18 gennaio, 2015

“A steady rain” (dentro la pioggia). In ascolto delle nostre profonde oscurità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo (Via Ostuni 8). 17 e 18 gennaio 2015

La ricerca di un senso della logica nelle dinamiche umane, la pioggia battente, la violenza strisciante, il puzzo di periferie e di umanità degradate. Il “marcio morale” e la difficoltà di distinguere il bene dal male. A steady rain, la pièce del drammaturgo americano Keith Huff arriva a Roma, nel grazioso Teatro Quarticciolo, dopo l’esordio nell’ultimo Festival di Todi, interpretata da Graziano Piazza e Davide Paganini. Lo schema è quello, visto e rivisto, di centinaia di film e telefilm americani. Due poliziotti, uno allergico ad ogni forma di protocollo, l’altro più rispettoso dei regolamenti. Il primo, Denny (Piazza) sul crinale del precipizio, professionale ed esistenziale, l’altro, Joey (Paganini) con le sue debolezze alcoliche e sentimentali alla ricerca di una stabilità che da solo non riesce a trovare. Due colleghi, due amici per la pelle, intrecceranno le loro vite a tal punto da diventare un nodo irrisolvibile e doloroso, se non con la tragica scomparsa di uno di loro.
 

A steady rain è un vortice, un imbuto nero, in cui precipita l’umanità dei personaggi e l’espediente dello “storytelling” (racconto e azione coincidono) riesce sorprendentemene anche in teatro, con la sola presenza in scena dei due protagonisti. Un racconto fosco, decisamente noir, la rappresentazione dei dèmoni nascosti nell’uomo, uno specchio tra i due protagonisti e davanti al pubblico. Ognuno è parte dell’altro, parti incompiute, ma che tutte insieme, forse, trovano quella logica che a Denny – Piazza sfugge, in una ricerca che lo trascina nell’abisso. Non ci si può distrarre un momento in platea, in questa occasione non si assiste ma si partecipa, inevitabilmente. La mente dello spettatore è invitata a costruire quel che non si vede in scena, a mettere insieme i pezzetti di un puzzle tragico che si delinea con salti spaziotemporali affascinanti, come in un film (ma senza l’aiuto del montaggio visivo) in cui gli eventi sono più veloci di una pacata riflessione. Qui il montaggio è nella mente dello spettatore, alla ricerca di una verità destrutturata sul palco. Aspettando che la pioggia finisca.

Lasciatevi trasportare dal ritmo serrato, dal rumore della pioggia, dai suoni e dai rumori d’ambiente (di Francesco Verdinelli e Gianluca Gasparrini), dalle ambientazioni squallide emergenti in un testo che, se non mostra nulla di clamorosamente nuovo rispetto ai tanti film già visti (sinceramente mi aspettavo di più), offre però le interpretazioni intense e faticose di due ottimi attori come Paganini e Piazza che si calano bene nelle difficoltà che questo tipo di scrittura propone a chi è deputato a tramutarla in scena.
Spettacolo che spiazza, divide, quindi interessante.

Paolo Leone


Zerkalo e Dionisio Produzioni presentano: “A steady rain (dentro la pioggia)”, di Keith Huff.
Interpreti Graziano Piazza e Davide Paganini. Regia di Alessandro Machìa.
Scene e luci Chiara Martinelli; Costumi Sara Bianchi; Musiche Francesco Verdinelli; ambiente sonoro Gianluca Gasparrini; Aiuto regia Valeria Bernini. Traduzione di Giuditta Martelli.

Si ringrazia l’ufficio stampa dello spettacolo nella persona di Carla Fabi. 

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