16 marzo, 2013

“La Modestia”. Quattro attori impeccabili tra le mani di Ronconi. Di Sara Bonci



Prato, Teatro Metastasio. 24 febbraio 2013

La modestia si definirebbe tutto tranne che un difetto imperdonabile. Modesto è chi non ammette i propri talenti, è chi non vuole mettersi al centro dell’attenzione. Questo secondo i luoghi comuni, non secondo il parere di Rafael Spregelburd, che nel suo testo La modestia la considera un peccato capitale, un “piacere superbo e colpevole, che nasce dal gesto disperato di cercare di essere un po’ meno di ciò che si è, con l’obiettivo segreto, a volte, di pagare in comode rate questo dubbio infinito”. Modesto è chi si distrugge, piuttosto di essere notato, chi si annulla e si sottomette per innalzare gli altri, chi preferisce prendere la frutta più rovinata che nessuno vorrebbe mai, piuttosto che scegliere per sé quella più bella e sana. Questi sono i personaggi che il drammaturgo argentino descrive dettagliatamente.

La trama non è molto accattivante, a tratti è abbastanza banale (fino alla fine ci aspettiamo il colpo di scena che non arriva). È articolata in due vicende parallele, che avvengono in parti del mondo e periodi storici diversi. La prima vicenda è ambientata a Buenos Aires ai giorni nostri; racconta di una coppia di sposi, l’amante e un amico del marito. Si ritrovano nello stesso palazzo, nell’appartamento dei due coniugi, a causa di un traffico di videocassette. Tra sospetti ed equivoci, i quattro entrano in relazioni tra loro, soprattutto grazie ai racconti della giovane moglie (una magnifica Francesca Ciocchetti) sulla vita e i costumi dei coreani. È una donna un po’ disadattata, la cui ingenuità fa sorridere, ma molto tenera. Nella seconda vicenda siamo in un povero paese dell’Europa dell’Est, in cui un medico straniero, con l’aiuto della moglie, tenta di estrapolare ad un fallito scrittore malato di tubercolosi le sue ultime parole, per pubblicarne un libro nella speranza di guadagnarci una fortuna.

Da testo, tutta la storia è svolta da otto personaggi, rappresentati però da soli quattro interpreti. Ogni attore si cala in due ruoli, completamente diversi tra loro, e si mette nei panni dell’uno e dell’altro senza cambi di costumi o di scena. Senza che il pubblico si disorienti (se non all’inizio, in cui ancora deve capire il meccanismo), gli attori passano da un personaggio all’altro, da un mondo all’altro con grande maestria. Il merito va a Paolo Pierobon, Maria Paiato (nell’aspetto e nella voce ricorda Anna Magnani), Fausto Russo Alesi e Francesca Ciocchetti, che agiscono indubbiamente secondo i maniacali consigli di Ronconi. I movimenti sono naturali e precisi; le voci morbide e pulite arrivano allo spettatore come note di uno spartito perfetto. La scena è verde (scuro o acceso in base all’effetto che fanno le luci di AJ Weissbard) nello sfondo, l’ambiente quasi cinematografico è reso naturalistico da un divano in primo piano, scrivanie, lampade, piante e mobiletti. Tutto è chiaro e preciso, ma c’è qualcosa che manca. Niente travolge, niente scombussola, se non una brocca d’acqua che improvvisamente si rovescia da sola e il crollo di un muro, come a simboleggiare il deterioramento della società. Lo spettatore, dopo due ore e quarantacinque, esce sbalordito dal talento indiscusso dei quattro interpreti, ma non commosso, divertito o emozionato.

Sara Bonci


LA MODESTIA
di Rafael Spregelburd
traduzione Manuela Cherubini
impianto scenico Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci AJ Weissbard
con (in ordine alfabetico) Francesca Ciocchetti, Maria Paiato, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi
regia LUCA RONCONI

coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d'Europa, Fondazione Festival dei 2Mondi di Spoleto e Associazione Mittelfest, su progetto di Santacristina Centro Teatrale

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