26 novembre, 2014

"L’Infinito Giacomo – vizi e virtù di Giacomo Leopardi". L’uomo, il poeta, la sua voglia di vita. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dell’Angelo (via Simone de Saint Bon 19). Martedì 25 novembre 2014

Un cono di luce sapientemente dosato nella sua intensità, un leggìo, un teatro gremito. Torna a Roma Giuseppe Pambieri al Teatro dell’Angelo con il suo Infinito Giacomo, che da quattro anni gira per l’Italia omaggiando uno dei più grandi poeti europei. Un Leopardi umanissimo, seppur geniale, proposto, in questa biografia romanzata, dalla profonda voce di un attore tra i più grandi in Italia. Giacomo sin da piccolo, con i suoi nomignoli, i suoi studi “matti e disperatissimi”, la “splendida inettitudine” del padre, le ritrosìe e i capricci tipici dei giovani. Un viaggio di sola voce, senza scena, senza azione, eppure vorticoso, ricco di vita e di sorprese. E di poesia, naturalmente, tra un pensiero e una sfrenata golosità, tra un’irriverenza e un desiderio d’amore, tra la malattia terribile e il desiderio intenso di vita, di luce, di sapori.
La maledizione del poeta, divina maledizione, sventurato e anche colpevole agli occhi altrui, tanto da essere solo, in una solitudine a sua volta creatrice di estrema bellezza. La voce di Giuseppe Pambieri ci porta nel mondo, nel tempo, nelle strade battute dal genio di Leopardi, nei suoi alti pensieri attraverso le sue opere, dallo Zibaldone all’Epistolario, dalle Operette Morali ai Canti, svelandoci la sua profondità d’animo, le sue “ricordanze” (Alla Luna), le considerazioni sull’Italia e gli italiani che sembrano scritte oggi (ma non cambia mai niente?), il suo testamento poetico ne La Ginestra e tanti altri scritti e poesie. Tutto legato da una sapiente drammaturgia, capace di accostare racconti di vita alle più celebri composizioni poetiche. Ma quel che colpisce, nel testo di Argirò, è l’uomo Giacomo. Malato eppure pieno di vita, condannato dalla natura ma della stessa eccelso cantore, immenso poeta ma ragazzo ribelle, inquieto, anticonformista, capace di estrapolare il dolore esistenziale ripulendolo dalle ipocrisie e da tutto ciò che la natura, lei immobile nel suo esistere, può spazzare via in un istante. La caducità dell’uomo, la disperata umanità, la cui unica salvezza è sempre, oggi come allora, una solidarietà lontana che sembra rimanere irraggiungibile. Un disperato grido d’amore, che attraversa i secoli. Stupendo il finale con L’Infinito, dopo aver recitato gli ultimi istanti di vita del poeta.

Una serata di grande poesia, che avrebbe meritato un ascolto e un’attenzione massima, difficile impresa se in platea ci sono duecento studenti in età adolescenziale.

Paolo Leone


Roma, Teatro dell’Angelo (via Simone de Saint Bon 19). 25 novembre

“L’infinito Giacomo – vizi e virtù di Giacomo Leopardi", scritto e diretto da Giuseppe Argirò

Con Giuseppe Pambieri

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