06 febbraio, 2015

“EXODUS”: IL MOSE’ DI RIDLEY SCOTT DELUDE. Di Francesco Vignaroli


Cortona, Cinema Teatro Signorelli, domenica 25 gennaio 2015


Come direbbe il vecchio Lubrano, “LA DOMANDA SORGE SPONTANEA”: a che pro tale operazione? Mi sono posto questa domanda altre volte, al termine di un film; frugando tra i ricordi più recenti, mi è capitato di pensarci, ad esempio, uscendo dalla sala dopo aver visto il pessimo (e sono stato gentile!) Dracula 3D di Dario Argento. Mi spiego meglio: quando si sceglie di fare un film basandosi su una storia arcinota, è bene avere le idee chiare sulla direzione da prendere. Una possibile opzione di scelta è quella di rispettare la storia alla lettera, girandone una versione ortodossa e, teoricamente, più sicura; in alternativa, si può decidere di rischiare, cercando di proporre la storia in un’ottica inedita che le dia nuova linfa e che aggiunga qualcosa di originale, ma per fare questo occorre un progetto forte e solido.
In caso contrario è meglio lasciar stare, perché l’operazione è, da un punto di vista artistico, piuttosto pericolosa e le probabilità di incappare nel fiasco sono alte. Specie se, come nel caso del presente Exodus - Dei e re –film che racconta la liberazione degli ebrei sotto la guida di Mosè- altri hanno già percorso in passato la stessa strada, e con risultati eccellenti: mi riferisco, ovviamente, a quello che è forse definibile come il kolossal dei kolossal, cioè I dieci comandamenti (1956) di Cecil B. De Mille. D’accordo, Exodus non ne è un remake, ma sfortunatamente (per Exodus), raccontando la stessa storia, un confronto a distanza è inevitabile. Il grande Ridley Scott ha scelto la seconda opzione, cioè quella di discostarsi dalla tradizione per avventurarsi nell’ignoto e affascinante territorio della novità. Peccato, però, che alle sue buone intenzioni non sia seguito un risultato felice, probabilmente a causa dell’inadeguatezza del progetto.
Per chi non conoscesse la vicenda, la riassumo velocemente, seguendo la sceneggiatura del film.



1300 a.C. : dopo 400 anni di feroce schiavitù sotto il giogo egizio, il popolo d’Israele trova finalmente il liberatore che lo condurrà verso l’agognata Terra Promessa: si tratta di Mosè, ex principe d’Egitto messo al bando dopo la scoperta, da parte del perfido faraone Ramses, delle sue origini ebraiche. Sopravvissuto al deserto e ai sicari del faraone, Mosè riceve direttamente da Dio l’incarico di tornare in Egitto e spezzare le catene che legano il suo popolo a un destino di indicibile sofferenza. La crudele ostinazione del sovrano è piegata dai ripetuti interventi divini, mentre il popolo d’Israele, oltrepassato il Mar Rosso, è finalmente libero e padrone del proprio destino, anche se la strada verso la Terra Promessa sarà ancora lunghissima e lastricata di difficoltà.

Scott riduce al minimo l’enfasi e la solennità che caratterizzavano ogni singolo fotogramma de I dieci comandamenti, puntando invece su una gestione più “muscolare” e spettacolare della vicenda; così facendo, però, spoglia la storia del suo fascino originario e fa reggere tutto il peso del film all’azione e alla spettacolarità, che a dire la verità, poi, non sono neanche tanto eclatanti rispetto ad altri suoi film (penso, ad esempio, a Il gladiatore) in cui aveva saputo osare davvero e pensare più in grande. Ad evidenziare le carenze strutturali di Exodus contribuisce significativamente la piatta caratterizzazione dei personaggi, che risultano poveri di carisma (protagonista compreso) e scarsamente coinvolgenti, anche a causa della prova non eccelsa degli attori. Prendendo in esame i due personaggi principali, cioè Mosè e Ramses, il confronto tra la “vecchia” coppia Charlton Heston-Yul Brinner e quella attuale, formata da Christian Bale e Joel Edgerton, è a dir poco improponibile! Suscita curiosità –ed è forse l’unico motivo di interesse del film- il Mosè sanguigno e “terreno” proposto da Scott, così agli antipodi rispetto alla quasi inavvicinabile ieraticità che ammantava quello di De Mille: in luogo del tradizionale bordone da pellegrino, “questo” Mosè brandisce spesso e volentieri una bella spada egizia, e non di rado si trova in disaccordo con un Dio che evidentemente non ha ancora “digerito” fino in fondo, al punto tale da progettare inizialmente la fuga del popolo ricorrendo a un piano militare, anziché riporre fiducia nel suo Altissimo confidente. Pur nella sua particolarità, tale rilettura “battagliera” della figura di Mosè non basta certo, da sola, a giustificare il prezzo del biglietto, o a risollevare le sorti di un film “moscio” e che non riesce mai a decollare, malgrado prometta di farlo a più riprese.
Continuando con le (tante) note dolenti di Exodus, mi ha lasciato perplesso –eufemismo- il Dio/bambino rappresentato nel film che vediamo a più riprese battibeccare con Mosè: decisamente poco affascinante! E che dire, poi, della tanto attesa sequenza della fuga attraverso il Mar Rosso, un vero banco di prova per la valutazione della spettacolarità del film? Nonostante l’incalcolabile sproporzione di mezzi tecnici a disposizione tra gli anni ’50 (!) e oggi, l’onda che travolge l’esercito del faraone in Exodus è poco più che un cavallone per surfisti (avete mai visto il meraviglioso Un Mercoledì da leoni?), al cospetto dell’epica divisione delle acque, ancora oggi di grande suggestione, che costituiva l’apoteosi de I dieci comandamenti (film premiato, non a caso, con l’Oscar per gli effetti speciali)…occorre aggiungere altro??!!
Ricollegandomi a quanto detto in apertura, non posso che definire questo Exodus come un film inutile e non all’altezza della carriera del regista di capolavori quali Blade Runner (è sempre bene ricordarlo), Alien e Thelma & Louise.
Se volete conoscere la storia di Mosè attraverso il cinema, procuratevi una copia del caro vecchio film di De Mille, che è meglio! Piccola curiosità per i cinefili in ascolto: il film del 1956 è un remake (comunque, molto diverso) della versione muta de I dieci comandamenti che lo stesso De Mille aveva girato nel 1923 (in DVD, i due film sono reperibili insieme in un grazioso cofanetto che vi consiglio caldamente).

Francesco Vignaroli

2 commenti:

  1. Perfettamente d'accordo!

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  2. Non ho potuto vedere il "capolavoro" di Scott ma tanto che ci sono lo evito volentieri; vorrei, se è possibile avanzare delle richieste, che il buon Francesco recensisse anche il fil di Maccio Capatonda, Italiano Medio.
    Ciao e grazie Fabio di Tarvisio ;-)

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