05 luglio, 2015

SEPE E LA SUA GENTE DI DUBLINO: UNO SPETTACOLO CORALE ED EVOCATIVO. Di Sara Bonci



Festival dei 2Mondi, Spoleto. 27 giugno/11 luglio 2015

L’eco della morte ti sussurra all’orecchio, l’immagine delle lapide del cimitero ti si impregna nella testa. Una ricerca quella di Giancarlo Sepe assolutamente legata allo spazio scenico e agli inquietanti luoghi che lo circondano. Non a caso la Chiesa di San Salvatore di Spoleto, dove è andato in scena il suo spettacolo presentato quest’anno al Festival dei 2Mondi, si trova vicino a un cimitero. Non a caso, tra tutti i racconti raccolti in “The Dubliners” di James Joyce, la scelta è ricaduta proprio su “Ivy day” (“Il giorno dell’edera”) e “The Dead” (“I morti”).
Onnipresente questa morte che si muove tra le lunghe navate della Chiesa, nella densa nebbia che offusca gli occhi di tutti i non-personaggi. Anime perse, schiave della propria cultura, della propria vita politica e religiosa, anime consapevoli di essere vittime della propria paralisi morale, anime che vogliono scappare verso una vita di speranza, ma la cui fuga è sempre destinata a fallire.
L’immobilità della prima scena diventa desiderio di ribellione, il tavolo ricoperto da fiori come se fosse una tomba diventa un candido banchetto, quei disgraziati dal volto grigio diventano borghesi che hanno voglia di bere e divertirsi. E poi, come in un cerchio senza fine, tutto torna come prima e i protagonisti accettano a testa bassa il loro destino di corpi freddi abbandonati sotto la neve.
Inconfondibile la mano registica di Sepe in questo lavoro, in cui la potenza dell’immagine convive con l’intensità delle musiche. Uno spettacolo suggestivo, che ti cattura e ti spinge in un mondo altro, fatto di luci colorate quasi psichedeliche e ombre, canti di angoscia, viaggi mai compiuti.
Chiedono aiuto i nostri dublinesi, ma non c’è risoluzione per loro. Provano a uscire dalla gabbia che loro stessi si sono creati, a soffocare il potere che li governa, rappresentato dall’uomo in frac e fascia azzurra (simbolo del Regno Unito), ma sono destinati a tornare sempre indietro nei loro passi. C’è solo un momento di speranza, che evoca ciò che storicamente accadrà pochi anni dopo la stesura del racconto da parte di Joyce, quello in cui il personaggio interpretato da Pino Tufillaro viene ricoperto da un’enorme bandiera irlandese verde, bianca e arancione: i colori della libertà.
Affascinante la coralità degli attori, sempre presenti, pieni di energia, la cui espressività mimica viene affiancata alla recitazione rigorosamente in inglese, per non tagliare mai il filo che ci lega alla realtà drammaturgica e storica.

Sara Bonci


THE DUBLINERS
di James Joyce
Part 1 15: THE DEAD
Part 2 12: IVY DAY

uno spettacolo ideato e diretto da Giancarlo Sepe
prodotto da Marioletta Bideri per Bis Tremila srl in coproduzione con Teatro Stabile D’Abruzzo
con la compagnia del Teatro La Comunità (in o. a.) Giulia Adami, Lucia Bianchi, Paolo Camilli, Federico Citracca, Manuel D’Amario, Giorgia Filanti, Federica Fruscella, Michele Galasso, Giulia Maulucci, Pietro Pace, Caterina Pontrandolfo, Francesco Sechi, Federica Stefanelli, Guido Targetti e con la partecipazione speciale di Pino Tufillaro
scene e costumi Carlo De Marino
light designer Umile Vainieri
elettricista Marco Laudando
musiche a cura di Harmonia Team
con la collaborazione di Davide Mastrogiovanni
ufficio stampa Cinzia D’Angelo
assistente di  produzione Francesco Anzalone
organizzazione Teresa Rizzo

distribuzione Bis Tremila Srl e Teatro Stabile D’Abruzzo

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