14 ottobre, 2015

“THE MARTIAN”, STORIA DI UN ROBINSON CRUSOE DELLO SPAZIO. Di Francesco Vignaroli



Cortona, Cinema Teatro Signorelli. Domenica 11 ottobre 2015

“QUESTO E’ LO SPAZIO. E NON COLLABORA!”  (Mark Watney / Matt Damon, dal film)

Dopo il deludente Exodus, uscito lo scorso inverno, Ridley Scott si riscatta tornando alla fantascienza, il genere che forse gli ha dato più soddisfazioni (Alien, Blade Runner), con Sopravvissuto – The martian, tratto dall’omonimo romanzo di Andy Weir. Il film segna il “ritorno nello spazio”, stavolta nel ruolo principale, anche per il bravo Matt Damon, reduce dalla partecipazione al meraviglioso Interstellar -di cui ci siamo occupati a suo tempo, era il novembre 2014- di Christopher Nolan.

Marte. A causa di una violentissima tempesta l’equipaggio della navicella Hermes è costretto all’abbandono della missione Ares 3Durante la precipitosa fuga dalla base spaziale l’astronauta e botanico americano Mark Watney, colpito da un detrito, perde i sensi. Dopo una breve e vana ricerca i compagni, credendolo morto, lasciano il pianeta prima che la navicella subisca danni irreparabili, ma in realtà Watney è riuscito incredibilmente a salvarsi. Rimasto completamente solo sul “pianeta rosso”, l’astronauta ingaggia una disperata lotta per la sopravvivenza contro il tempo e contro le avversità di Marte, sfruttando al massimo le sue conoscenze e le incalcolabili potenzialità dell’intelletto umano. La sua intelligenza, la sua tenacia e un fortissimo istinto di sopravvivenza lo portano a ottenere risultati eccezionali: riesce a coltivare patate in una serra di fortuna e, soprattutto, riesce a stabilire un contatto con gli uomini della NASA sulla Terra che, in collaborazione con l’agenzia spaziale cinese e con i compagni superstiti dell’Hermes, mettono a punto un incredibile piano di salvataggio del “naufrago”…




The martian è, nel solco del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, un appassionato e ottimistico elogio dell’ingegno e dell’intraprendenza dell’uomo, ovviamente in chiave fantascientifica. Per la precisione, si tratta di un doppio elogio: quello dell’eroe solitario (non per sua scelta) Watney, così attaccato alla vita da inventarsi l’inverosimile per sopravvivere, e quello dei vari uomini (scienziati, membri della Nasa, astronauti…) impegnati nell’altrettanto inverosimile missione di riportare il sopravvissuto a casa. Sottotraccia, il film ribadisce anche l’importanza del motto “l’unione fa la forza”, con annesso messaggio politico all’insegna della distensione (la determinante collaborazione Usa – Cina); il tutto, mantenendo ampiamente sotto la media delle produzioni di questo tipo, e quindi rendendolo più che sopportabile, il livello di retorica yankee. Considerazioni ideologiche a parte, il film ha una struttura narrativa solida e senza cedimenti, dove non mancano momenti di autentica suspense.
Impeccabile la realizzazione tecnica, con un inevitabile sguardo al modello imperituro stabilito da Kubrick in 2001 Odissea nello spazio, il film che, a dir poco, ha indicato la strada al cinema di fantascienza dagli anni ’70 in poi.
Originale e divertente la scelta di utilizzare la discomusic anni ’70 come colonna sonora (gli ABBA di Waterloo, l’immancabile Hot stuff di Donna Summer e perfino gli O’Jays di Love Train nel finale), senza dimenticare la più che “in tema” Starman di David Bowie.
Nel ruolo del direttore della NASA ritroviamo Jeff Daniels.

Francesco Vignaroli

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