13 dicembre, 2013

La prima del “Manfred” all’Opéra Comique. Quando possiamo gridarlo gridiamolo… straordinario! Di Stefano Duranti Poccetti


Parigi, Opéra Comique, Salle Favart. Lunedì 9 dicembre 2013

È un grido tormentoso, un incubo, una terribile ricerca filosofica dentro se stessi, un percorso d’agonia che conduce verso una mistica morte liberatrice. È celebre il “Manfred” di Lord Byron, la storia dell’uomo alla ricerca del suo senso vitale, senso che nella vita terrena non riesce a colmare, rifiutando tutto ciò che gli ruota intorno, anche la religione. Ma da dove scaturisce questa sofferenza? Dalla ricerca profonda e filosofica sull’esistenza, certo, ma soprattutto da un amore infranto: l’amore per la sua Astarte, oramai morta, oramai uno spirito, un fantasma a cui Mandred si rivolge per avere aiuto, perché lui, sì, lui vuole morire per placare i suoi tormenti. La strada per la morte però non è semplice, visto che il protagonista è in rapporto con delle presenze sovrannaturali e con dei poteri straordinari che sembrano impedirgli di morire. La sua vita traballa tra tormenti, inferni, paura dell’immortalità… ma alla fine la salvezza arriverà e sarà una morte solenne, luminosa, mistica, quella che sarà data all’eroe romantico Manfred.
Il poema drammatico si apre con la splendida ouverture schumanniana, che si può tranquillamente definire uno dei più bei pezzi d’apertura della storia della musica. L’Orchestre de La Chambre Philharmonique, diretta da Emmanuel Krivine, la esegue benissimo e con grande intensità emotiva, riuscendo a tratteggiare musicalmente il complicato spirito manfrediano.
Le parti declamate sono recitate in francese, mentre le parti corali sono cantate in lingua tedesca. Il tutto si svolge all’interno di un’ambientazione molto suggestiva, buia, arcana, creata da nebbie che si spargono per il palcoscenico, da un disegno luci eccezionale – di Georges Lavaudant, anche regista -, che si accompagna efficacemente alla musica e al soggetto della vicenda. All’interno di questa atmosfera si muovono Manfred e Astarte e lo fanno con poca gestualità, pochi movimenti scenici, ma nonostante questo i loro dialoghi filosofici e d’amore ci toccano il cuore, grazie alla bravura dei due attori Pascal Rénéric (Manfred) e Astrid Bas (il Fantasma di Astarte). I loro dialoghi si alternano alle entrate del coro, che rappresenta di volta in volta quei personaggi oscuri e terribili nascosti negli inferi. Anche il gruppo corale è artefice di un’ottima prova, sempre intonato, preciso, armonico, s’incastona perfettamente con il resto del tutto.
Per spettacoli dove tutto funziona alla perfezione – e la musica e la scena e la componente attoriale - c’è poco da dire. Certo, posso affermare che questa del “Manfred” è stata una prima eccezionale all’Opéra Comique e non posso fare altro che complimentarmi con l’intero cast.

Stefano Duranti Poccetti


Manfred
Sur un poème dramatique de Lord Byron
Music Robert Schumann
Direction musicale, Emmanuel Krivine
Mise en scène et lumières, Georges Lavaudant

Manfred, Pascal Rénéric
La Fée, la fantôme d'Astarte, Astrid Bas

Orchestre, La Chambre Philharmonique

Chœur de chambre, les éléments

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