anni di assenza. Spettacolo di grande spessore, ottimamente diretto da una regia suggestiva, aiutata da un bellissimo disegno luci, dalle scene e dai costumi che, in un luogo simile, acquistano ancor più fascino, e dalle musiche inconfondibili, particolarmente cupe nell’occasione, di Pino Cangialosi.
Lo spettacolo ha aperto la quarta stagione del Teatro Romano di Ostia Antica, diretto da Pietro Longhi, che continuerà fino al 7 agosto con altri 9 spettacoli, fino alle due serate conclusive con il Maestro Giorgio Albertazzi che porterà in scena “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, per la regia di Maurizio Scaparro.

Paolo Leone


Teatro Garage presenta Barbara De Rossi in: MEDEA, di Jean Anouilh – Traduzione di Giulio Cesare Castello.
Con: Tatiana Winteler, Carlo Caprioli, Lorenzo Costa, Fabio Fiori. Regia di Francesco Branchetti.
Musiche di Pino Cangialosi; Scene e costumi di Clara Surro; Assistente alla regia Giuseppe Rispoli.

Distribuzione Pigrecodelta.

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