16 gennaio, 2015

Notturno, La Ragione al Sonno. Liberamente tratto da La Casa del Sonno di Jonathan Coe. Di Daria D.


Milano, Teatro Filodrammatici. Dal 13 al 18 gennaio 2015

Foto Filippo Renda
Due splendide attrici, Alice Redini e Irene Serini, lanciate fin quasi all’esagerazione, in una sorta di cabaret espressionista, novella gotica e “il ritorno degli zombie”, occhi cerchiati di nero, facce dipinte di bianco, costumi inventivi, interessanti nella loro semplicità, sono le protagoniste di questo spettacolo liberamente tratto dal romanzo “La casa del sonno” di Jonathan Coe, pubblicato nel 1997.
Non credo sia stato un lavoro facile estrapolare dal romanzo le parti più visivamente narrabili, trasportare sulla scena racconti di incubi, insonnie, fobie e disturbi del sonno e le loro interpretazioni. Infatti il regista Filippo Renda mette in chiaro che ci s' ispira liberamente, già dal titolo, comunque molto evocativo della vicenda.
Le due attrici ci conducono in questa clinica del sonno, che, a dir la verità, sta più tra il manicomio, un ospedale in cui si fanno esperimenti sui pazienti e un lager: certamente un posto che “non è allegro”, dove i malati trascorrono “una villeggiatura controllata”.
Irene Serini, che interpreta la dott. Cleo Madison è una specie di marionetta asessuata ma non priva di fantasie erotiche, l’altra, Sarah la pazza, Alice Redini, è una paziente che soffre di narcolessia e che parla malvolentieri con lo psicanalista, interpretato dallo stesso Renda, delle sue fantasie e vicende sessuali, dei suoi tentativi di relazionarsi con i coetanei e con gli uomini.
Dietro una parete trasparente, si muovono freneticamente, istericamente, timidamente, le due donne, cui si aggiungeranno Robert e Gregory, in un gioco di dualità tra passato e futuro.
La storia, ambientata ad Ashdown negli anni ottanta, è quella di un gruppo di studenti che vivono in un campus ma che dopo dodici anni si è trasformato in una clinica specializzata nella cura della narcolessia, diretta dal dott. Gregory Dudden, di cui Cleo è l’assistente, e che ha l’abitudine di spiare il sonno dei pazienti e di “godere” nello spingere i globi oculari della sua donna, mentre dorme.
Foto Filippo Renda
C’è il tentativo, da parte dello psicanalista, di interpretare i comportamenti dei pazienti, e di darci la sua teoria, basandosi sullo studio di cuore e mente, istinto e razionalità dei personaggi.
Parole, tante parole che forse lasciano tutto irrisolto, perché l’inconscio è una materia talmente complessa e delicata, che difficile è scriverne, difficile portarla sulla scena.
Renda ci ha provato, con uno spettacolo che, se pur ben fatto, dà emozioni a tratti, e che manca di una conclusione, di una risoluzione, perciò non sappiamo se ciò dipenda dalla sua regia o dal romanzo. Non ci resta che leggerlo, allora, narcolessia permettendo…

Daria D.


Regia di Filippo Renda
Con Alice Redini, Irene Serini e Filippo Renda



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