16 aprile, 2014

Musique française al Palais Garnier o la musica francese che rivive ! Di Stefano Duranti Poccetti


Opéra national de Paris, Palais Garnier, Parigi. Domenica 13 aprile 2014

Musique française al Palais Garnier, per una domenica che possa rendere omaggio alla musica da camera dell’Ottocento e Novecento francese. Sono cinque i protagonisti della scena - Thibault Vieux al violino, Laurent Verney alla viola, Aurélien Sabouret al violincello, Frédéric Chatoux al flauto ed Emmanuel Ceysson all’arpa –, che con grandi capacità tecniche e interpretative portano al loro pubblico un ricco e prezioso repertorio, che Hélène Pierrakos presenta in modo dettagliato, parlando delle biografie dei compositori e delle caratteristiche dei brani musicali. È proprio lei a raccontarci che il primo compositore in programma, Jean Cras (1897-1932) con “Quintette avec harpe”, non era solo un musicista, ma soprattutto un ufficiale di marina.
Sarà forse per questo che il pezzo citato, così intenso, sembra ondeggiare come fanno le onde del mare; un pezzo anche nostalgico, dal tono romantico, onirico, dove il suono delizioso di quel “dolce pianoforte”, che è l’arpa, rende proprio questa straordinaria atmosfera emotivamente intensa e quasi fiabesca, lontana, facendoci immaginare una nave da sola, in mezzo all’oceano, una nave che canta solitaria, sogna solitaria. 
Con il “Trio à Cordes” di Jean Françaix (1912-1997) il tardo romanticismo di Cras lascia il posto a un brano più danzante, dall’andamento melodioso, che non rinuncia però all’utilizzo di scale più complesse e tipicamente novecentesche. C’è anche un po’ d’ironia in questo piacevole brano, originariamente per tre strumenti, ma in quest’ambito riadattato per i cinque musicisti in scena.
Con “Chant de Linos” di André Jolivet (1905 - 1974) si va su tinte musicali più arcane, misteriose, solenni, anche dai ricordi orientaleggianti; si tratta di misteri a tratti svelati da improvvisi “risvegli” strumentali, che cercano in qualche modo di spiegare, di rendere chiara questa oscurità, non riuscendoci mai fino in fondo, ma lasciando a questo brano, dall’inizio alla fine, un’aura indefinita di ambiguità.
La “Sonate n.2 pour flûte, alto et harpe” di Claude Debussy (1862 - 1918) si carica di quei suoni così cari all’universo timbrico debussiniano, suoni definiti oramai “espressionisti” per i loro timbri così pittoricamente colorati, per i loro ricchi cromatismi strumentali. Così fa anche questa sonata, che, dimentica dei fraseggi più ludici, orecchiabili, ritmicamente più danzati tipici di Debussy, ci ricorda anche quel clima contemplativo, ripetitivo, quasi mitologico dell’altro “espressionista”, Ravel, che in questo brano sembra prendere vita.
La domenica musicale dedicata alla musica francese si chiude con la “Sérénade en ut majeur, op.30” di Albert Roussel (1869 - 1937), che, composta da un Allegro, da un Andante e da un Presto, ci porta da un primo movimento, come un divertissement  giocoso, a un andante dal tono intellettuale e contemplativo; nell’ultimo movimento si ritorna ai fraseggi più rapidi, facendo uso però anche di armonie più complesse, dove gli strumenti dialogano tra di loro componendo ritmi anche non fluidi, ma che non per questo rinunciano alla brillante compattezza sonora.

Un repertorio veramente piacevole e scelto secondo determinati criteri temporali e stilistici; un repertorio ottimamente eseguito dai cinque musicisti della scena, di cui non sto a ripetere i nomi, limitandomi a dire: “Bravi!”.

Stefano Duranti Poccetti


Jean Cras     Quintette avec harpe
Jean Françaix         Trio à cordes
André Jolivet           Chant de Linos
Claude Debussy     Sonate pour flûte, alto et harpe
Albert Roussel        Sérénade en ut majeur, op.30
Thibault Vieux violon
Laurent Verney alto
Aurélien Sabouret violoncelle
Frédéric Chatoux flûte
Emmanuel Ceysson harpe


Hélène Pierrakos Présentation

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