21 aprile, 2015

GIUDIZIO E PREGIUDIZIO. Di Greta Salvi


Milano, Teatro San Babila. Fino al 19 aprile 2015

La cornice di Dodici uomini arrabbiati, in scena fino al 19 aprile al Teatro San Babila di Milano, è quella di un giallo giudiziario. Protagonisti, i componenti di una giuria: dodici uomini, molto diversi tra loro per età, estrazione sociale, carattere e mentalità, chiamati ad esprimersi sulla colpevolezza o l’innocenza di un diciottenne accusato di parricidio.
Le prove dell’accusa appaiono inconfutabili, i testimoni attendibili; il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte del ragazzo sembrano già scritti.
Ma il Giurato numero 8 si oppone a una condanna frettolosa: solo contro tutti, egli pone domande, solleva ragionevoli dubbi, rifiutandosi di mandare un giovane sulla sedia elettrica senza aver esaminato tutti gli elementi.
Dubbio dopo dubbio, le certezze dei giurati vacillano e dietro la millantata aderenza ai “fatti”, emergono pregiudizi radicati e convinzioni individuali.
Il dramma è ispirato a un’esperienza personale dell’autore, l’americano Reginald Rose, che lo scrisse un mese dopo essere stato convocato dal tribunale di New York come giurato, in un caso di omicidio. Tutto si svolge nella camera di consiglio della giuria: un ambiente sigillato, reso ancora più claustrofobico dal caldo soffocante di una giornata estiva e dalla cappa di un temporale incombente. In quella stanza chiusa, è radunato un microcosmo tutto maschile, specchio di una società, delle sue meschinità e dei suoi valori. Alle esplosioni di rabbia e impazienza, si alternano richiami alla democrazia e appelli alla responsabilità, fardello e privilegio di una società che vuole definirsi civile.
Nessuno dei personaggi è designato con un nome proprio: i giurati vengono identificati con un numero, le parti in causa e i membri del tribunale con appellativi (“il ragazzo”, “il padre”, “la vicina”, “il giudice”, “l’avvocato”). Ciò dà alla vicenda rappresentata un carattere universale: scritto negli anni Cinquanta, Dodici uomini arrabbiati mantiene la sua attualità.
L’unità di tempo e di luogo dà al testo una staticità inevitabile, ma il cast, guidato da Marco Vaccari, che firma la regia e ritaglia per sé il ruolo chiave del Giurato n. 8, riesce a non scivolare nella monotonia. Al momento opportuno, la tensione sale, mentre una sapiente gestualità scandisce l’immobilità forzata, contribuendo a caratterizzare ciascun personaggio.

Greta Salvi


Autore: Reginald Rose
Regia: Marco Vaccari
Genere: drammatico

Cast: Mario Mesiano, Alessandro Conte, Manuela Annovazzi, Francesco Parise, Giuseppe Malacalza, Marino Zerbin, Sonia Grandis, Marianna De Fabrizio, Giosiana Barisione, Simone Barbato, Andrea Schiavi e Marco Vaccari

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