25 settembre, 2015

La “Tosca” di Serena Sinigaglia al Teatro La Fenice. Un “terremoto” per parlare di un amore spezzato. Di Stefano Duranti Poccetti


Teatro La Fenice, Venezia. Domenica 20 settembre 2015

Una pavimentazione instabile, piena di crepe, come a voler prevedere un terremoto imminente, terremoto che preannuncia la tragedia, la tragedia della morte di due innamorati.
Una scena di Maria Spazzi sicuramente adeguata, una giusta metafora per parlare di “Tosca” e di un amore spezzato dall’arroganza del potere.
Troppo celebre l’argomento dell’opera pucciniana, ma non sarà inutile riassumerlo per rinfrescare la memoria. Si tratta di un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, rappresentata per la prima volta nel 1900. Siamo nella Roma del 1800, dopo il fallimento della Repubblica Romana, quando i sostenitori della repubblica e dei volteriani sono perseguitati dallo Stato Pontificio. Accade che il repubblicano Cesare Angelotti, fuggito dalle carceri, viene aiutato e nascosto dal pittore Mario Cavaradossi e dalla sua amante Tosca. Il barone Scarpia, capo della polizia pontificia, scopre tutto e, innamorato anche lui della donna, cerca di approfittare della situazione per averla, le promette infatti che se lei gli si concederà Mario sarà liberato. Tosca infine accetta, l’ordine di liberazione viene dato e, proprio nel momento che Scarpia sta per possederla, ella lo uccide con un coltello da cucina. In realtà si capisce che la promessa di Scarpia è fasulla e Mario viene realmente fucilato, come tutti gli altri prigionieri e la stessa Tosca si suicida, non immaginando una vita senza il suo amore.

Una scena in perenne terremoto quindi, che diventa a seconda l’atelier pittorico di Mario, il salotto di Scarpia, il carcere pontificio. Gli stessi elementi scenici fanno pensare a un paesaggio in rovina: così il cavalletto in equilibrio precario e la corrosa, semidistrutta cancellata del primo atto, così la tavola da pranzo di Scarpia nel secondo, a cui sono rimaste solo due gambe (nel terz’atto la scena si spoglia di oggettistica per rappresentare la desolazione delle carceri). E così, per rinforzare ancora di più quest’atmosfera di tragedia, il disegno luci privilegia l’ombra alla luce e gli stessi costumi di Federica Pionissi sono in linea con la tragicità del dramma.

Una regia ben collaudata quella di Serena Sinigaglia, ottimo lavoro, che, unito alla riuscita direzione orchestrale di Riccardo Frizza – pulita, emotiva, attenta agli accenti tragici senza trasformarli in patetici, attenta anche a farci sentire con chiarezza e limpidezza ogni singola nota pucciniana, che anche negli stessi recitativi è estremamente innovativa per l’epoca -, alla guida dell’Orchestra del Teatro La Fenice, dà luogo a un’interpretazione d’insieme corale e credibile.

Bene anche le voci, unica pecca è che la dizione Svetlana Kasyan, nel ruolo di Tosca, non è perfetta, la soprano però rimedia a questo difetto con una sonorità vocale attraente, con una discreta capacità teatrale e con una fisicità adatta all’impavido personaggio.  
Mario Malagnini è un credibile Cavaradossi, uomo di valori, fedele all’arte, all’amore, alla libertà e agli ideali repubblicani e ben interpreta, grazie a una voce che oscilla con sapienza tra i piano e i forte, tra lirismo e vulcanismo, un temperamento ribelle che non ha intenzione di piegarsi neanche davanti alla morte.
Al tenore e alla soprano si scontra il baritono Angelo Veccia, uno Scarpia viscido e ingannatore, una creatura demoniaca, infernale, che costringe i protagonisti a muoversi in un paesaggio terremotato e distrutto, da lui stesso creato. Una voce profonda e diabolica, perfettamente adatta per il ruolo dell’antagonista: è forse l’interpretazione di maggiore spessore tra le tre principali.  

In definitiva un’ottima “Tosca” quella vista alla Fenice, una “Tosca” che non arriva mai al patetismo e che tramite la metafora di un mondo in fase di distruzione, sa raccontare la storia di un amore spezzato.

Stefano Duranti Poccetti



PUCCINI "TOSCA"


Venezia: Teatro La Fenice
direttore: Riccardo Frizza
regia: Serena Sinigaglia
scene: Maria Spazzi
costumi: Federica Ponissi
durata complessiva: 2h45'Atto I: 0h45'intervallo: 0h25'Atto II: 0h40'intervallo: 0h25'Atto III: 0h30'DATA, ORA E TURNOACQUISTA
ULTIMO spettacolo:02/10/2015

  
personaggi e interpreti

Floria Tosca | Fiorenza Cedolins (29/8; 2, 13, 16/9)
                       Svetlana Kasyan (4, 20, 22, 25/9; 2/10)

Mario Cavaradossi | Stefano Secco (20, 29/8; 2, 13, 16, 22/9)
                                 Mario Malagnini (4, 20, 25/9; 2/10)

Il barone Scarpia | Marco Vratogna (29/8; 2, 13, 16/9; 2/10)
                                Angelo Veccia (4, 20, 22, 25/9)

Cesare Angelotti | Cristian Saitta
Il sagrestano | Enric Martinez-Castignani
Spoletta | Cristiano Olivieri
Sciarrone | Armando Gabba
Un carceriere | Giampaolo Baldin (29/8; 4, 16, 22/9; 2/10)
                         Enzo Borghetti (2, 13, 20, 25/9)
Un pastore | Maya Alzetta / Laura Franco
                         
maestro concertatore e direttore | Riccardo Frizza
regia | Serena Sinigaglia
scene | Maria Spazzi
costumi | Federica Ponissi

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Ulisse Trabacchin

Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio

con sopratitoli in italiano e in inglese

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

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