14 marzo, 2016

"Il giardino delle ciliegie". Da Il Giardino dei ciliegi di Anton Čechov - adattamento e regia di Francesco Micheli. Di Daria D.


Teatro Leonardo,  Milano. Dal 10 al 13 marzo 2016

Gli aristocratici indolenti, a tal punto da non avere la forza di reagire alla perdita del loro “giardino dei ciliegi”, i borghesi indaffarati ad accumulare denaro e a impadronirsi delle proprietà dei “decaduti”,  i servitori della gleba, fedeli e indaffarati davvero, ma per altri motivi, si trasformano in drag queen, dilatando i loro difetti,  debolezze, miserie morali e vuoti intellettuali, per dare  vita ad un misto di farsa e di tragedia, che ci diverte e ci immelanconisce nello stesso tempo.
Le fantastiche 6 eroine della compagnia Nina’s Drag Queens, vestite e truccate esageratamente, colorate e floreali, ci accompagnano in un mondo surreale e fantastico, per raccontarci la storia scritta da Cechov e messa in scena per la prima volta al Teatro d’ Arte di Mosca, diretto da Stanislavkij nel 1904. Ma nonostante il makeup, i costumi, il fatto di essere uomini vestiti da donne, la loro struttura imponente e nello stesso tempo fluttuante, leggera,  sembrano  aquiloni sul punto di volare via, scappando dalle mani degli spettatori, non c’è nulla di ridicolo o volgare, non cercano la risata gratuita né usano battute di facile rimando quotidiano o realistico.  Sono loro che popolano il giardino, fiori anch’essi, piante, alberi dai lunghi rami, dalle profonde radici, ma che qualcuno vuole abbattere per fare spazio a lotti edificabili. La loro natura verrà violata, trasformata, un po’ come fanno le drag queen, uomini che si vestono da donna ma non per fare il verso alle donne, per imitarle nel peggiore dei modi  ma per esserlo davvero, almeno sulla scena: una vera reincarnazione artistica. Questo è quello che le Nina’s Drag Queens ci comunicano e noi lo percepiamo, godendo ogni momento dello spettacolo.
Cechov rimane Cechov, ma si trasforma in un cabaret espressionista,  in uno spettacolo di vaudeville, affinato dalla bravura delle protagoniste, che recitano, cantano e ballano magnificamente, sotto la direzione  di Francesco Micheli. Stupenda la scena finale della canzone russa eseguita sulle  sedie,  quelle sedie che rappresentano l’incapacità di andare, di muoversi, di agire  per salvare il giardino dalla messa all’asta e dalla conseguente vendita.  Le parole delle canzoni cantate in playback, che spaziano da Battisti, a Mina, alla Martini alla Carrà, alle opere di Verdi, suppliscono molte volte alle parole recitate raggiungendo lo scopo di alleggerire la tragedia e di impreziosire la farsa. 
Storia di personaggi volubili e stanchi,  Ljuba, la madre, è la protagonista della storia e reduce da un viaggio a Parigi, si trova di fronte alla perdita della gioventù, dell’amore, della sua proprietà e non può allora che avere la nostra pietà e la nostra simpatia. E intorno a lei si muovono le figlie, le governanti, il cameriere, tutti accomunati dall’attaccamento a quel giardino che li ha visti crescere, amare, filosofare. Ma ora che la borghesia sta scalzando l’aristocrazia, ormai priva di forza e di peso, destinata ad essere relegata ai margini della società, tutti sono costretti a lasciarsi alle spalle il passato, per ricominciare una nuova vita. Se mai ci riusciranno.
La scenografia che porta la firma dell’Accademia di Brera,  è fatta di oggetti che  ondeggiano nello spazio, piovono dal cielo piatti, brocche, giornali, sedie, un carrello del supermercato, innevato, rappresenta una carrozza che avanza sulla scena portando una figura fantasmatica,  e tutto è destinato a scomparire, a lasciare il passo ad altro, ad altri.
La consapevolezza di essere giunti alla fine si maschera di rossetto, di occhi bistrati di azzurro e di verde carico, di tiare floreali che impreziosiscono le parrucche,  di scarpe con i tacchi a spillo, di costumi ricamati, nel tentativo  di beffare la morte, quando si presenterà. E non è quello che vorremmo riuscire a fare tutti?
“La vita è passata e non me ne sono nemmeno accorto” dice il maggiordomo Firs, chiudendo il bello spettacolo che  non è solo entertainment ma intelligenza, bravura e, naturalmente, passione.  

Daria D.


Il giardino delle ciliegie
Da Il Giardino dei ciliegi di Anton Čechov - adattamento e regia di Francesco Micheli - traduzione
Fausto Malcovati - con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò - scene Clara Storti, Selena Zanrosso - costumi Giada Masi - luci Giulia Pastore – audio Giuliana Rienzi - assistente alla regia Luisa Costi - una produzione Nina’s Drag Queens - in collaborazione con Atir Teatro Ringhiera e Accademia di Belle Arti di Brera, Biennio Specialistico in Scenografia Teatrale - coordinamento prof.ssa Grazia Manigrasso

produzione Nina’s Drag Queens

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