27 gennaio, 2014

"Il venditore di sigari di Amos Kamil". Regia di Alberto Oliva. Di Daria D.


Teatro Litta, Milano. Dal 24 gennaio al 9 febbraio 2014

Berlino 1947, due sopravvissuti alla guerra, chi in un modo e chi in un altro, s’incontrano tutte le mattine quando apre il negozio di sigari di fronte alla stazione centrale.  Uno li compra, l’altro li vende. Un commercio come tanti altri ma che qui, nel testo dell’autore israeliano Amos Kamil, diventa il pretesto per una conversazione che va ben di là dalle chiacchiere che si fanno in un negozio di articoli per fumatori, anche se “il sigaro intorpidisce i dispiaceri e riempie le ore solitarie con milioni di deliziose immagini”.
Herr Gruber, il venditore, appare nella prima scena come un prete che come ogni giorno ripete un rituale: aprire il suo negozio, spolverare, accendere le luci, disporre sul bancone una tovaglietta su cui mettere i posacenere, appoggiare la puntina di un giradischi su un grammofono e spargere come l’aroma dei sigari, la musica sacra di Bach.  A questo punto sembrerebbe pronto per sollevare l’ostia e celebrare la messa. Invece un picchiare insistente alla porta lo riporta alla realtà. La realtà è rappresentata da un professore di filosofia, che ci tiene a essere chiamato Herr Doktor e che ogni giorno si presenta al negozio, anche lui seguendo il suo rituale. Ma oggi è un giorno speciale: partirà per la Palestina per la nascita dello Stato d’Israele.  Si sente fiero di questo perché la terra rappresenta il suo essere ebreo, è quello che gli dà valore e quasi ridicolizza il tabaccaio che non ci pensa nemmeno ad andarsene. Allora, Herr Doktor, con fare ironico , educato, ma un po’ falso, cercherà di mettere  al muro il tabaccaio, per costringerlo a parlare del passato, della sua vita privata.  Ma l’uomo non cede, gentilmente ma con fermezza, come se avesse dei segreti da nascondere, come se detestasse il dottore, anche se si fa in quattro per lui. Sa benissimo che se replicasse, sarebbe Herr Doktor a essere messo al muro, non più lui.
“Ah quanto abbiamo sofferto” dice Herr Doktor
“Alcuni più di altri” risponde Herr Gruber. Perché “Ognuno ha la sua storia” .
Entrambi ebrei, il dottore nel 1941 è scappato in America, invece il tabaccaio è rimasto, ed è entrato nell’esercito tedesco.  Herr Gruber, che all’inizio appare la vittima dell’ebreo intellettuale, che lo incalza con citazioni e rimandi alla filosofia e al giudaismo, ribalta le carte in tavola, accusandolo di avere fatto ben poco per i propri connazionali ebrei, preoccupandosi soltanto di portare in salvo la propria famiglia. E quando invece è la volta del tabaccaio a essere accusato per complicità con il nazismo, militando nell’esercito tedesco, allora la domanda “ dov’è la linea di demarcazione tra il bene e il male” appare lecita, pur non trovando risposta.
Il dialogo tra Herr Doktor, baldanzoso e sicuro di sé, fino ad un certo punto, però, e il tabaccaio che sembra appesantito da ricordi e immagini del passato, si svolge tutto in una scenografia all’altezza delle parole, vissuta, calda, consumata, polverosa, sembra emanare profumo di tabacco e di storia.
Amos Kamil con coraggio e obiettività mette a nudo l’anima di chi è fuggito verso l’esterno, e quella di chi è fuggito verso l’interno, quella di chi si sente “eletto da Dio” e quella di chi sente di essere stato abbandonato da Dio, perché, citando Nietzsche “Dio è morto”. Kamil cerca di capire e di scusare lati diversi dell’anima ebraica, perché storicizzando la vicenda, è consapevole che in tempo di guerra le azioni dell’uomo, davanti al problema della vita e della morte, si alterano, si trasformano, non obbediscono più alla ragione. La filosofia, come dice il tabaccaio, “non è rassicurante”, perché non è la vita.

Gli attori, Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza con la loro recitazione, sotto la regia di Alberto Oliva, che porta con successo il peso importante e profondo del testo, riescono a comunicarci il concetto della vittima e del carnefice e poi sanno anche ribaltare i ruoli, e lo fanno con un crescendo che ci sorprende e ci emoziona.
E con le note di Mendelssohn, il celebre compositore di origine ebraica, non più quelle di Bach, cala il sipario.

Daria D.



Il venditore di sigari di Amos Kamil. Regia di Alberto Oliva
Interpreti: Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza
Scene e costuni di Francesca Pedrotti

Teatro Litta, Milano dal 24 gennaio al 9 febbraio 2014

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