22 gennaio, 2013

TUTTO PER BENE: salvare le apparenze pirandelliane. Di Mario Di Calo



Roma, Teatro Argentina. 16-27 gennaio 2013

Nel 1906 Luigi Pirandello scrive una novella intitolata “Tutto per bene”, in cui una moglie infedele, con la complicità dell’amante - un politico rampante e affermato che deve la sua fortuna ad uno scienziato famoso - riduce il marito e l’amico ignaro e innamorato, ad un ruolo odioso di subalterno. Sotto l’ala protettrice dell’uomo politico la vita della coppia sembra trascorrere senza disagi, fino a che non sopraggiunge la morte della donna, lasciando una bimba piccola ed un marito schiantato dal dolore. Il rapporto fra i due amici sembra farsi più stretto e cordiale, mentre l’antico amante prende ad assolvere, in modo fin troppo generoso, il ruolo di tutore nei confronti della ragazza, sapendola sua. Con gli anni, riesce a distogliere il padre naturale, tollerante e mite incallito, la confidenza e la considerazione della ragazza. Si arriva al giorno delle nozze della giovane attraverso un crescendo di atteggiamenti sprezzanti che ammoniscono il padre, a torto denigrato anche dagli amici e dal futuro marito di Palma. Ma la verità non viene a galla e chi è, di chi è il padre, tutto ancora da verificare…
Da questa novella Pirandello ne trae uno straordinario pezzo di teatro con l’omonimo titolo, andato in scena il 2 marzo del 1920 con la compagnia di Ruggero Ruggeri. Siamo ad una svolta nella produzione pirandelliana, dove l’assunto è già avvenuto e tutto quanto accade non è altro che il risultato, tutto sembra assorto in una sorta di predestinazione degli eventi ma il finale a sorpresa conclude con la frase del titolo pronunciata dal protagonista assoluto Martino Lori: “Tutto per bene”, “Tutto per bene”… Pirandello non ci dà soluzione stavolta, coloro che son stati carnefici diventano vittime o il gioco al massacro continuerà?
Nella straordinaria messinscena di Gabriele Lavia tutto è rarefatto e rallentato, spesso per sottolineare ciò il regista opera un rewind sui personaggi che a tempo ritmato ritornano sui loro passi (musica di Giordano Corapi) per ricordarci e ricordarsi che non è più possibile tornare indietro e in una plumbea scena monumentale, sulfurea e funerea, come a giustificare l’imponente tomba in proscenio della compianta moglie Silvia – a cui spesso il protagonista nel portarle un omaggio floreale ricorre per chiederne spiegazioni – buio ovunque e lunghi silenzi, gli attori sono illuminati solo da enormi lucernari che fendono la scena e che delineano anche i cambi dei tre atti del dramma o dalle quattro porte che si aprono e dai cui inonda la luce. Per cadenzarne e assecondarne la sintassi pirandelliana Lavia infarcisce inoltre di tuoni lo svolgersi degli eventi.
Mattatore della serata/evento è l’attore Gabriele Lavia, che nel finale si riserva come da testo uno straordinario monologo dove si prende la rivincita su coloro che lo hanno vessato per lunghi anni, in un caleidoscopio di toni e posture a lui care ora accelera ora rallenta per gustarsi e prolungare il piacere di restare in scena ed è un piacere per noi stare ad ascoltarlo e a seguirlo nella sua scelta registica di rarefazione e di sospensione temporale, lasciando impietriti i compagni di vita nelle loro imperscrutabili certezze, “tutto per bene” è la frase che pronuncia “per salvare le apparenze” - la sua preoccupazione costante - lasciandoli impietriti e impotenti oramai…
Ed è commovente il rapporto padre/figlia anche nella vita reale che pudicamente viene riportato in palcoscenico, Lucia Lavia e Gabriele Lavia duettano in un crescendo emozionale. Lei è bravissima e tagliente prima nell’accusare e poi riabilitare il padre, quel padre presunto vigliacco e pusillanime, dapprima succube e poi carnefice, fino a smascherarne le antiche rappresaglie. Il senatore è disegnato con grande intelligenza e cattiveria attoriale da Gianni De Lellis, non è mai identificabile con un sentimento definito e sfugge anche a se stesso come è tipico di certi politici concentrati solo sulla loro carriera, ed è molto brava anche la mamma/suocera di Daniela Poggi che si diverte con pose da fin de siècle e dà all’inizio dello spettacolo una sferzata di ironia e leggerezza prima di poterci immergere nelle pieghe del dramma.
Completano il cast Woody Neri, Riccardo Bocci, Dajana Roncione, Giorgio Crisafi, Riccardo Montillo e Alessandra Cristiani.
Pirandello si rivela ancora una volta di una modernità eccezionale e questo spettacolo lo testimonia con tantissime chiamate per gli attori accompagnati in proscenio dal grande demiurgo della serata: Gabriele Lavia!

Mario Di Calo


TUTTO PER BENE
di Luigi Pirandello
regia e con Gabriele Lavia
e con Riccardo Bocci, Giorgio Crisafi, Gianni De Lellis, Lucia Lavia, Riccardo Monitillo, Woody Neri, Daniela Poggi, Dajana Roncione
danzatrice Alessandra Cristiani
scene Alesandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
Produzione Teatro di Roma
16/27 gennaio
Teatro Argentina Roma

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