05 febbraio, 2015

QUESTA IMMENSA NOTTE di Chloë Moss. Traduzione di Laura Sicignano e Eliana Amadio. Regia di Laura Sicignano. Di Daria D.


Teatro Filodrammatici, Milano. Dal 3 all'8 febbraio 2015

Una storia ruvida, dura, reale, dove la notte prevale sul giorno, il buio sulla luce, scritta da Chloe Moss, giovane drammaturga di Liverpool che ha vinto, con questo testo,rappresentato a Londra nel 2008, il Susan Smith Balckburn Playwriting Prize e che ha come protagoniste Loredana e Mary, interpretate dalle ottime Orietta Notari e Raffaella Tagliabue e dirette da Laura Sicignano,
Le due donne si ritrovano fuori dal carcere, dopo che lì hanno diviso la stessa cella, diventando, per amore o per forza, amiche, o più profondamente, incarnando la figura della madre e della figlia.
Una notte, Loredana, appena uscita dal carcere, non sapendo dove andare, bussa alla porta dell’angusto monolocale di Mary, probabilmente poco più grande della cella dove erano confinate. Arriva con una sacca da palestra, vestita in una tuta informe, la stessa che indossava anche dentro, fa uso di antidepressivi, non ha nulla di femminile, ormai cinquantenne, se non l’istinto materno che il carcere non è riuscito a sopprimere. Fuori ha lasciato un figlio, Danny, di cui conserva solo una lettera scritta quando era piccolo, e ora, tutto quello che desidera, è rivederlo.

Mary, più giovane, è femminile ma ordinaria, sciatta, bugiarda, fa credere all’amica che lavora come cameriera in un bar, invece il turno di cui parla lo fa sulle strade, a battere e a farsi battere. E anche a Loredana farà credere che potrebbe avere la possibilità di lavorare insieme a lei. Bugie necessarie, inevitabili, per mascherare la mancanza di aspettative e di futuro, con lo scopo di fare contenta l’amica, che, da una parte, vorrebbe rimanesse con lei, dall’altra, teme che il suo spazio vitale, già stretto, rischi di restringersi ancora di più. Entrambe si illudono, in questo modo, di avere ancora delle chance, delle speranze, ma quando una notte Mary torna a casa insanguinata e Loredana confessa che suo figlio vuole interrompere ogni contatto con lei, il castello di carte crolla, la vita appare per quello che è e loro per quello che sono: due ex detenute, fragili, sole, disperate. Forzate a vivere una vita che non riconoscono, che non sanno affrontare, si mascherano dietro risate artefatte, sbronze, vestiti a buon mercato, trucchi pesanti, dividendo uno spazio limitato, disordinato, impersonale.
Lo squallore si vede e si sente, la disperazione e la paura hanno il sapore del vomito, del gin e del vuoto assoluto. Non si avverte mai l’idea di libertà, forse nemmeno mai la parola viene pronunciata e quella frase “è orribile fuori” è il sintomo della paura che le attanaglia e del filo che ancora, e forse per sempre, le lega al carcere.
Così la regia evita il giorno e si concentra sulla notte, lunga, immensa, fredda, o sulla pioggia che scivola sul vetro della finestra e su cui Mary concentra i ricordi di bambina e che costringe Loredana, senza ombrello, a rinunciare a vagare per la città e a tornare indietro. E proprio in quel momento, la pioggia smetterà di cadere, lasciando il posto a qualche raggio di sole.

La Notari, nel ruolo di Loredana, è impacciata, ingoffita, ha perso la stima di se stessa, il suo esser donna, eppure tutto quello che chiede è di poter voler bene a qualcuno. Dall'altra parte la Tagliabue, Mary, è cinica, insofferente, nervosa, ma quel “voglio mia madre” che le esce dalle labbra tumefatte di sangue, ha un peso enorme, e ci lascia un brivido addosso. Ecco perché le due donne, disabituate alla libertà, all'indipendenza, agli affetti, si sono ritrovate anche fuori, ma fuori da dove?

Daria D.


Traduzione di Laura Sicignano e Eliana Amadio
Regia di Laura Sicignano

Con Orietta Notari e Raffaella Tagliabue

scene di Laura Benzi
costumi Maria Grazia Bisio
produzione Teatro Cargo

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