14 gennaio, 2014

SERVO PER DUE, la ri-recensione. Di Sara Michieletti


 Fondazione Teatro alla Pergola, Firenze. Dal 26 novembre al 1 dicembre 2013


Pochi giorni fa mi sono trovata davanti ad un mio vecchio articolo e a rileggerlo a posteriori non mi ha convinto. Era uno strano ibrido tra una critica negativa e una positiva, che non riusciva ad esprimere tutta la rabbia che ho provato quando ho visto Servo per due alla Pergola. Ho così deciso, a distanza di tempo, di far esplodere tutto il mio risentimento e dare vita alla più viscerale verità. A volte capita che vada cauta con le parole, che mi contenga se uno spettacolo non mi è piaciuto, perché in qualità di “attrice”, penso agli attori, al duro lavoro che c’è dietro e li rispetto. Ma Favino in questa finta rievocazione della commedia dell’arte ha rispettato il teatro e chi lo fa seriamente, non chi si improvvisa a farlo come lui? No, si è messo di fronte al suo pubblico a blaterale scemenze, come se fosse stato ad una serata di cabaret e si è completamente dimenticato di recitare. Già il nome Pippo, dà l’idea di una superficiale macchietta che si rifà più al noto cartone animato che alla maschera di Arlecchino.
Lo stesso pubblico, che rideva tanto a vedere Pierfrancesco Favino prendere i suoi spettatori, dialogarci come se fosse stato al bar e portarli con sé sul palco, era lì per la “stella” del cinema e non tanto per assistere allo spettacolo. La storia è tratta da L’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, ma – non si capisce questa scelta una volta che abbiamo l’originale “in casa” – è riproposta in un riadattamento inglese. Le musiche e l’orchestrina dal vivo sono l’unica cosa piacevole dello spettacolo, che presenta i suoi personaggi in modo così banale e commerciale che ti sembra di stare davanti alla televisione. Ma d’altra parte il pubblico è poco educato ad andare a teatro e se gli si propone scene e situazioni comuni già viste, è contento di non doversi impegnarsi troppo e si fa una risata. Mi viene in mente un pezzo di Amleto2 di Filippo Timi, in cui un personaggio femminile produceva una serie infinita di peti a cui gli spettatori non riuscivano a smettere di ridere a gran voce e ad applaudire. Un insulto all’arte teatrale, o una provocazione alla stupidità umana?

Sara Michieletti


Servo per due
One man, two guvnors
di Richard Bean
Liberamente tratto da Il Servitore di due padroni di Carlo Goldoni
Tradotto e adattato da Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen, Simonetta Solder
Con gli attori del Gruppo DANNY ROSE: Bruno Armando, Gianluca Bazzoli, Ugo Dighero, Anna Ferzetti, Giampiero Judica, Marit Nissen, Diego Ribon, Eleonora Russo, Fabrizia Sacchi, Luciano Scarpa, Pietro Ragusa, Roberto Zibetti
Elaborazioni musicali a cura dell'orchestra Musica da Ripostiglio
Scene Luigi Ferrigno, Costumi Alessandro Lai, Luci Cesare Accetta, Coreografie Fabrizio Angelini
Regia Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli
Produzione Gli Ipocriti / Associazione R.E.P. la Compagnia di Repertorio con la partecipazione di Fondazione Teatro della Pergola

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