08 aprile, 2014

“Gli Innamorati” di Goldoni. Amore, gelosia e litigi: alla fine l’amore trionfa anche sul palcoscenico. Di Flavia Severin


Teatro Franco Parenti, Milano. Lunedì 28 marzo 2014

Un ampio palcoscenico, una scenografia essenziale composta da due guardaroba con abiti appesi e alcune sedie, tappeti che ricoprono la pavimentazione fanno da sfondo alla vicenda di due amanti tormentati dalle loro gelosie e insicurezze. I protagonisti, Eugenia e Fulgenzio, non riescono ad avere pace, nonostante il loro amore vicendevole, la gelosia tra i due lo rende complicato e sempre in cerca di conferme. 
Una fantastica Marina Rocco (Stefania del Fiore in Tutti pazzi per Amore ndr), nel ruolo di Eugenia, si strugge per amore del suo caro e fedele amante, che nel rispettare la parola data al fratello, assente per lavoro, di prendersi cura della cognata, la signora Clorinda, la scontenta a tal punto da ingelosirla e farle temere un tradimento incestuoso. La protagonista è capricciosa, passionale, così sanguigna dal preferir quasi di darsi a un altro uomo, servendolo come moglie per tutta la vita, per far dispetto al suo Fulgenzio.  I consigli della cara sorella Flamminia, donna intelligente e saggia, dalla mente lucida e lungimirante, di essere più malleabile e razionale, non verranno ascoltati, anzi. Fulgenzio le dimostrerà il suo amore in tutto lo spettacolo, ma non riuscirà a non impazzire per le sue scenate, ripicche, incoerenze e gelosie nei confronti della cognata Clorinda.

Quasi due ore di tragi-comica vita di coppia proiettata sul palcoscenico, condite da una serie di equivoci e incomprensioni che si susseguono, tanto che dalla platea si alternano fragorose risate e fiato sospeso fino all’ultima scena. 
E così Goldoni, autore de Gli Innamorati, portato in scena dalla regia di Andrée Ruth Shammah, ci dà una visione settecentesca delle dinamiche amorose, che in fondo sono così senza tempo e senza spazio da essere applicabili anche al giorno d’oggi. Come egli stesso conclude attraverso le parole accorate di Eugenia:
Caro sposo, finalmente siete mio, vostra sono. Oh quante stravaganze prodotte furono dal
nostro amore! Vicendevoli sono state le nostre gelosie, i nostri affanni, le nostre pene. Chi potrà dire che non fummo noi, e che non siamo tuttavia Innamorati? Oh quanti si saranno specchiati in noi! Deh quelli almeno, che si trovassero nel caso nostro, alzin le mani, ed applaudiscano alle nostre consolazioni.
ognuno di noi si è sicuramente sentito rappresentato dai protagonisti, ci siamo sentiti tutti un po’ Eugenia e un po’ Fulgenzio, e forse, con occhi lucidi e un po’ divertiti, vedendo dall’esterno queste vicende, ci siamo sentiti anche un po’ ridicoli J e nonostante tutto, uscendo ci siamo sentiti tutti un po’ più innamorati…

Spettacolo da vedere e consigliare, un must della stagione teatrale milanese 2014/2015.

Flavia Severin



di Carlo Goldoni
regia Andrée Ruth Shammah

scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
luci Gigi Saccomandi
musiche Michele Tadini

con Marina Rocco e Matteo De Blasio, Roberto Laureri, Elena Lietti, Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Andrea Soffiantini

drammaturgia Vitaliano Trevisan
collaborazione a scene e costumi Angela Alfano
regista assistente Fabio Cherstich - assistente allo spettacolo Diletta Ferruzzi
direttore dell’allestimento Alberto Accalai - direttore di scena Marco Pirola - elettricista Lorenzo Giuggioli - fonico Davide Marletta - sarta Simona Dondoni
foto di scena Fabio Artese
Scene realizzate dal Laboratorio F.M. Scenografie

Si ringrazia
Piccolo Teatro di Milano per il materiale storico di illuminotecnica
Anna Rosa Pedol per i costumi


Produzione Teatro Franco Parenti

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