22 ottobre, 2015

SI CHIUDE LA RASSEGNA "AUTUNNO DANZA 2015" AL TEATRO SAN CARLO: SOLD OUT PER "CARMEN SUITE" CON SVETLANA ZAKHAROVA. Di Andrea Arionte


Napoli, Teatro San Carlo. Dal 13 al 14 ottobre 2015

Foto Francesco Squeglia
Giunta al suo sesto anno, lo scorso 20 ottobre si è conclusa Autunno Danza 20XV, la consueta rassegna che il Teatro San Carlo di Napoli dedica al balletto e all'arte coreutica.
Tra i titoli in programma primo fra tutti l'Otello di Fabrizio Monteverde, riproposto per la seconda volta in quest'anno con la coppia Perez- Toromani.
La kermesse si è chiusa con il Gala della Scuola di Ballo che ha reso omaggio ad Anna Razzi, già ètoile del Teatro alla Scala e direttrice della scuola partenopea per ben venticinque anni, la quale, per effetto del Decreto Madia, a breve cederà il posto dirigenziale all'ex-danzatore del Ballet National de Marseille Stéphane Fournial.

Foto Francesco Squeglia
Al Gala hanno preso parte oltre agli allievi dei corsi accademici, interpreti di  coreografie tratte dal repertorio classico della scuola e di lavori contemporanei, anche vecchi diplomati oggi stelle della danza internazionale, come l'ètoile Giuseppe Picone che ha  eseguito Carmina Burana, un assolo da lui stesso creato su musica di Carl Orff, ed il primo ballerino ospite Alessandro Macario. Quest'ultimo ha danzato sia con la stessa Anna Razzi (dama di gran classe in lussuoso abito scuro) il Valzer dal Gattopardo su coreografie di Fabio Gison, sia in coppia con la giovane e talentuosa Luisa Ieluzzi ─ danzatrice col dono della pura bellezza ─ Expression, l'elettro-pas de deux di spirito forsythiano coreografato da Edmondo Tucci, meritando una clamorosa standing ovation.
Ma il sold out assoluto del festival, contornato da enorme successo di critica, non poteva che spettare al ritorno in terra campana della beniamina per eccellezza del pubblico sancarliano: l'astro del Bolshoi Svetlana Zakharova, ammirata nelle scorse stagioni in celebri titoli di repertorio quali Don Chisciotte e Giselle.

Foto Francesco Squeglia
Nelle serate del 13 e del 14 ottobre il Lirico napoletano ha ospitato l'allestimento del Maggio Musicale Fiorentino, con le scenografie ed i costumi di Boris Messerer appositamente ideati per la versione della Carmen di Georges Bizet coreografata da Alberto Alonso.
Con il titolo Carmen Suite,  il co-fondatore dell'attuale Balletto Nazionale di Cuba, volle creare nel non lontano 1967 una pièce adatta al brillante carisma ed alla forte tecnica della più grande ballerina dei tempi moderni, Majia Plisetskaja, scomparsa lo scorso maggio all'età di novant'anni.
Le musiche furono riadattate da Rodion Shchedrin, marito della danzatrice russa, il quale ne stravolse gli arrangiamenti per costruire l'ideale partitura di quello che ancora oggi è considerato un alto esempio di balletto sovietico-cubano.
Sul palcoscenico del Massimo, l' ètoile ucraina del Teatro alla Scala ha infiammato letteralmente la scena. Regalando al pubblico una Carmen maliziosa e vivace, accattivante negli sguardi, a volte spregiudicata, ma al contempo delicata e dolce nel viso, la Zakharova ha sfoggiato uno stile ed un'eleganza magnetici, soprattutto negli infiniti allungamenti delle gambe e nel portamento fiero tipicamente ispanico, che certamente la annoverano fra la rosa degli artisti poliedrici e leggendari, riscattandola dallo sterile appellativo di "cigno" del ballet romantique.
Ad animare la cornice scenografica pensata dall'estro contemporaneo di Messerer, il corpo di  ballo del real teatro, ricco di elementi sempre più preparati tecnicamente ed artisticamente, il quale ha  danzato variazioni di gruppo con precisa sincronia, dimostrando di possedere un'energia travolgente in sintonia con la tormentata trama ispirata all novella di Prosper Mérimée .
Il pubblico, ritrovatosi catapultato in un'arena circolare e trionfale, coronata da alti seggi inquisitori simboli del severo giudizio morale, ha assistito alle vicissitudini del triangolo sentimentale fra la seducente e sfrontata zingara ed i suoi due amanti: Don José ─ un Denis Rodkin dalle fattezze troppo delicate per  tale ruolo ─  ed il toreador Escamillo, interpretato da Michail Lobukhin, primo ballerino del Bolshoi esteticamente poco "mediterraneo" ma decisamente convincente nella parte per gli accenti spigolosi e rapidi dei suoi movimenti.
Foto Francesco Squeglia
Merita menzione la danzatrice Alessandra Veronetti nel ruolo del Destino/ Toro, che nonostante   pochi momenti di incertezza tecnica e di estensione del corpo, ha vestito i panni di un personaggio astratto complesso, curando la leggibilità delle seuenze coreografiche, la gestualità e la pulizia delle linee.
In entrambe le serate dell'evento, ad anticipare il capolavoro di Alonso e creare un legame, la prima creazione commissionata dal Massimo al Maître de Ballet della compagnia Lienz Chang, un quadro di apertura della durata circa di quindici minuti intitolato Spanish Dance & Concert.
Una composizione coreografica stutturata su passi a due e quintetti, incentrata sull'estetica della danza fine a se stessa e sul gioco del virtuosismo tecnico, combinando elementi del balletto accademico a stilizzazioni contemporanee delle tipiche danze spagnole. Il tutto  sulle accantivanti musiche di Jules Massenet, in un'atmosfera semi-gotica di luci ed elementi scenici, come a risvegliare grazie alla danza sentimenti di gioia anche all'imbrunire dell'autunno; del resto sembra essere proprio questo il messaggio ed il il leitmotiv della rassegna.
Sottili e  leggiadre come le modelle che le hanno indossate in punta di piedi, le vesti disegnate da Giusi Giustino, ricalcavano le perfette silhouette delle tersicoree di fila, creando piacevole contrasto e dinamismo visivo tra l'allegria degli scambi o dei passaggi, ed i decori floreari inseriti fra le cuciture, dalle tonalità rigorosamente autunnali.
Brillava in quei momenti la bravura di Salvatore Manzo, fenomeno delle pirouette e dell'elevazione.
Un'apertura di stagione di tutto rispetto insomma che preannuncia una programmazione fitta di balletti  ed ospiti speciali quest'anno in quel di Napoli, che ci auguriamo porti quest'arte e la compagnia del San Carlo sempre più verso la definitiva conquista del grande pubblico.

Andrea Arionte

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