05 dicembre, 2015

Simona Mancini. Attrice per vocazione, non per scelta. Intervista di Stefano Duranti Poccetti


Ho incontrato l’attrice Simona Mancini a Cinecittà, appena tornata da un provino. Mi ha parlato di sé, della sua formazione, della sua carriera e dei suoi progetti futuri. Ascoltiamola.

Simona, puoi parlarmi un po’ di come è nato il tuo amore per l’Arte attoriale e della tua formazione?

Nasco attrice e non dico a caso “nasco”, perché per me attori si nasce, non si diventa. Sono stata educata ad andare a teatro e al cinema fin da piccola, grazie a mio padre, persona molto colta. Pensa che già da piccola, quando andavo a Teatro, gli dicevo: “Papà, non voglio stare dalla parte dello spettatore, voglio stare sul palcoscenico”. Fin da piccola insomma avevo le idee chiare, tanto è vero che quando leggevo mi capitava spesso di declamare e mi facevo addirittura le interviste da sola, come se fossi una diva!  
A 18 anni poi mi sono diplomata e avevo intenzione d’iniziare seriamente il percorso di attrice. Fui messa davanti a una scelta: “O studi o lavori.” e io decisi, grazie al mio carattere ribelle, che come lavoro volevo fare l’attrice, nonostante le difficoltà, visto che in Italia ancora si fa fatica a considerare un attore in quanto lavoratore. Così ho iniziato a studiare con vari Maestri e uno di questi, Ruffini, a cui dissi: “Io non voglio fare l’attrice, io sono un’attrice!”, mi rispose che io potevo essere la nuova Eleonora Duse.

Così, dopo la formazione, inizia la tua carriera…

Sì, recitando ruoli in piccole compagnie teatrali, lavorando anche in cortometraggi e in televisione. Poi, nel 2011, mi si presenta l’occasione della svolta, visto che vengo scelta come protagonista del mio primo, e fin qui unico, lungometraggio: “Tutti a Ostia Beach”. Mi ricordo benissimo il giorno del provino, era al Brancaccio. Dovevano scegliere in realtà una comprimaria, perché i protagonisti c’erano già, ma quel provino andò talmente bene che mi presero come protagonista. Mi chiesero di fare una coatta romana; inizialmente la cosa mi prese alla sprovvista, ma poi chiesi una gomma da masticare e cominciai a fare il meglio che potevo, masticando e gesticolando… mi presero! Ero protagonista insieme ad Alvaro Vitali!

Immagino la tua gioia, anche se so che poi c’è stata una delusione…

Infatti ero molto felice e una volta pensa che andai anche al cinema a vederlo da spettatrice, camuffandomi tra il pubblico. Poteva essere un grande trampolino di lancio, ma purtroppo non fu così, perché ci furono dei problemi mai chiariti. Noi attori non fummo pagati e il film si volatilizzò dopo circa un mese, quindi per me questo rappresenta sia una grande soddisfazione, come del resto un grande rammarico.

In generale, hai interpretato più ruoli comici che tragici. Preferisci i primi ai secondi?

Per me è abbastanza indifferente interpretare ruoli comici o tragici, l’importante è emozionare. Per la mia fisicità mi è capitato spesso di fare la bonona un po’ svampita, ma non è facile, perché svampita non lo sono o almeno spero di non esserlo. In “Rumori Fuori Scena” di Simon per esempio ero Claire, il personaggio più superficiale. Mi sentivo molto diversa da lei, però mi piacque molto recitarla, proprio perché ha dei lati che per certi aspetti vorrei avere, lati che a volte le rubo e che riporto anche nella vita di tutti i giorni.

Per quanto riguarda i ruoli tragici, invece, ho interpretato in Teatro “Lo stupro” di Franca Rame, un’esperienza emotiva veramente intensa e uscire da teatro e vedere le persone in lacrime che ti ringraziano per l’emozione ha qualcosa che non può essere espresso a parole. Con quel testo volevo dimostrare a me stessa che potevo interpretare uno spettacolo tragico al cento per cento e ci sono riuscita.

A parte Teatro e cinema, dimmi qualcosa sulle tue esperienze televisive…

Per quanto riguarda la televisione, ho lavorato, per dirla una su tutte, per Nuvolari, dove interpretavo la moglie di uno dei giganti del wrestling, che non è solo uno sport, ma una vera e propria forma di spettacolo, dove ci vuole una preparazione fisica e performativa notevole.

Non è un mondo facile quello dello spettacolo, dove a volte molte strade rimangono precluse.

Purtroppo è vero, non è un mondo facile, esiste molta raccomandazione ed esiste una casta dove è complicato entrare. Per gli stessi registi emergenti non è semplice, perché possono produrre film soltanto se hanno proprie facoltà economiche. Nonostante questo non demordo e credo nella meritocrazia. Purtroppo ci sono molte persone che si accostano a questo mondo solo per l’ambizione di emergere e non per l’amore dell’Arte, ma sono sicura che alla fine l’Arte trionfa sempre.

Parlami dei tuoi progetti imminenti…

Ultimamente ho finito di girare un cortometraggio, comico e che mi piace molto. Spero che finisca la post produzione al più presto per poterlo portare in giro; secondo me può funzionare, è geniale!
Ho inoltre scritto io stessa un cortometraggio, di cui non voglio svelare molto se non che è presente un bel colpo di scena finale, cortometraggio del quale curerò anche la regia. Spero inoltre di riprendere a breve la mia trasmissione radiofonica “A tu per tu”, in onda su una web radio e su digitale terrestre, dove incontro personaggi famosi dello spettacolo e anche artisti emergenti. Mi piace molto questo ruolo d’intervistatrice, all’inizio non pensavo di esserne adatta e che mi sarebbe piaciuto così tanto. Al momento inoltre vi aspetto al Teatro Petrolini per “Matrimonio per Tre”, una commedia divertente ed esilarante. Finita questa esperienza sono già stata inoltre scritturata per un testo impegnato di Pirandello.

Infine, chi è Simona lontana dal palcoscenico?

A volte mi sveglio con l’idea di andare in palestra o di uscire a guardare i negozi. In realtà appena accendo il computer non posso fare a meno di leggere i copioni che mi mandano. Insomma, quando non sono a Teatro penso comunque al Teatro.


Curata da Stefano Duranti Poccetti

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