Teatro Delfino, Milano.
11,12,13 e 18,19,20 marzo 2016
In “Danny e il
profondo blu, una danza apache” di John Patrick Shanley con la regia di John R.
Pepper, Edward Hopper incontra Charles Bukowski, nel solito bar notturno dove i poveracci ci vanno per dimenticare le loro miserie ma
vengono sopraffatti, quasi messi a tacere dall’aspetto too loud and frantic della performance e si perde così quella
poesia esistenziale che troviamo con tanta forza, e anche tanti silenzi, nei
quadri e nelle pagine indimenticabili dei due artisti.
La storia è
quella di due anime che vagano nella
notte, lei, Roberta balla da sola al ritmo ipnotico e martellante della bella
musica dei Pepper Brothers e che ci dispiace non essere stata di commento anche
durante lo spettacolo, non solo come tema introduttivo e finale, sicuramente
avrebbe potuto supplire, in certi casi, a momenti di concitazione e di
esagerazione e lui, Danny, il “cattivo”
incazzato con il mondo, e che sembra vivere solo per “fare a botte”. I due
scontrano le loro esistenze hopeless in un bar per nottambuli e tra
insulti, botte, bevute e qualche confidenza scottante, usciranno insieme, come
da copione. Storia non certo originale, in stile “dannati del Bronx” o “Fight
Club”, anche se spuntano le origini siciliane dei due, sono loro a dichiararlo,
noi non lo avremmo mai immaginato anche
perché a volte ci pare di sentire qualche verbo romanesco come “zompare” forse
dovuto all’adattamento di Enrico Vanzina e un po’ di cadenza capitolina
dell’attore. Un bel “minchia” l’avremmo accettato e preferito, qua e là,
piuttosto che il superabusato c…

I costumi anch'essi
molto adatti, vissuti, lacerati, a parte
i boxer di Danny, un po' troppo stylish.
Gli attori, Laura
Anzani e Leonardo Sbragia sono bravi ma sempre due note più in alto del
necessario, mancano di qualche cambio psicologico che avrebbe dato loro un
momento di riposo dalla fatica di tante esplosioni emozionali.
E il tatuaggio
dell’attrice che nella stupenda foto della locandina di Paolo Morello, tanto
sensuale quanto dannata, è messo in primo piano, se è stato disegnato per lo
spettacolo, allora come mai Danny non se ne accorge mai, non è curioso di
sapere da Roberta il perché di quel pesce che sbuca dall’incrocio delle sue
natiche, anche lui proveniente da quel
“profondo blu” dove i due sono annegati, a forza di botte, di amore sbagliato,
di notti passate al freddo, di sporcizia interiore, di ignoranza, di mancanza
di tutto?
Ma l’amore li salverà davvero? Qualche dubbio
ci rimane. Senz'altro dimentichiamoci il “...e vissero felici e contenti”.
Daria
D.
Danny e il profondo blu, una
danza apache di John Patrick Shanley
regia di John R.Pepper
con Laura Anzani e Leonardo Sbragia
traduzione Leonardo Sbragia
adattamento Enrico Vanzina
scene e costumi Mela
Dell'Erba
luci Patrick Boggero
musiche originali The Pepper
Brothers
realizzazione costumi e
oggetti di scena Raffaella Mattioli e Ricchezza Falcone
assistente alla regia
Stefania Galatolo
assistenti alla scenografia
Fabrizio Pace e Giuseppe Di Maria
assistente disegnatore luci
Marianda Geloso
fight coreographer Alberto
Barbi
trucco Stefania Galatolo
foto manifesto Paolo Morello
foto di scena Gabriele Lentini
si ringrazia Vicky Gitto
una coproduzione YARE
produzioni/MERENDA
The two actors are really great but they lack some psychological changes and emotional explosions.
RispondiEliminaDanny e il profondo blu, una danza apache di John Patrick Shanley
RispondiEliminaregia di John R.Pepper
con Laura Anzani e Leonardo Sbragia
Ogni film https://cineblog01.vet/commedia o opera teatrale, potrà sempre piacere o meno.
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