04 luglio, 2013

La Banda di Finanza al Festival dei Due Mondi. Tra Tradizione e Modernità. Di Stefano Duranti Poccetti


Festival dei Due Mondi, Spoleto. Martedì 2 luglio 2013

Foto Andrea Kim Mariani
Un concerto “tra tradizione e   modernità”, è così che la Banda di Finanza offre nel suo repertorio sia brani di Verdi, Wagner e Mascagni – tutti autori che quest’anno compiono i loro secolari compleanni -, sia brani della musica moderna, da Marinelli fino a Ellington e a Sparke.
La Banda, diretta dal Ten. Col. Leonardo Laserra Ingrosso, apre il concerto, come di consuetudine, con la Marcia di Ordinanza della Guardia di Finanza; dopodiché siamo pronti per entrare nel vivo della serata musicale. Si tratta di un programma di certo non scontato quello portato al Teatro Romano, perché, accanto ai brani più famosi, abbiamo modo di ascoltare anche brani che difficilmente vengono proposti in scena. Si parte così da una sinfonia strumentale di Verdi poco conosciuta, quella dall’opera l’“Aroldo”, di cui l’orchestra ci propone due movimenti, un andante e un allegro. Questa sinfonia ha un sapore ballabile e bandistico e questa dimensione rilassata e divertita ce la propone molto bene l’Orchestra della Guardia di Finanza e ci allieta con queste note non molto conosciute del Maestro italiano.
Si prosegue con un brano conosciuto, Ouverture del Tannhäuser  di Wagner, dove, a dire il vero, l’orchestra un po’ si perde – sicuramente influenzata dal fatto dell’impossibilità di fare uso degli archi, visto che la Banda di Finanza dispone di un orchestra per soli fiati. La magnifica opera wagneriana, che ci racconta il rapporto tra Amore spirituale e Amore carnale, è sicuramente una delle composizioni più intense della storia della musica. Gli strumenti arrivano al massimo della propria intensità sonora, cosa che crea un’atmosfera di sospensione, quasi cristallizzata all’interno di un circolo di forze straordinariamente prorompenti di forza. Gli archi sono un gruppo strumentale troppo importante per dare questa straordinaria sensazione; i fiati da soli non ce la fanno, anzi, delle volte finiscono per banalizzare la composizione per costruire marcette al posto di crescendo impareggiabili per intensità timbrica.
Finito Wagner tocca a Mascagni, anche in questo caso con un brano non tra i più celebri: “Il Sogno”, dal “Guglielmo Ratcliff”. Pezzo di un’intensità magnifica e suonato splendidamente dall’orchestra, “Il Sogno” riassume le caratteristiche del compositore Mascagni: lirismo, emotività, intensità sonora, elementi che si possono ravvisare nel brano, molto più popolare, “Intermezzo della Cavalleria Rusticana”. Finisce qui la prima parte del concerto e cominciamo così a lasciarci alle spalle la tradizione per approdare a composizioni più moderne. È il caso della colonna musica del “Gladiatore” – strana scelta che non s’incastra molto bene con il resto del programma -, presentata in quest’ambito con immagini video proiettate sullo sfondo; è il caso del “Concerto per Sax e Orchestra” di Molinelli, dove troviamo solista il bravissimo Gabriele Rosetti, capace con il suo sassofono di darci una prova di tecnica e di espressione, per questo brano dai toni ballabili del tango, che anche l’orchestra sa comunicare per il meglio. Ci mancano solo due ultimi punti di arrivo per concludere la serata, il primo è “Orient Express” di Sparke, scritto nel 1986. Il compositore ci vuole raccontare un viaggio nel prestigioso treno e lo fa con una grande consapevolezza formale e con l’abilità di un pittore ci mette davanti agli occhi le immagini del suo soggetto: il suono del fischietto del capo stazione, i tamburi che simulano l’andamento del treno… sono pochi elementi che “disegnano” l’Orient Express con efficacia e che l’orchestra interpreta ottimamente.
Nella scena moderna della musica il Jazz ha rivestito un ruolo fondamentale e il programma non poteva che terminare con uno dei protagonisti di questo genere musicale: Duke Ellington, di cui vengono presentati una serie di pezzi. La Banda della Guardia di Finanza è molto brava nell’esecuzione di questo repertorio, attenta alle coloriture, espressiva nel ritmo swing. I solisti possono dare finalmente sfoggio delle proprie capacità individuali, perché, si sa, nel Jazz non esiste la preminenza di uno strumento, ma tutti i componenti sono considerati solisti.
L’Orchestra non ci lascia senza prima averci deliziato di due fuori programma dalla “Turandot” di Puccini e dall’ “Aida” di Verdi. Il concerto si conclude con l’Inno Nazionale Italiano; un concerto che, a parte le pecche di cui ho parlato prima – l’esecuzione del Tannhäuser e l’inserimento in programma del “Gladiatore” – è stato piacevole e ha messo in luce le ottime capacità, esecutive e di scelta del repertorio, della Banda della Guardia di Finanza, diretta dal bravo Maestro Ten. Col. Leonardo Laserra Ingrosso.


Stefano Duranti Poccetti


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