12 ottobre, 2015

Suonala ancora, Bombe. Memorie di una elefantessa a Milano Di Marta Nijhuis. Regia di Paolo Bignamini. Di Daria D.


Teatro Oscar, Pacta dei Teatri, Milano. Dal 9 a l' 11 ottobre 2015

Un elefante che vola! Questo è quello che Arduino Terni, aviatore, cercatore di animali esotici da portare nei circhi e nelle fiere d’Europa,  deve aver esclamato vedendo l’elefantessa Bombay sollevata in cielo da grosse funi, per essere imbarcata a bordo del piroscafo Ilda, che l’avrebbe portata lontano, tanto lontano dalla sua India, per approdare allo zoo di Milano.
Sembra una favola o un racconto di Salgari, la storia di Bombe, chiamata confidenzialmente così dai milanesi, al suo arrivo allo zoo dei giardini pubblici di Via Manin, nel lontano 1939.
E’ una storia milanese, della Milano dei giorni innocenti, anche se alla vigilia della seconda guerra mondiale, perché, pare impossibile ma è proprio così, il tempo passato è quasi sempre avvolto da nostalgia, da ricordi piacevoli,  da una patina di malinconia, come una nebbia, in cui entriamo e da cui non vorremmo più uscire. Forse perché ricerchiamo gli anni perduti della giovinezza.
Questo spettacolo è un po’ addentrarsi  nella nebbia di Milano, cercarsi per come eravamo, per quello che ci faceva ridere, sorridere, anche impaurire, risentire la melodia dell’organetto suonato da Bombe, con i suoi occhialoni bianchi, lei, un gigante temuto ma anche ricercato da grandi e piccini, cui tendeva la proboscide, come una  “pargoletta mano”,  per avere noccioline e soldini.
E intorno a lei, il custode Pasquale, il direttore Augusto Molinar, cacciatore e studioso,  la moglie Maria, i leoni, i coccodrilli, le giraffe, gli orsi, e tutto il mondo che popolava lo zoo di Milano che chiuse nel 1992 per ragioni che possiamo immaginare, magari non accettare, forse non condividere. Pezzi di città e di storia che se ne vanno, perché la modernità è stabilire regole non più legate al sentimento, alla spontaneità, alla buona fede, ma a torto o a ragione, va accettata:  la storia va avanti.
E allora, ben vengano spettacoli come questo diretto da Paolo Bignamini e recitato-raccontato da Mario Cei, che ripercorrono la storia passata, come questa di Bombe, elefantessa “musicante e ginnasta” strappata alla sua terra e portata su una terra a lei ignota e lontana, per divertire la gente. Ma non è quello che fanno anche gli uomini quando cambiano terra, costretti da ragioni di sopravvivenza? E se Bombe fosse rimasta nella sua terra, sarebbe forse sopravvissuta fino al 1987 o sarebbe morta uccisa da un cacciatore senza scrupoli per strappargli le zanne e venderle a caro prezzo? Chi può dire tutto ciò?
Quello che possiamo dire, è che lei qui divenne un’eroina amata e, per la sua imponenza, i suoi barriti, la sua proboscide vorace,  anche temuta dai bimbi milanesi che però andavano ugualmente a vederla girare la manovella dell’organetto, e allora la musica si sprigionava, malinconica, delicata, per le strade della città.
Lo spettacolo, basato sul libro di Maria Nijhuis, è poetico e garbato, favolistico e immaginifico, anche la video installazione di Ahura-Mazdā contribuisce  a dare alle parole  un’ atmosfera onirica,  da teatrino delle ombre, ombre che colano e calano sullo schermo del passato e della memoria.  E anche se si parla di guerra, di bombe vere, di rovine, di morte, lo spettacolo ha un sapore irreale che ci delizia e che ci cala in un mondo che non c’è più. E, almeno per un po’, ha la capacità di  trasportarci su,  in cielo, facendoci volare, come successe a  Bombe, verso quella terra lontana, esotica, e poi atterrare in una a noi più familiare.
Ora, la sua storia, così legata a Milano,  la  possiamo solo rivivere, per non dimenticare, per ricordare, per continuare a sognare, almeno per un po’. E poi l’organetto tornerà muto e così la nostra memoria.

Daria D.


Suonala ancora, Bombe. Memorie di una elefantessa a Milano
Di Marta Nijhuis. Regia di Paolo Bignamini
Con Mario Cei
Video-installazione di  Ahura-Mazdā (Anna Caterina Dalmasso e Marta Nijhuis)
Musiche originali di Le Jacobin (Jacopo Bodini)
Aiuto regia Francesca Barattini
Organizzazione Carlo Grassi

Produzione ScenAperta Altomilanese Teatri

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