20 gennaio, 2015

David Larible in “Destino di clown”. Di David Larible e Alessandro Serena. Di Daria D.


Cremona, Teatro Ponchielli. Domenica 18 gennaio 2015

A chi chiede se gli spettacoli del grande clown David Larible sono “per grandi o per bambini”, vorrei rispondere così:
Primo: sono per adulti che vogliono sentirsi ancora un po' bambini.
Secondo : come dice David “il suono più bello è la risata di un bambino”.
Terzo : sono per sognatori.
Quarto: venite e capirete.
Conosco David Larible da più di vent’anni, lo incontrai la prima volta a Los Angeles, al famoso circo RinglingBros&Barnum. Da allora ho sempre visto i suoi show, quando ho potuto, sia che fossero all’interno di un circo, che gli one man show, che le partecipazioni televisive al Festival del Circo di Montecarlo dove è stato insignito del Clown d’Argento e del Clown d’Oro.
Per me il circo è sempre stato uno spettacolo magico, quando ero piccola, ci andavo accompagnata dal nonno, ora, senza di lui. Quella dimensione di vita, tra il gioco, la commedia dell’arte, l’illusione, totalmente fuori dalle nostre convenzioni borghesi, non priva però di regole, disciplina, rispetto, duro lavoro, mi ha sempre affascinato, tanto che sognavo di “run away with the circus”. Ci penso ancora, a dir la verità… Quella dimensione di vita sotto un tendone che non puoi non notare ovunque sia, gli artisti che vi lavorano, i costumi, gli animali, sono sempre stati oggetto di rispetto, di ammirazione, di curiosità ma anche di spregio e, a volte, di timore.
A questo proposito, ricordo lo straordinario film del 1932 ambientato completamente in un circo: Freaks del regista Tod Browning che ha usato veri fenomeni da baracconi come protagonisti ed eroi, tanto che i “normali” sono messi in minoranza ed eliminati anche fisicamente. Un film che mostra la crudeltà cui può arrivare l’essere umano, e non è certo colpa del circo! Ma c’è anche molta poesia e una storia d'amore. Oggi i fenomeni da baraccone non vengono più usati, certo è, che nel circo quelle anomalie della natura trovavano una famiglia e un ambiente non ostile dove vivere, insomma erano sicuri, lì dentro. Come pure gli animali, che sperano facciano sempre parte di questa magia.

David Larible nasce in una famiglia di circensi da sette generazioni, perché la vita circense è un destino cui nessuno, concepito, si fa per dire, sotto un tendone, si sottrae, e non perché vi sia costretto, ma perché, al di fuori, tutto risulta banale, noioso e borghese. Alzare gli occhi fin da bambini e vedere persone camminare su una corda, volare aggrappati ad un trapezio, entrare nella gabbia con i leoni, vedere sparire belle ragazze, ha un fascino particolare di cui certamente il piccolo David voleva essere parte. Insomma è come vedere i sogni diventare realtà.
Nel nuovo spettacolo “Destino di clown” che ha debuttato a Udine al Teatro Nuovo, poi è passato al Teatro Ponchielli di Cremona, dove ho avuto la fortuna di vederlo e poi a Forlì, al Teatro Diego Fabbri, David porta avanti, pur con varianti, la sua concezione di clown che comunica senza parole, come facevano Chaplin e Keaton, in un misto di commedia dell’arte, surrealismo, mimo e altri virtuosismi, creando numeri che si affidano all’uso di oggetti, che tra le sue mani si trasformano sempre in qualcos’altro, all’uso della musica su cui intona i movimenti, a quello della luce, che diventa anch’esso un personaggio, alla collaborazione degli spettatori di tutte le età, che, inutile dire, si divertono da impazzire.
David Larible, ha il talento e la generosità di farci ridere ed emozionare solo con l’espressione del volto dipinto di bianco e il tipico naso rosso, o con le movenze del suo corpo introdotto in pantaloni e scarpe extra size, e con quel cappello che ricorda il monello di Chaplin e che non è mai nella posizione giusta. Ma sa anche, improvvisamente, creare momenti di grande poesia assumendo un’espressione melanconica, da bambino deluso o punito, o da grande che non vuole crescere, facendo scaturire musica da un bidone della spazzatura come fosse un carillon, trasformando un fazzoletto in un burattino, un velo colorato in una nuvola, una ramazza in una ballerina, un fascio di luce in una palla.
E poi David non è solo clown ma anche cantante, giocoliere, ballerino, acrobata, insomma, è un artista completo, che sa far divertire la gente, qualunque lingua parli, senza parole, complicazioni intellettuali, marchingegni scenografici, e le uniche lacrime permesse, sono quelle per il troppo ridere.
Lo spettacolo “Destino di clown” si chiude con il tenerissimo e significativo sketch in cui, davanti ad una grande cornice di un falso specchio, come immagini speculari, David e un bimbo scelto tra il pubblico, vestito anch’egli da clown, si guardano. Il grande clown, specchiandosi virtualmente, rivede il bambino che già a due anni voleva fare il clown e che a forza di duro lavoro, passione e piacere, c’è riuscito, ma è rimasto quel bimbo che non ha mai smesso di sognare e di ridere.
Perché tutto il resto è noia.
L’ultima canzone che David ci canta e con cui si congeda dal pubblico, è “Arrivederci” composta da Umberto Bindi.
Allora arrivederci a presto, David, abbiamo tutti bisogno di te, per ridere... e sognare.
Bravo!

Daria D.


David Larible in “Destino di clown”
Di David Larible e Alessandro Serena
Regia di David Larible
Con Andrea Ginestra
Pianoforte Stephen Kunz

Luci di Mirko Oteri

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