25 febbraio, 2015

Alla scoperta del Teatro Virginian. Di Sara Michieletti


Ore 14:15, ho pochissimo tempo per prendere l’autobus, andare alla stazione, fare il biglietto e partire. Ore 14:55, ho 4 minuti per arrivare al maledettissimo binario 1 est e riuscire a prendere il treno. Tiro la valigia, accelero il passo, corro. Hanno annunciato la partenza del treno, così mi butto, mi scaravento dentro e finalmente prendo fiato. Ho il cuore in gola, batte a mille, ma ne è valsa la pensa. Stasera devo assolutamente essere a casa. Ho colto al volo l’occasione di una lezione cancellata per tornare ad Arezzo e passare la serata in via de’ Redi. Perché? Quello che un tempo era il teatrino del circolo artistico, da qualche anno è un Teatro vero e proprio, il cui nome nasce dall’amore per Novecento di Baricco ambientato nello splendido transatlantico Virginian.
Ho scelto uno spettacolo forse bizzarro; già il titolo fa ridere alcuni, imbarazzare altri, io ne sono semplicemente incuriosita. Mi aspettavo la storia di una della più note pornostar italiane, mi aspettavo di vedere svelate le contraddizioni di una ragazzina profondamente religiosa e che eppure ha scelto di fare del sesso il proprio lavoro, mi aspettavo di scoprire i suoi pensieri profondi e i conflitti, i litigi, i dubbi, l’ossessione per i soldi e l’incapacità di avere rapporti duraturi, ma Moana porno revolution non è niente di tutto ciò. Irene Serini, unica interprete in scena, è Anita, è Lorenzo, ma mai Moana. Vede tutto dagli occhi degli uomini che Moana Pozzi che ha avuto, dei suoi corteggiatori e della sue ammiratrici. Aspira a essere come lei, con le sue forme, la sua inibizione, ma potrà coronare questo vano sogno solo per qualche minuto.
Un po’ delusa dalle mie aspettative, riprendo il mio ombrello ed esco dal piccolo corridoio del Teatro Virginian, colorato da foto e barchette di carta appese a un filo. Torno a casa e sfoglio il programma della stagione, pieno di spettacoli di giovani compagnie: una fortunata rarità ad Arezzo. Scelgo il prossimo spettacolo, in scena sabato 7 marzo, ma questa volta senza pretese. Amami, baciami, amami, sposami racconta la storia di tre donne, il cui obiettivo principale è trovare marito, tanto che sono disposte a partecipare a un concorso, che le vedrà confrontarsi tra loro in prove e visite mediche per conquistare l’uomo in palio. In una società come la nostra in cui il matrimonio è diventato una futile abitudine da una parte e una lotta sociale dall’altra, lo spettacolo del Gruppo di Teatro Campestre fa al caso nostro.

Sara Michieletti

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