24 giugno, 2015

La vita come una canzone. Gianni Morandi: quando le canzoni narrano lampi del cuore che portiamo dentro le nostre anime per sempre. Di Giuseppe Sanfilippo


La musica è un’attività umana speciale che spesso percorre momenti delle nostre vite. A volte la musica è un inno di luce per la mente, un chiarore per riflettere; ci dà formazione, coraggio, ci aiuta a rialzarci dopo una caduta. La musica certe volte è un modello da cui prendere spunto. Tali parole non sono solo frutto di pensiero o riflessione, bensì un prodotto di sperimentazione in prima persona. La mia vita posso paragonarla a delle canzoni di Giannni Morandi, perché molte delle sue canzoni (come alcune di altri) mi hanno accompagnato nel cammino; la mia vita, come quella di un qualsiasi individuo, è stata ricca di emozioni positive e negative. Nella mia vita ho spesso incontrato, purtroppo, delle persone che mi hanno svalutato in modo profondo e brutale, in un contesto in cui ovviamente, quando le persone ti fanno del male ti trovi scoraggiato e non è facile non cadere. Molte volte sono caduto e un supporto di sostegno è stata una canzone proprio di Gianni Morandi,“Uno su mille”, un punto fondamentale che mi accompagna nel mio cammino.
La stessa, che in apparenza sembra sostenere che solo “Uno” ci riesce, in realtà sostiene una cosa diversa. Quell’ “Uno” sta infatti a indicare l’unicità di un singolo individuo, perché ogni singolo è un “Uno”. Grazie a questa canzone ho detto “Non credo a chi mi dice che sono finito, che non arriverò mai da nessuna parte” e così ho iniziato a contare su me stesso, a credere in me, a un uomo che aveva da imparare e da insegnare e che come tanti aveva in sé il suo “Uno”; come il personaggio della canzone non ho mai barato e così sono divenuto l’uomo che sono, smentendo chi diceva che non ero nessuno. Grazie ai miei dispiaceri ho fatto la conoscenza non solo della mia sensibilità, del mio sé, ma soprattutto la conoscenza del male e dei dolori umani. Ho concepito che attraverso dispiaceri e dolori si poteva partire per poter dare qualcosa che potesse aiutare il mondo e l’uomo a migliorare; attraverso dispiaceri nascono conoscenze, comprensioni e la possibilità di poter dare di più, come canta Morandi insieme a Tozzi e Ruggeri in “Si può dare di più”. Non c’è bisogno di essere un eroe, perché ogni uomo è un eroe, ognuno è uno su mille e proprio per questo può dare sempre qualcosa di più rispetto all’altro, qualcosa di diverso, perché non esiste un “uno” uguale all’altro, ciascuno ha un vissuto differente, con i suoi dolori e dispiaceri. Il dolore, un’emozione negativa che per ogni uomo dovrebbe raffigurare la possibilità di migliorare il presente per se stesso e per gli altri. Ho elaborato questo dai due successi del cantante e avevo solo 9 anni quando lo incontrai nel mio cammino per la prima volta. Mali e dolori che mi sono serviti per crescere, per scrivere la mia vita e da una parte per fortuna, perché altrimenti non avrei nulla da scrivere – cosa potrei scrivere se non avessi provato emozioni, positive o negative che siano?
Sostenevo questo e intanto crescevo con i miei sogni da realizzare, che nessuno ha mai potuto distruggere e abbattere, anche se c’erano coloro che li svalutavano, ma io intanto camminavo e come dice lo stesso Morandi nella sua “Canzone libera” “non mi risparmiavo, pronto a seguire… le volate del mio cuore” – crescendo a modo mio, di fronte alla vita, che è una canzone libera, libero di credere in ciò che voglio, là dove ci sono strade sempre di nuove; avventure che non ti aspetti, da scoprire solo da chi ha voglia di vivere veramente: “questa vita solo mia”, dice Morandi, qui in un mondo in cui il mio canto è libero qui nello stesso dove “nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto […] vola sulle accuse della gente…” ci insegna Lucio Battisti, perché il sentimento negativo che proviamo ci porta proprio ad accusare delle persone a volte; e non ci rendiamo conto che solo se ci facciamo afferrare dall’amore, questo “fa l’acqua buona”, come dice Ivano Fossati nella sua “l’amore fa”. “L’amore ci cambia la vita” dice Morandi, perché ci migliora, ci rende felici e ci fa stare bene.. l’amore non solo inteso come quello che unisce una coppia, ma anche inteso come quel sentimento universale che vive nei nostri cuori.
