03 giugno, 2015

IL MORSO. Una scena “pulp” al Teatro dei Conciatori. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dei Conciatori (via dei Conciatori 5). Dal 2 al 7 giugno 2015

Scena “pulp” in palcoscenico per l’ultimo appuntamento stagionale al Teatro dei Conciatori. Il morso, spettacolo scritto da Giuseppe Convertini e Alessandro Amori, per la regia del primo, mi aveva incuriosito per la sua sinossi molto intrigante, inducendomi ad affrontare il caldo romano in un giorno di festa. Promesse mantenute solo in parte. La scena si apre con un uomo, la bocca sporca di sangue, e una donna che giace in terra, apparentemente morta, col collo sanguinante ferito da un morso profondo e un coltellaccio di fianco. Lui inveisce contro l’aggressore, si dispera. Poi inizia un lungo percorso a ritroso, aiutato da un funzionale velatino a separare il presente dal passato, alla ricerca delle cause di una così inspiegabile ferocia. Sarà un viaggio nel tempo e nelle sue tare psichiche, ma anche in una terra di riti magici, con personaggi che tormenteranno la sua mente così follemente razionale.
 Il tema, interessante da affrontare, del leggendario “morso della taranta” e delle sue conseguenze, delle verità occultate e ammantate di mitologia, delle realtà da non nominare in una società rurale e magica come quella salentina, si scontra con una messa in scena che suscita più di una perplessità. L’utilizzo continuo del video, che da sempre divide in teatro, qui è davvero eccessivo. Se l’idea di rappresentare gli incubi del protagonista maschile (Daniele Tammurello), nel vortice del suo delirio di “tarantato”, poteva essere accettato per far comprendere la genesi della sua efferatezza, non lo è più se le immagini e soprattutto l’audio, si vanno a sovrapporre, fino a cancellarlo dalla scena, all’interprete sul palco. Effetto quanto mai fastidioso, alla lunga. Una drammaturgia basata in così tanta parte sulle proiezioni video, non convince. L’idea di base è interessante, ma lo spettacolo, col passare dei minuti, diventa pesante e anche ripetitivo. Il finale è stucchevole, una sorta di psico-thriller poco convincente, nonostante l’interpretazione estremamente fisica di Tammurello e Maria Antonietta Pagliara. Peccato.

Paolo Leone


Il Morso, di Giuseppe Convertini e Alessandro Amori. Regia di Giuseppe Convertini.
Con Daniele Tammurello e M. Antonietta Pagliara. E con la partecipazione video della Compagnia Laboratorio “Il Sud in movimento”
Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro dei Conciatori nella persona di Maya Amenduni.


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