26 marzo, 2015

Il viaggio all'interno delle parole. Di Giuseppe Sanfilippo e Vincenza Vitello


Calligramma di Guillaume Apollinaire
Come sosteneva Heidegger all'interno della lettera sull'Umanesimo, il linguaggio è la casa dell'essere ed è proprio in questa che risiede l'uomo. La parola è quell'organismo vivo che è parte integrante dell'esistenza umana. Cosa sarebbe un soggetto pensante senza la possibilità di esprimere parole? Forse perderebbe una sfumatura della propria realtà noumenica, quella di comunicare, di entrare in contatto con la fenomenicità che lo circonda.
L’uomo è un essere che possiede un dono meraviglioso ovvero quello di poter parlare, pronunciare parole: musiche che fondano effetti molteplici, emozioni che sfoggiano equilibri, squilibri o sentimenti distorti in base agli effetti provocati da quel suono, ritmo e tono con cui sono pronunciate.
Di conseguenza le parole hanno una potenza straordinaria sul nostro umore, pensieri e reazioni. Qui, l’uomo genera delle immagini della realtà, di verità, di sé stesso e degli altri.
Le parole hanno un potenziale, sono entità creatrici. Se ci pensiamo bene, d'altronde, è una parola a dare l'identità a persone,sentimenti,oggetti, situazioni. Con le parole costruiamo i nostri rapporti interpersonali, edifichiamo ed esterniamo le nostre emozioni. Illuminano la mente umana.
Esse svelano molte cose di noi; infatti, grazie a loro esprimiamo le nostre idee, gioie, angosce, dolori, opinioni, collera, ecc... cantiamo, narriamo il nostro inconscio spesso in modo inconsapevole.
Friedrich Nietzsche scriveva che la parola ha sangue in sé. Ha una propria sostanzialità, una propria materialità, un proprio respiro. Sono delle gemme preziose che vanno custodite e tutelate dalla superficialità della massificazione e dallo scadimento dei valori. Emettere una parola non vuol dire soltanto mettere insieme suoni oppure un codice qualsiasi.
Socrate, facendosi paladino della dialogicità, si limitava ad ascoltare, onde evitare l'insorgere di immagini e preconcetti. La parola ha una forza così grande tanto da incastrarsi ovunque. Si insinua nel profondo. Tocca quella psychè che è la zona più autentica dell'essere umano. Le parole formano un canto, una narrazione che a volte appassionano o incantano. La comunicazione fa girare il mondo. Ma questo processo non è esente da problematiche. Le parole sono sintonie che nessuno ci ha insegnato ad esprimere nei migliori modi possibili e per tale ragione è difficile comprendersi. Bisognerebbe educare alla cura del linguaggio, educare ad una precisa scelta delle parole da usare. Chi tra di noi sa davvero usare le parole? Parlare,saper parlare è un'arte. I greci coltivavano la retorica come qualcosa dalla quale non si poteva prescindere. La parola merita la giusta attenzione, la giusta collocazione, va saputa maneggiare, ha bisogno di dolcezza. La parola è soffice, vuole regnare nell'armonia, vuole garantire equilibrio. La parola è una sinfonia poetica che parte dalle corde più strette del cuore. Il rischio che si corre oggi è che la parola diventi una carcassa senza vita. Il compito dei nuovi filosofi ma anche di tutti coloro che coltivano un'arte, e per arte, intendo anche quella più importante, ovvero l'arte di vivere, è quello di conservare l'incantesimo e la magia che è racchiusa nel più grande dono che ci sia stato fatto.

Giuseppe Sanfilippo e Vincenza Vitello


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