28 dicembre, 2013

“La baita degli spettri" di Greg. Destrutturare fino alle estreme conseguenze. Di Paolo Leone


Teatro Sette, Roma. Dal 27 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014

Un remake, a mio avviso, è sempre un salto nel buio. Non puoi sapere se quel che ha funzionato in un dato periodo, con determinati personaggi, possa mantenere gli stessi standard nel momento in cui decidi di realizzarlo. E’ così per il cinema, è così anche per il teatro. Oltretutto, se il tipo di comicità è quella col marchio di fabbrica di Lillo e Greg (del secondo in questo particolare frangente), demenziale, surreale, regina del no-sense. La scommessa lanciata dal coraggioso Michele La Ginestra, regista e grazioso padrone di casa nel suo Teatro Sette, è lanciata.
In una baita nel bosco, arrivano cinque amici per una breve vacanza e subito scoprono che in quel luogo, quaranta anni prima, è stata compiuta una strage e la leggenda vuole che il fantasma dell’autore del misfatto si aggiri ancora nei paraggi. Una serie di strani accadimenti, di rumori, di inspiegabili comportamenti dei cinque personaggi, nonché l’arrivo di un tetro e strampalato imbalsamatore di animali, sono gli ingredienti per un racconto horror. Ma la completa e incessante destrutturazione di ogni accenno di logica, tipica dell’autore, ne fanno una commedia comica, con i giusti ritmi, serrati, per il genere messo in scena. Il gusto del paradosso, l’esasperazione delle frasi fatte ed il gioco dei dialoghi più “seri” travolti dalle annunciate cinque cadute di stile ed un taglio sicuramente più snello (un solo atto) apportato dalla regia rispetto all’originale, costruiscono uno spettacolo leggero, senza pretese, che diverte il pubblico numeroso, tanti i bambini, ma che, se non si ama questo tipo di comicità, rischia di non lasciare tracce significative. “La baita degli spettri” mantiene le promesse di ciò che ci si aspetta da un testo di Greg. L’illogicità, la parodia di un clichè cinematografico, una serie di sketch legati da un esile filo conduttore come la trama di questa pièce. Gli attori in scena sono sicuramente all’altezza del compito, su tutti Sergio Zecca, ammirato in tante commedie, e Maurizio Di Carmine, perfetto per il ruolo dello strambo imbalsamatore. Tutti si divertono, si percepisce chiaramente dalla platea, e questo aiuta molto un testo che, ripeto, ha una connotazione ben precisa: sconcerta lo spettatore se non conosce la fonte di provenienza di ciò che vede.
Detto questo, gustosissimi sono “i contenuti extra” al termine della rappresentazione, immaginati come in un DVD, con le scene tagliate (ma dal vivo), gli errori…una parodia nella parodia, dal risultato davvero esilarante ed originale. Se si vuole passare un’ora e mezza con la goliardia “greghiana” senza voler pensare ad altro, questo è lo spettacolo giusto.

Paolo Leone


Con: Sergio Zecca, Massimiliano Vado, Roberta Garzia, Maurizio Di Carmine, Matteo Vacca, Vania Lai
Regia: Michele La Ginestra
Aiuto regia: Francesca Bellucci
Disegno luci: Francesco Mischitelli



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