13 ottobre, 2014

“Le lacrime amare di Petra von Kant”. Una Flora Vona dolce e selvaggia. Di Stefano Duranti Poccetti


Solo qualche giorno fa vi parlavo dell’attrice Flora Vona, con cui abbiamo fatto una piacevole intervista. Tra i tanti lavori in cui l’attrice è stata impegnata vi è anche un cortometraggio molto interessante. Si tratta di “Le lacrime amare di Petra von Kant”, cortometraggio tratto dal dramma teatrale di Rainer Werner Fassbinder (Bad Wörishofen, 31 maggio 1945 – Monaco di Baviera, 10 giugno 1982), diretto da Roberto Mannelli e Giulio Bona e che vede come protagoniste la stessa Flora Vona e Sara Morello.
La trama del dramma teatrale, da cui poi è stato tratto anche un film, che nel 1972 ha visto lo stesso Rainer Werner Fassbinder alla regia, è la seguente: Petra Von Kant è una stilista,  che vive in casa con Marlene, la sua assistente, che accetta la severità della sua padrona. Petra ha avuto una vita sfortunata sentimentalmente, tanto è vero che il suo primo matrimonio si è concluso con la morte del marito, mentre il secondo è terminato con il divorzio. Un'amica poi le fa conoscere Karin, una ragazza bellissima, di cui Petra si innamora. Le due cominciano una relazione, che con l’andare avanti diventerà straziante, visto che Karin comincerà a trattare Petra con sadismo - come del resto lei fa con Marlene. Arriva il momento in cui Karin lascia Petra per un uomo e la donna cade nella disperazione. Petra allora decide di cambiare la sua vita e di cominciare a trattare Marlene con dolcezza, ma quando lo fa quest’ultima se ne va via.




In questo monologo di circa sette minuti troviamo Flora Vona nei panni di Petra, che viene ripresa da diverse posizioni della camera, mentre recita parole di dolore verso uomini da cui in passato si è sentita trascurata e maltrattata. “E poi… e poi cominciarono le prime difficoltà. All’inizio era quasi comico stare lì a vedere il suo stupido orgoglio che veniva ferito. E, se devo essere sincera, ho provato anche piacere”. Parole forti di una donna delusa dal sesso maschile ed è emblematica la splendida inquadratura che appare a circa metà della pièce, dove vediamo Petra da dietro, sfuocata – dai fumi della disperazione -, dove la sua immagine sbiadita è incastonata da quella di due statue stile liberty… due statue che rappresentano un uomo e una donna, ormai lontani, ormai scissi. Poi Petra, intenta a dimenticare per sempre l’amore, sentimento che l’ha fatta solo soffrire, si avvicina al letto, dove l’aspetta Sidonie, che fin ora l’ha attesa quasi silente. Le due cominciano ad accarezzarsi dolcemente, mentre Petra continua a raccontare la sua vuotezza scatenata da uomini insensibili, freddi e anche violenti, e il raccontare questi eventi spinge la stessa Petra a essere quasi violenta con la sua compagna, che si spaventa. Ma infine la protagonista si siede ai piedi del letto e ricomincia la sua estenuante riflessione sull’odio per il maschile, che la sta portando ad amare, benché in modo insano, la donna.

Flora Vona ha una dizione perfetta ed esegue questo monologo in modo esemplare, rispettando le pause, che donano alla sua interpretazione una suggestione particolare, anche grazie all’espressività e alla profondità del suo sguardo, perfettamente valorizzato dai primi quadri della camera. Si muove con dolcezza quando deve, ma sa essere anche serpentina e “selvaggia” quando serve, perfettamente immedisimata in un personaggio così complesso.
Si tratta di un cortometraggio di circa sette minuti, che vale veramente la pena vedere.

Stefano Duranti Poccetti



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