Insomma la musica, le canzoni ci accompagnano nelle nostre vite, contengono tratti delle nostre vite, a volte però ce ne accorgiamo più tardi. Infatti, certe volte ci sono delle canzoni che ci ricordano delle emozioni della vita che abbiamo vissuto prima e che fanno parte del nostro passato. Ad esempio, proprio una delle ultime canzoni di Morandi “Solo insieme saremo felici”,  mi ricorda un momento nella mia vita passata in cui ero “Io […] una foglia li sospesa […] che osservavo delle nuvole in cielo aspettando dei segnali...” – era l’attesa, la speranza dell’amore più grande della vita, che un giorno arrivò dandomi tanto, ma come la musica niente è eterno e così si cade ancora, ma non per questo bisogna avere timore, perché la vita non finisce. Mi è anche capitato di trovarmi pugnalato da chi era un grande amico, una pugnalata al cuore nel momento in cui hai bisogno proprio di avere un amico vicino; così ti trovi da solo, un lupo solitario, sì, perché in questi momenti dove ci sentiamo abbandonati da tutti ci sentiamo “lupi solitari”, come canta Ivana Spagna. Ogni male e angoscia sono strettamente personali e anche se gli altri possono comprenderlo, capirlo ogni male è personale, è per questo che “siamo lupi solitari con un grande cuore”. Cuore che non dobbiamo tenere in catene per farlo poi battere solo nelle nostre frustrazioni, portandoci a compiere violenze verso altri - anche se chi fa violenza è pur sempre un Uno e se non fai del male non permetti al ricevente di costruire. In un mondo in cui ogni vita è una canzone libera, che solo tu componi, una canzone libera che ti insegna, che ti istruisce a conoscere il tuo dolore, a prenderlo in mano e farne uno strumento per migliorare te stesso e il mondo. In sostanza ogni sofferenza va presa per farne un bagaglio di conoscenza e comprensione per aiutare gli altri, aiutando così anche se stessi. La sofferenza è indispensabile alla nostra vita, perché ogni sofferenza è parte di una storia, della storia di ogni individuo, senza la quale non esisterebbero gioie e dolori, senza la quale non esisterebbe una vita da raccontare in una canzone libera.
Ho scritto quest’articolo per dire “Grazie a tutti”: a chi mi vuole bene, a chi mi ha amato, a chi mi ha fatto del male, a chi mi ha insegnato ad andare avanti, a chi mi ha insegnato e rinsegnato l’amicizia, a Morandi che canta che “quando credi che sia finita un’occasione invece avrai”. Lo dedico a chi pensa e crede che per essere migliori si debba ferire il prossimo, a chi si mostra possente, quando invece è molto fragile. Lo dedico alle loro vittime, che sono fragili, di una fragilità di cui certe persone si approfittano. Lo dedico a chi non crede a se stesso, a chi vede negli altri dei grandi senza accorgersi che in realtà quello che vede è solo se stesso: l’altro, chi ti sta di fronte, è solo uno specchio falso in cui ti specchi.  

Giuseppe Sanfilippo


3 commenti:

  1. Sei un grande uomo Giuseppe. Ti meriti tanto nella vita.

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  2. Chi ti conosce sa bene cosa hai passato e sa bene che sei un esempio, un modello da cui imparare

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  3. Un uomo che a fatto delle sue sofferenze un'alternativa per aiutare gli altre. Un uomo che dal dolore e nato un grande filantropo: Sei unico Giuseppe e questo fa di te un grande filosofo consulente e un grande professionista

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