18 gennaio, 2015

Hamlet travestie. Da John Poole e Antonio Polito a William Shakespeare. Di Daria D.


Teatro Franco Parenti, Milano dal 13 al 25 gennaio 2015

Foto Lucia Baldini
Dalla Danimarca, Amleto scende nei vicoli napoletani, sotto una coperta in stile patchwork, di cui sembra vantarsi come un mantello prezioso, per mano di due autori, Emanuele Valenti anche regista e Gianni Vastarella, che interpreta il principe folle, con la collaborazione della drammaturga Marina Dammacco.
Ispirandosi all’omonima parodia scritta nel 1810 dal drammaturgo inglese John Poole, naturalmente al grande Bardo e al “Don Faust” di Antonio Petito, rappresentante importante del teatro napoletano dell’ottocento, lui stesso celebre pulcinella e drammaturgo, gli autori ambientano la vicenda non nella terra d’origine, e del resto “ò 47 nun arriva a’ Danimarca”, ma a Napoli, ai giorni nostri.
Se il destino è nel nome, Amleto Barilotto, figlio di un tenutario di una bancarella, impazzisce dopo l’uccisione del padre per mano di usurai. Distaccato dal resto della famiglia, unita, impicciona e preoccupata, Amleto si aggira come un fantasma lui stesso, declamando versi e leggendo l’opera di Shakespeare, mentre i parenti continuano la loro vita di ambulanti, alle prese con i problemi e le difficoltà che solo nelle strade di Napoli si possono incontrare.
La scenografia minimalista è efficace a tal punto che le panche di legno dipinte di rosso, diventano pontile, tomba di Ofelia, bancarella, letto, dimostrando ancora una volta che il teatro povero di grotowskiana memoria è la forma più vera e autentica di teatro, perché quel che conta sono la storia e la recitazione. E qui, in “Hamlet travestie” le due voci, voci che parlano napoletano, a volte difficile da capire, ma ci piace lo stesso così, si innalzano, con toni divertenti, comici, drammatici, ampliati, catturando la nostra attenzione, la nostra mente, il nostro cuore.

Foto Lucia Baldini
Ma torniamo alla storia di questo Hamlet, interpretato con malinconia e rassegnazione da Valenti, che la famiglia vuole fare rinsavire, con l’aiuto di Don Liborio/Polonio. Il “geniale” professore, un po’ caricatura dell’intellettuale, con un megafono da una parte e il sigaro dall’altra, decide così di rappresentare il dramma di Amleto, usando espedienti e situazioni farsesche all’insaputa del delirante Amleto. Nella sua interpretazione, la madre Amalia/Gertrude dovrà sposare Don Salvatore/Claudio, fratello del defunto e Ornella/Ofelia simulare il suicidio. Ma non è semplice dirigere personaggi lontani anni luce dal mondo regale della tragedia di Shakespeare e così il dramma si fa farsa, la farsa si fa dramma, ma senza mai forzare la mano sui temi cari all’iconografia napoletana. In fondo, la storia, poteva parlare un altro dialetto, essere ambientata nel Bronx o nelle banlieue, ma è solo la lingua napoletana che ha la forza, l’espressività, la vis comica, l’ironia capaci di coinvolgerci, di strapparci alla quotidianità e alla tranquillità della lingua italiana.
C'è qualcosa di caravaggesco in questo spettacolo, dove personaggi del popolo, con i loro costumi esagerati e a buon mercato, si riuniscono intorno ad una figura tragica, la curano, la osservano, la vogliono salvare, mentre la luce si posa sui loro volti, li taglia, li sferza, li esplora, mettendo in risalto difetti, lacrime, dolore, follia.
Gli attori, tutti bravi e simpatici, espressivi e divertenti, oltre al già citato Vastarella, sono Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valentina Pollice, Emanuele Valenti e fanno parte della compagnia Punta Corsara che nasce nel 2007 come progetto di impresa culturale della Fondazione Campania dei Festival per il Teatro Auditorium di Scampia e diventa nel 2010 associazione culturale indipendente. Vince il Premio Speciale Ubu 2010 e il premio Hystrio – Altre Muse 2010.
Uno spettacolo divertente, ben diretto e recitato, fatto da napoletani e non solo per napoletani, perché Amleto è di tutti come lo è Napoli...

Daria D.


da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare
di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
con
 Giuseppina Cervizzi Amalia Esposito Barilotto, mamma di Amleto, poi GertrudeChristian Giroso Salvatore Barilotto, zio di Amleto, poi spettro e re  Carmine Paternoster Ciro Liborio, figlio del Professore, poi LaerteEmanuele Valenti Don Liborio detto o' Professore, padre di Ornella e Ciro, poi PolonioGianni Vastarella Amleto Barilotto, poi Amleto principe di Danimarca
dramaturg Marina Dammacco
disegno luci 
Giuseppe Di Lorenzo 
collaborazione artistica 
Mirko Calemme
organizzazione 
Marina Dammacco
aiuto regia 
Gianni Vastarella
regia e spazio scenico Emanuele Valenti 
progetto nato su commissione del Festival Tfaddal/Milano

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