12 febbraio, 2015

IL VISITATORE: un dialogo tra Dio e l’uomo. Di Sara Bellebuono


Teatro Auditorium, Trento. Dal 23 al 25 gennaio 2015

Dal 23 al 25 gennaio 2015 anche il pubblico trentino è stato ammaliato dal toccante spettacolo di Valerio Binasco, Il visitatore, la commedia che Eric-Emmanuel Schmitt scrisse nel 1993 e che gli fece vincere ben 3 premi Molière. L’opera è ricca di spunti filosofici e tratta dell’eterno dilemma dell’esistenza di Dio sullo sfondo della tragedia della Seconda guerra mondiale.
La vicenda si svolge in una notte a Vienna nel 1938. L’Austria è invasa dai nazisti e Sigmund Freud (Alessandro Haber), dopo l’arresto della figlia Anna (Nicoletta Robello Bracciforti) da parte della Gestapo, si trova di fronte ad una importante decisione: firmare o no la carta che permetterà a lui e alla figlia di lasciare l’Austria e scappare altrove? Proprio durante quella notte Freud riceve la visita di uno strano personaggio (Alessio Boni), in apparenza un pazzo dall’aspetto di un clochard, con movenze e loquela del tutto paragonabili a quelle di un fool shakespeariano. Sono proprio la solitudine e la fragilità di Freud in un momento così difficile a permettergli di staccarsi dalla sua razionalità e riflettere con questo sconosciuto ed intrigante “visitatore” sul senso della vita, sulla religione, sul bene e sul male. Così i due personaggi si scontrano in un vero e proprio duello verbale, quasi una “tenzone filosofica”.
L’ambientazione è molto semplice: metà palco è occupata dall’interno dello studio dello psicanalista, con una poltrona e una scrivania in primo piano, mentre sullo sfondo, in un piccolo corridoio si intravede una libreria. Alcuni libri sono sparsi su tutto il pavimento della stanza, segno del passaggio dei nazisti che non hanno rispetto né per gli esseri umani, né per la cultura. Il resto del palco rimane completamente vuoto e lasciato al buio, una scelta simbolica che rimanda alla tematica dello spettacolo: da un parte la realtà visibile, dall’altra ciò che invece rimane nascosto, ossia l’interiorità e l’inconscio.
Alessio Boni interpreta magistralmente il suo personaggio. Il “visitatore” appare in scena da un telo nero e non rivela mai la sua identità, ma porta Freud e gli spettatori ad intuire che si tratti di Dio. “Se anche ve lo dicessi non ci credereste” risponde a Freud quando gli chiede chi fosse. Boni sa rendere il suo personaggio riflessivo e intenso, ma anche umoristico, come nella scena in cui lo psicanalista, curioso di conoscere questo “visitatore”, cerca di psicanalizzarlo tartassandolo di domande, senza però ottenere alcun risultato. L’attore mette in evidenza la sua abilità espressiva soprattutto nel monologo in cui risponde alle domande che Freud gli aveva posto su Dio. L’uomo è superbo in quanto ha la pretesa di considerarsi divino, e lo stesso Freud ha commesso l’errore di aver creduto di poter conoscere razionalmente l’uomo nella sua totalità sostituendosi a Dio.
Alessandro Tedeschi è perfetto nella parte dell’ufficiale della Gestapo tanto da sembrare realmente un nazista. Soprattutto nelle scene in cui sbeffeggia Freud e gli ebrei, risulta di un sadismo raggelante.
Nicoletta Robello Bracciforti recita la parte di una figlia devota e protettiva nei confronti di Freud, una donna forte, decisa e adirata contro ogni abuso di potere da parte dei nazisti.
Alessandro Haber interpreta valentemente un Freud ammalato, stanco, tremolante, dalla parlata concitata, in preda a frequenti attacchi di tosse. L’attore dimostra abilmente i dubbi e le incertezze del suo personaggio emozionando il pubblico, quando ad esempio il “visitatore” alla fine fugge dalla finestra ed egli, sentendosi abbandonato, lo prega di non andarsene, quasi come abbandonandosi a quel bisogno di credere che tanto proclamava.

Sara Bellebuono


Di Eric-Emmanuel Schmitt
Regia Valerio Binasco
Musiche Arturo Annecchino
Scene Carlo De Marino
Costumi Sandra Cardini
Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro Tedeschi


1 commento:

  1. una delle cose più belle viste finora in questa stagione! Paolo Leone

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