18 febbraio, 2016

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE: storia di due donne tormentate dalla mafia. Di Flavia Severin


Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42/44, Roma. Dal 9 al 21 Febbraio 2016

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE è un monologo profondo e toccante dedicato a Lea Garofalo, donna forte e coraggiosa, uccisa dalla ‘ndrangheta per essersi opposta ai meccanismi mafiosi.
E’ stato proprio il suo compagno nel 2009 cheha spento in modo cruento e ancestrale la sua luce, la sua anima di donna e di mamma che ha protetto la figlia da un mondo sporco e senza scrupoli come quello della mafia. E così, all’età di 35 anni Lea muore, lasciando alla figlia Denise (nello spettacolo Sara) una lettera, eredità del suo personale messaggio di vita che le vuole lasciare.

Nella rappresentazione teatrale, Federica Carruba Toscano interpreta la figlia di Lea, esprimendoi suoi sentimenti a tratti con estrema delicatezza, a tratti con rabbia e il dolore per il suo passato tormentato e per il suo presente pieno di scheletri e nostalgie.
E’ inoltre il suo rapporto con la madre e la sua vita piena di fughe e di sacrifici per scappare e mettersi in salvo dalla perenne minaccia mafiosa che vengono fuori. L’attrice scopre le sue carte sfortunate sul palcoscenico, si scopre umana e fallibile, ci mostra i suoi sensi di colpa per non aver impedito alla madre di fidarsi di suo padre, colui che l’ha uccisa con una crudeltà immensa. Federica riesce a farci sentire il suo risentimento, come anche il suo amore per Lea, perché “la nostalgia è diventata più forte del dolore” tanto che il ricordo della sua risata è rimasto limpido e intatto nelle sue orecchie e che la fa sorridere e piangere allo stesso tempo. Un pezzo di lei è morto con la madre e non tornerà mai più, ma la forza di una donna che ha sofferto ed è ripetutamente caduta, ma che si è sempre rialzata e continua a farlo è una forza prorompente che fa di lei un modello di donna da seguire.

Anche la scenografia aiuta a immergersi nell’atmosfera calabrese e nello stato d’animo della protagonista: palcoscenico a sfondo blu, increspaturecomeil mare turchese della Calabria e profumo di forno acceso e di dolcealle arance, quelloche la madre le preparava a colazione con ingredienti semplici. Stavolta invece è lei stessa a prepararlosul palcoscenico per noi, come un rito per sentirsi a casa, come per ritornare alla sua infanzia, per dipingere il ritratto delle loro vite che si sono perseai margini del mondo alla ricerca di un nascondiglio sicuro.

Un’interpretazione dolce nel suo essere commuovente,ma tagliente come la ferita aperta di una figlia a cui è stata strappata la madre e a cui è stata rubata una vita felice alla luce del sole.
Un monologo scritto mettendo insieme, con estrema maestrìa, fatti accaduti, processi in Tribunale e condito da una variegatura di sentimenti umani che delineanoperfettamente le due donne, oggetto di questo spettacolo.

“Non desiderare mai che una spugna cancelli il passato perché non esistono solventi per il dolore. Puoi solo attraversarlo e capovolgerlo e, se puoi… cerca di salvare sempre quello che l’amore, qualunque amore, è stato in grado di farti fare.”

Lea Garofalo

Articolo di Flavia Severin


Dal 9 al 21 Febbraio 2016,Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42/44, Roma
Diaghilev in collaborazione con Fiore & Germano 
di Mirella Taranto
con Federica Carruba Toscano
adattamento e regia Paolo Triestino
scene e costumi Lucrezia Farinella

luci Gabriele Boccacci

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