30 agosto, 2013

"Una canzone per Marion": l’ottimismo è il profumo della vita! Di Francesca Saveria Cimmino


Il film scritto e diretto da Paul Andrew Williams, interpretato da Terence Stamp, Vanessa Redgrave, Gemma Arterton, Christopher Eccleston e presentato al Festival di Toronto, è un invito a sopravvivere sorridendo e godendo di quel che la vita offre.
Arthur (Terence Stamp) e Marion Harris(Vanessa Redgrave) sono una coppia di anziani ancora innamorati nonostante gli innumerevoli anni trascorsi insieme e le differenze caratteriali. Non c’è risveglio e non c’è nessuna buonanotte senza un bacio o una stretta di mano. Marion, donna serena e soddisfatta del proprio passato, adesso frequenta una comunità di anziani gestita da Elizabeth, una ragazza che ha dedicato i suoi migliori anni preoccupandosi degli altri. Arthur è un uomo burbero, restio al dialogo, ironico e cinico.





La prima parte del film presenta, in primis, l’unione tra queste due persone; in secondo luogo la scoperta della malattia di Marion, per la quale non c’è più soluzione, e dunque la necessità di dividere qualcosa che desidera restare fortemente unito. Ognuno è la roccia per l’altro/a, la fortezza, la stella polare; il motivo per il quale si resta attaccati alla vita e si ha lo stimolo per alzarsi dal letto ogni mattina. Eppure arriva un momento in cui tutto, nella vita terrena, è destinato a non essere più palpabile.
Dall’inizio del secondo tempo Marion non c’è già più e le luci sono tutte proiettate su Arthur: un uomo cupo ma mai del tutto. Elizabeth gli tende la mano e nella loro reciproca solitudine trovano un punto di incontro: l’idea di potersi rendere utile per qualcuno diviene la distrazione e la priorità. Gli scheletri dall’armadio devono uscire: bisogna fare i conti con quel che per una vita è stato chiuso in un cassetto o lasciato al caso.
Passando da Amour di Haneke e sfiorando Qualcuno da amare di Kiarostami, il film, seguendo un montaggio lineare, trascina e conduce lo spettatore all’interno della mente dei protagonisti attraverso l’uso del filo rosso dell’amore. Vite normali, persone semplici e comuni che prima o poi capiscono il senso della vita e ne trasmettono il messaggio: bisogna sorridere, accontentarsi di quel che si ha senza aver paura di mostrare se stessi. Tonino Guerra diceva “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!” e sembra che Marion abbia reso la propria esistenza aromatizzata e fragrante da poter alleviare le pene proprie e quelle del prossimo. La validissima interpretazione degli attori e il sarcasmo delle battute rende la tematica, di per sé non leggera, scorrevole, piacevole e per molti versi commuovente.
                                                               

Francesca Saveria Cimmino

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