28 gennaio, 2015

AVANIM (PIETRE). Una creazione di Yinon Tzafrir. Di Daria D.


Milano, Piccolo Teatro Studio Melato. Dal 27 gennaio al 1 febbraio 2015

Se le pietre potessero raccontare… avrà esclamato il creatore di “Avanim” davanti al monumento “The Warsaw Ghetto uprising” , scolpito da Nathan Rapoport e terminato nel 1948, usando le stesse pietre di granito portate a Varsavia da Albert Speer, capo architetto del Terzo Reich con lo scopo di celebrare la grandezza del Führer. Una legge del contrappasso, una espiazione cui le pietre sono state sottoposte, trasformandosi in un messaggio lanciato a tutta l’umanità perché il genocidio degli ebrei, perpetrato dai nazisti, non sia mai dimenticato.
Se questo era l’auspicio di Yinon Tzafrir, ecco allora, che nello spettacolo “Avanim” le pietre prendono vita, si muovono senza parlare, grazie alla bravura degli attori della compagnia israeliana ORTO-DA, che, con costumi e scene che ricreano alla perfezione la forma e la consistenza del monumento di granito, diventano i personaggi scolpiti dall’artista ebreo.
Il gruppo ORTO-DA, nato nel 1996 da sei mimi attori, specializzati nel teatro di strada, mutua i proprio nome da “Orto”, radice di ortodosso, e “Da” come Dada. In ebraico il nome rimanda ad altri due concetti: “Or” ovvero luce, “Toda” che vuol dire grazie. In queste radici etimologiche risiede la chiave del lavoro della compagnia: la loro ricerca mira ad armonizzare le radici culturali del teatro di tradizione con l’esplorazione di nuovi territori teatrali. Il gruppo porta in scena una fusione post moderna di mimica e clownerie con un tocco “dark”, danza e visual art, creando uno stile unico, non privo di ironia, che raggiunge il pubblico oltrepassando qualsiasi barriera linguistica e culturale.
In uno spazio molto limitato, le sei figure adulte e un bimbo, qui un bambolotto, si stringono nell’atto di resistere alla furia nazista, durante la sommossa nel ghetto di Varsavia del 1942 e che purtroppo terminò con la deportazione degli ebrei nel campo di sterminio di Treblinka.
Dalla fissità scultorea, lentamente i personaggi si animano, pur rimanendo in quell’esiguo spazio, come naufraghi su una zattera che cerca di salpare verso la libertà e la salvezza. Dotati di una gestualità eccellente, gli attori, “appesantiti” da trucchi e costumi granitici, eppure leggeri come figure spettrali, intraprendono con ironia, poesia e dolore, un viaggio dove riconosciamo tante tappe della vita dell’umanità intera, di ieri e di oggi.
Ci sono momenti molto lirici come quando le stelline illuminano il buio della sala, e riconosciamo le stelle di David , quelle che furono messe al bando, denigrate, umiliate, dilaniate, forse perché ne avevano capito la forza e la bellezza, e ne avevano paura, loro che dell’odio e della brutalità avevano fatto l’unica ragione di vita. O quando da tutta quella massa color piombo, spuntano dei fiori rossi, come a dire “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, oppure la melodia che si sprigiona dalla rete metallica del filo spinato, che suona come un’arpa, dolce, pacifica, o quelle bolle di sapone che escono dalla doccia con la quale venivano gassati i detenuti nei lager. E poi il rombo degli aerei che passano, il vento, le intemperie, la fame, gli uccelli che si posano sulle loro teste. Insomma la scultura vive, soffre, ama e sopporta, e ci ricorda.
Da tutto ciò che è male e orrore, i creatori di “Avanim” riescono a trovare qualcosa di poetico e di bello, dando così vita ad uno spettacolo che, rappresentato il giorno in cui ricorre il settantesimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, non vuole essere una triste memoria, né un invito alle lacrime, ma un messaggio di gioia, portato con un sorriso da tutti i bravissimi interpreti.
lo spettacolo si chiude con una colomba bianca che si libra sulle ceneri dell'aquila nazista, e la musica di “La vita è bella “ di Nicola Piovani ci contagia e ci invita a sorridere, sempre e nonostante.

Daria D.



AVANIM ( PIETRE)
una creazione di Yinon Tzafrir
tratta da "The Warsaw Ghetto Uprising Monument" di Nathan Rapoport (1911-1987)
drammaturgia Yifat Zandani Tzafrir
regia Yinon Tzafrir, Daniel Zafrani
consulente artistico Avi Gibson Bar-El
scene Miki Ben Knaan
parrucche e attrezzeria Tova Berman
suono Daniel Zafrani, Yinon Tzafrir
luci Uri Morag
con Avi Gibson Bar-El, Mott Sabag, Hila Spector, Nimrod Ronen, Michael Marks, Yinon Tzafrir
produzione ORTO-DA Theatre Group
lo spettacolo è presentato a Milano in collaborazione con Ambasciata d'Israele in Italia


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