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Tutto inizia in una squallida taverna dove il poeta cerca
inutilmente di redimere il suo nome e negoziare un bicchiere sfidando i
presenti a terminare un verso di una delle sue opere più famose (The Raven, per
l’appunto). In questi ultimi anni lo scrittore ha, infatti, finito con il
perdere la propria vena creativa e tira avanti, tra una bottiglia e l’altra,
scrivendo fiacche recensioni letterarie, spinto dal desiderio di maritarsi con
Emily (Alice Eve), la figlia del Colonnello Hamilton. Durante quella stessa
notte, mentre il poeta vaga ubriaco e malconcio per le strade della città, la
polizia rinviene due cadaveri che richiamano il misterioso modus operandi di un
assassinio descritto in uno dei racconti dell’autore, I Delitti della Rue
Morgue. Il Detective Fields (Luke Evans) al
quale è stato assegnato il caso, una volta esclusa la partecipazione
dello stesso Poe al delitto, sarà costretto ad allearsi con lui per prevenire
altre morti e smascherare il killer. E il poeta stesso non potrà sottrarsi dal
partecipare a questo cruento gioco, specie quando l’amata Emily sarà rapita…
Il regista James McTeigue (autore dell’eccellente V per
Vendetta e del meno apprezzabile Ninja Assassin) sfrutta l’universo orrorifico
di Edgar Allan Poe come già fu fatto da Roger Corman negli anni Sessanta e da
molti altri. Temi ricorrenti nel cinema di genere che hanno giustamente
influenzato anche pellicole recenti come Saw, seppur quest’ultime siano più
dedite ad una ricerca dello splatter e del gore piuttosto che alle atmosfere
inquietanti e angoscianti dello scrittore. Con l’intenzione di ricalcare il
successo del franchise dell’ultimo Sherlock Holmes, McTeigue crea un
protagonista intenzionato a vestire i panni dell’eroe di un film d’azione. Un
tentativo che però riesce solo a metà. John Cusack interpreta con bravura ma
senza troppa convinzione un Poe che si fa fatica a credere geniale, romantico e
soprattutto vittima di quelle cupe allucinazioni che ispirarono i suoi scritti.
Manca, insomma, di una componente psicologica che non va mai a fondo nel
personaggio restando troppo in superficie. Eppure i presupposti c’erano tutti:
atmosfere tetre, delitti efferati, una concreta possibilità di indagare nelle
pulsioni più oscure dell’animo umano e soprattutto in quelle di un autore che è
stato uno dei padri della letteratura horror.L’idea di ripetere la strategia a puzzle degli indizi di un
Seven o di uno Sherlock Holmes non decolla mai del tutto relegandola a un ruolo
di contorno, un mero gioco che vorrebbe (ma non che riesce pienamente) attivare
la fantasia dello spettatore. McTeigue si autocita e cita altre pellicole e non
sempre lo fa con troppa coerenza (come la scena che vede Emily rinchiusa nella
bara, ripresa a piene mani da Kill Bill) perdendo l’occasione di dirigere una
thriller-story originale che richiedeva uno spessore psicologico maggiore per
funzionare.In conclusione ci troviamo davanti ad un prodotto che ha cercato
di azzardare un qualcosa di originale – e di questo bisogna dargli il merito –
ma che non sfrutta a pieno le potenzialità di cui disponeva. Godibile, curioso
e che si lascia guardare senza annoiare troppo fino al finale che forse, visto
l’assunto misterioso dal quale partiva il film, sarebbe stato meglio lasciare
parzialmente aperto.
Riccardo Ceccherini
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