02 agosto, 2014

Onderòd. Uno specchio in cui riflettersi e ridere, ma con gran classe. Di Paolo Leone


Anfiteatro Festival di Albano Laziale. Giovedì 31 luglio 2014

Foto Elena Lanfaloni
Riuscire a far ridere è un’arte difficilissima, sempre più. Se è vero che, proprio per i tempi tristi che stiamo attraversando, si avverte il bisogno di una risata liberatoria che, di tanto in tanto, alleggerisca le nostre giornate, è altrettanto vero che indurre all’ilarità senza essere banali o volgari è arduo in un’epoca smaliziata come questa. Gioele Dix, con il suo “Onderòd”, ci riesce mettendo a frutto la sua intelligenza, la sua classe di comico fine, eccezionale affabulatore, con uno spettacolo gradevolissimo. In coppia con il suo chitarrista, Savino Cesario, presenza discreta, divertente e indispensabile nel dare un colore in più ai suoi lunghi monologhi, Gioele è in grado di divertire e far ridere come non accadeva da tempo, mettendo alla berlina i nostri tic, il nostro vivere stravolto da falsi miti, perlopiù imposti da un sentire comune che non è frutto della nostra volontà, ma subliminalmente indotto da forze esterne.
Famiglie felici delle pubblicità alle prese con ricchissime colazioni, il salutismo, la condanna della routine quotidiana, le insoddisfazioni esistenziali che ci circondano, tutto viene rimodulato e reso esilarante dalla capacità straordinaria di un uomo (quasi) solo sul palco in due ore piene di feroce comicità e “calviniana” leggerezza. La satira sociale lascia il passo ad una serie di racconti che esaltano i suoi tempi comici, ne evidenziano lo studio, la ricerca nei confronti di un umorismo mai scontato, mai banale, ma di spiazzante effetto. Non c’è spazio per la battuta grassa, facile, la sua comicità è capace di stimolare l’attenzione (anche questa rara nei teatri) e di ammaliare il bel pubblico presente nella stupenda location dell’Anfiteatro Severiano. Spiega, tra il serio e il faceto, i meccanismi delle “battute a rilascio lento” e senza mai cadere di tono scatena l’ilarità generale. 

Una prova di gran classe la sua, che ben si inserisce nel cartellone interessantissimo di questa terza edizione dell’Anfiteatro Festival di Albano Laziale, iniziato il 27 luglio e che andrà avanti con 12 appuntamenti fino al 16 agosto, tra teatro, danza, musica classica ed etnica di alto livello. Un luogo incantevole, spettacoli bellissimi come questo di Gioele Dix, prezzi contenuti, sorprendente organizzazione. Tutti elementi che invitano ad uscire di casa e godersi serate di qualità sotto le stelle. Senza lasciarsi prendere dalle frenesie da automobilisti che, nel finale del suo spettacolo, Gioele stigmatizza nel suo celebre personaggio, davvero una delle maschere contemporanee più riuscite negli ultimi anni, alle prese con rotatorie e parcheggi utopici.

Si ride, essenzialmente di noi stessi, si riflette, si esce soddisfatti da una performance di qualità. Onderòd è uno specchio della nostra società, cinico, spietato e leggero allo stesso tempo e ci fa capire quanto sia importante non prenderci troppo sul serio. Gli specchi, a questo dovrebbero servire, a svelare le nostre debolezze, i nostri difetti, anche le nostre miserie, perché no. Per cercare di migliorare. Da vedere.

Paolo Leone



Onderòd, di e con Gioele Dix. Con la partecipazione di Savino Cesario
Produzione: Bananas, in collaborazione con Menti Associate e Papik

Si ringraziano l’ufficio stampa per Gioele Dix nella persona di Maria Letizia Maffei e l’ufficio stampa del Festival, nella persona di Esa Ugazzi

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